“Letta ci rifila un panettone amaro”, Antonio Signorini sul Giornale

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Letta (LaPresse

ROMA – Dalle tasse al lavoro, è il governo degli impegni non rispettati. E per il Paese sarà un Natale sempre più magro.

Il panettone 2013 è al sicu­ro. Buone possibilità per la colom­ba pasquale, Renzi permetten­do. Ma l’obiettivo dichiarato re­sta quello di arrivare al secondo giro di boa natalizio nel dicembre 2014, quindi ad un altro dolce con uvetta e canditi.

Scrive Antonio Signorini sul Giornale:

L’esecu­tivo era nato per ridurre la pres­sione fiscale, per «non fare paga­re i soliti noti ».E l’impegno prin­cipale riguardava la casa. Via l’Imu del 2013.Patto rispettato a metà, visto che l’ultima rata è scattata per molti. Poi una rifo­r­ma complessiva che non doveva servire a fare cassa. E su questo l’esecutivo è andato completa­mente fuori strada, visto che il conto per proprietari e inquilini sarà decisamente più salato. Nel Dna del governo c’era la«rinun­cia all’inasprimento dell’Iva». Ma l’imposta su beni e servizi è scattata come da programma, dal 21 al 22%, perché il governo non ha messo mano alla giungla delle agevolazioni fiscali.

Letta si impegnò per una «politi­ca generale di riduzione del co­sto del lavoro». Se l’Imu era la condizione del Pdl per parteci­pare, questo era il cavallo di bat­taglia della sinistra, ma anche questa missione è tutt’altro che compiuta. Per il cuneo fiscale (cioè la differenza tra quanto costa un lavoratore al­l’azienda e quanto il dipendente incas­sa effettiva­m ente) non so­no in vista tagli significativi. Anche la promessa di destinare a questo scopo i rispar­mi della spending re­view è stata annacquata e i ri­sparmi ( se ci saranno) serviran­no, paradossalmente, anche a coprire la spesa. Sul lavoro c’è semmai un aggravio. Ed è quel­lo dei contributi dei lavoratori autonomi per salvaguardare un’altra leva di esodati. Unico impegno che il governo sem­bra avere rispettato in pieno.

Gli stessi risparmi della spen­ding review sono molto futuribi­li. I tagli per il 2014 non sono quantificati, c’è qualcosa nel 2015 e il grosso negli anni succes­sivi. A babbo (e legisla­tura) morti.Formal­ment­e muove i pri­mipassil’abolizio­ne delle provin­ce, ma nella ver­sione varata dal governo non convince tut­ti, così come la legge sul fi­n anzia­ mento ai partiti.

In gene­rale, il ta­glio ai costi della politica resta del tutto teorico. Un’utopia, se è vero che dal governo sono partiti almeno due siluri contro un obiettivo minimo come quello di limitare gli affitti d’oro del Par­lamento (…)

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