Linda Lanzillotta (Scelta civica): “Ora Marino risani Roma”

Ignazio Marino
Ignazio Marino

ROMA – “Roma non può continuare a essere un pozzo senza fondo. Ora il sindaco Marino dovrà risanare la Capitale” dice la senatrice Linda Lanzillotta (Scelta civica), intervistata dal Corriere della Sera:

Il sindaco Marino, ricordando che lei è stata assessore al Bilancio nella Capitale dal ‘93 al ‘98, l’ha accusata di essere una delle responsabili della crisi attuale. 
«Le accuse sono ridicole: è come se la colpa del debito italiano fosse di Ciampi e Dini. Sono passati più di 15 anni: è chiaro che il sindaco è in grande difficoltà. Ha fatto un grosso errore politico».
A che cosa si riferisce? 
«Non è colpa sua il deficit ereditato, ma proprio per questo, dopo la sua elezione, avrebbe dovuto fare una grande alleanza con i romani, il Governo e il Parlamento per risanare il bilancio. E poi doveva anche prendere le distanze da quella parte di politica romana che, in modo bipartisan, ha ridotto la Capitale in queste condizioni».
Giovedì, però, Marino ha minacciato di bloccare la città: ha esagerato o ha fatto bene? 
«I toni usati, di certo, non sono all’altezza di un sindaco di una Capitale come Roma. Lo ha notato pure Renzi».
Che cosa rimprovera a Marino? 
«Doveva essere lui, e non il premier, a proporre un piano di riordino dei conti e di rilancio».
Come si fa a sistemare i conti da anni in profondo rosso delle municipalizzate romane e delle società «in house»? 
«Partendo dal ridefinire gli organici, gonfiati senza motivo, con migliaia di lavoratori assunti solo per accontentare le clientele».
Sta chiedendo a Marino di licenziare i lavoratori comunali in esubero? 
«No. Se ci sono esuberi, i lavoratori devono essere ricollocati in altre attività anche con il sostegno, per alcuni anni, dello Stato».
Molti hanno criticato la sua proposta di liberalizzare alcuni servizi pubblici locali come la pulizia delle strade affidandola ai privati. 
«Mi hanno criminalizzata con slogan demagogici, ma forse non vogliono vedere che la realtà è un’altra: la pulizia delle strade la possono fare i privati meglio dell’Ama, e a costi più bassi. E poi Roma è l’unico grande Comune in Italia che ha il 51% delle azioni dell’Acea, la società che eroga acqua e elettricità ai romani. Gli altri Comuni, invece, hanno tutti quote minori, del 20-30%, e dopo aver fatto alleanze industriali mantengono il controllo pubblico su acqua e energia».
Perché questa differenza? 
«Perché così il Campidoglio stabilisce la nomina dell’amministratore delegato di Acea, cioè di colui che fa le assunzioni. In pratica il Comune vuole controllare politicamente la gestione della società. Anche per questo motivo Acea non è cresciuta dal punto di vista industriale. Questo è inaccettabile: lo Stato vende le Poste e l’Enav anche per pagare i buchi del Campidoglio e Roma, pur mantenendone il controllo, non può vendere un pezzo di Acea?».
Irap e Irpef a Roma sono le più alte d’Italia: come si possono risanare i conti del Comune senza mettere nuove tasse? 
«Senza sprecare soldi per inefficienze e clientelismo: il risanamento deve partire dal piano antideficit voluto da Palazzo Chigi con il coinvolgimento dei romani e di tutte le forze politiche della città, anche per ridare un futuro a una Capitale che si sta spegnendo travolta dalla crisi».

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