ROMA – Ancora un giallo, un mistero sulle adozioni, bloccati, in Congo. E’ Franco Bechis a parlare di “50mila euro mandati da Letta in Congo”, non sufficienti, perché, scrive Libero “la richiesta del Paese africano era di 250mila dollari” per le spese burocratiche.
L’articolo di Franco Bechis:
Il presidente della commissione è il ministro in carica (la Kyenge), che ha poteri di indirizzo politico ma non ha poteri operativi, né diritto di firma, che spetta al vicepresidente. Chi sedeva su quella poltrona, Daniela Bacchetta (un magistrato, qualifica di solito richiesta per l’incarico) dopo sei anni e un rinnovo, aveva terminato nel cuore della scorsa estate. Era stata prorogata per 45 giorni, lasciando inevitabilmente l’incarico vacante nella prima settimana di novembre, quando proprio stava per diventare pubblico il caso Congo.
Per la sostituzione la Kyenge aveva preparato il decreto di nomina di Silvia Della Monica, anche lei magistrato (fu il capo del Pool che fece le indagini sul mostro di Firenze), ma con un recente passaggio anche nella politica, visto che la scorsa legislatura era stata eletta in Senato nelle fila del Pd. Quando il decreto di nomina è arrivato sul tavolo del consiglio dei ministri, Enrico Letta ha preso in mano il fascicolo e chiesto di rinviare e soprassedere. A chi dopo la riunione ha chiesto le ragioni di questo inatteso stop, Letta ha spiegato allargando le braccia che purtroppo per quella carica c’erano anche altri candidati proposti all’in – terno del Pd, e uno di questi sembrava avere il gradimento di Matteo Renzi: «Non ho verificato la cosa», ha aggiunto Letta, «però è meglio non fare nessuno in questo momento per non creare polemiche». E se la commissione sulle adozioni si bloccherà? «Colpa delle correnti Pd», avrebbe sospirato il premier. (…) Una prima sembra essere arrivata alla Direzione generale delle Migrazioni del Congo dalle associazioni per l’adozione (Enzo B, Cinque pani e Abi), una seconda è quella trasmessa ufficialmente dal governo italiano con il timbro della commissione per le adozioni, dopo le verifiche di rito operate dal ministero degli Interni sui genitori adottivi. Molti nomi sono comuni alle due liste, ma in quella ufficiosa ce ne sono non inseriti in quella ufficiale. Un vero giallo, che ha complicato non poco i rapporti con l’Italia ed è stato all’origine della sostanziale prigionia cui sono stati costretti i 52 genitori italiani in questi mesi. Nei fitti colloqui fra le parti dalla Dgm congolese è arrivata al governo italiano anche una richiesta economica per sanare l’incidente (e pagare i presunti oneri burocratici che il giallo avrebbe creato alle autorità congolesi): 250 mila dollari. Unaspetto che ha fatto diventare ancora più delicato il caso internazionale: non per l’entità della somma, ma per la difficoltà di motivarne un eventuale esborso. Siccome non ne se capivano le reali motivazioni, sia pure non in modo ufficiale, in Italia si è presa la richiestacome una sorta di ricatto per lasciare partire i genitori trattenuti là. La struttura diplomatica non ha potuto fare a meno di coinvolgere la massima autorità politica italiana. Il caso è stato affrontato conLetta, che alla fine ha deciso di autorizzare un rimborso massimo di 50 mila euro per le spese burocratiche del caso. Dal 26 al 29 dicembre scorso sono partiti con quel piccolo gruzzolo per il Congoun dirigente del ministero della Kyenge e uno del ministero degli Esteri. La somma ufficialmente è stata messa a disposizione dell’ambasciatore italiano a Kinshasa, Pio Mariani per affrontare «gli extra-costi delle varie emergenze». La somma in ogni caso non è stata utilizzata per le spese di rientro in patria delle famiglie italiane, anche perché queste erano già comprese nelle quote versate alle varie associazioni per l’adozione prima di partire per il Congo.