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Legittima difesa: governo e il problema sull’uso delle armi

di Alessandro Avico |21 Ottobre 2015 13:22

Legittima difesa: governo e il problema sull’uso delle armi

MILANO – “Allo studio nuove misure che consentano di utilizzare le armi in queste situazioni”. Quando è avvenuta la rapina di Vaprio D’Adda, il viceministro della Giustizia Enrico Costa aveva già sulla scrivania un fascicolo aperto sulla legittima difesa. In particolare su una proposta che “legittima l’uso delle armi per chi si trova costretto – spiega – a difendere il proprio domicilio contro un’intromissione ingiusta, violenta o clandestina tale da destare un ragionevole timore per la libertà e incolumità delle persone presenti”.

Intervistato da Marco Ventura per Il Messaggero, Enrico Costa spiega:

“Le situazioni vanno sempre valutate nel caso concreto. Se sparo a un ladruncolo disarmato che sta scappando, difficilmente posso invocare la legittima difesa. Dobbiamo pure distinguere tra chi agisce per tutelare la propria incolumità e chi agisce per rabbia o vendetta. Però il legislatore ha il dovere di riflettere su come cambiano i reati”.

In che senso? “Ciò che va tutelato nel domicilio non è più principalmente il patrimonio, ma l’incolumità di chi ci sta dentro. Una volta il proprietario si svegliava di notte e il ladro fuggiva. Oggi se si sveglia il ladro reagisce”.

Che cosa è cambiato? “Una volta c’era il topo d’appartamento che entrava con la casa era vuota: fastidioso, anche per la violazione dell’intimità, ma era un reato contro il patrimonio. Oggi c’è un’evoluzione. La criminalità ha cambiato pelle: le bande si disinteressano della presenza dei proprietari, entrano sapendo che c’è gente, sono preparati, e il furto spesso evolve in rapina se non in omicidio”.

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