Libero: “Pasticcio adozioni in Congo: Kyenge si nasconde”

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Cecile Kyenge (LaPresse)

ROMA – Il ministro Cecile Kyenge assicura di “lavorare quotidianamente” per risolvere le difficoltà delle 26 famiglie rimaste intrappolate da oltre un mese in Congo, in seguito al blocco delle adozioni nonostante le pratiche fossero già andate in porto. Eppure, di questo lavoro del ministro per l’Integrazione, non si scorge (ancora) alcun segnale.

Scrive Roberta Catania su Libero:

L’attività diplomatica, per carità, viaggia sottotraccia, ma qui il terreno sembra cristallizzato a 30 giorni fa. L’unica novità non è confortante: dopo la denuncia di Libero, pubblicata martedì scorso, mercoledì la Kyenge ha fatto un comunicato per scrollarsi di dosso la responsabilità di avere illuso quei genitori e per promettere – ancora – il massimo impegno. Parolemal digerite da chi è laggiù a dormire sul pavimento, senza luce né acqua corrente, in mezzo a ragni giganti e a scarafaggi. Parole che hanno scatenato un impeto di malcontento, al punto tale che altri di quei “quasi” genitori ieri hanno scritto di nuovo a Libero (finora ancora l’unico giornale ad avere trattato l’argomento)e a telefonare in redazione con la speranza di avere qualche «notizia vera».

Dall’altra parte, a rappresentare il nostro governo in questa storia, c’è la Farnesina, che continua a darsi da fare a ritmo serrato per mettereapostoi cocci.C’è un funzionario delegato a questo caso, che da Roma – tutti i giorni – telefona alle 26 famiglie costrette a vivere in condizioni disumane. Si accerta delle loro condizioni di salute e li aggiorna, anche se c’è poco da dire, perché minimi sono i passi in avantidiungoverno che ha deciso di prendere per il naso il nostro ministro per l’Integrazione, nonostante natia del loro Paese. Dalle stanze del dicastero sul Lungotevere, per fortuna, c’è chi parla anche con i parenti rimasti in Italia e che a fatica riescono a comunicare con i loro congiunti, per lo più i figli, che erano partiti per l’Africa con la promessa di renderli nonni. Unico neo della Farnesina, anche loro avevano perso di vista sei famiglie (come testimonia la lettera a fianco), perché i contatti avvengono con un portavoce ogni 5/6 coppie. Da ieri, però, anche loro sono entrati nella rete informativa del ministero degli Esteri. Inoltre è di ieri l’iniziativa dell’ambasciatore italiano a Kinshasa, Pio Mariani, di «invitare gli italiani» finiti in questo pasticcio burocratico «a casa sua» (…)

L’ambasciatore italiano a Kinshasa, dal canto suo, continua a contattare quotidianamente le massime autorità congolesi, coloro che avevano garantito alla Kyenge di far ripartire quei 26 bambini con le famiglie adottive non appena avessero sbrigato un piccolo cavillo, quello di verificare che la lista dei nomi dei nuovi genitori in possesso del ministero degli Interni locale combaciasse con l’elenco in mano alle autorità italiane. Roba di pochi minuti, che sembrava dovesse avvenire entro metà novembre. Invece Mariani non riesce ad avere quel breve e risolutivo incontro.Nessuno dal governo congolese gli concede udienza e anche i contatti telefonici si stanno complicando: quando sono fuori sede, i ministri e i loro collaboratori non rispondono al cellulare. Passi in avanti, purtroppo, nonce ne sono. Anche se, prima o poi, si può sperare che il primo ministro, al quale il nostro diplomatico ha scritto un’accorata lettera, intervenga risolvendo la questione. Per adesso le 26 famiglie in attesa dipoterportare i loro figli a casa continuano a sopravvivere in un Paese che offre condizioni di vita durissime (…)

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