ROMA – “Dal punto di vista economico – scrive Guido Santevecchi sul Corriere della Sera – la visita del premier cinese Li Keqiang a Londra è stata un successo completo: ha portato alla firma di accordi per oltre 14 miliardi di sterline (circa 18 miliardi di euro)”.
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Ma la grande intesa industrial-commerciale sino-britannica ha rischiato di inciampare nel tappeto rosso che è il simbolo delle accoglienze agli ospiti importanti. Ora che Li è ripartito alla volta della Grecia, dove i cinesi hanno comperato mezzo porto del Pireo e puntano ad acquistare un aeroporto vicino ad Atene, i funzionari di Downing Street hanno rivelato che i delegati del cerimoniale venuti da Pechino hanno protestato per la misura del «red carpet» preparato a Heathrow per il capo del governo della Repubblica popolare. Secondo la contestazione il tappeto era tre metri troppo corto.
I cinesi hanno osservato che il tappeto srotolato ai piedi della scaletta dell’apparecchio di Air China non era sufficiente per consentire a Li Keqiang di entrare nella sala vip senza posare i piedi sull’asfalto invece che sul soffice manto rosso. Sarebbero mancati tre metri. Protesta ufficiale, dunque, hanno raccontato i funzionari inglesi al Financial Times . La questione è stata presa tanto sul serio da arrivare fino alla scrivania di Ed Llewellyn, capo di gabinetto del premier David Cameron. Non è chiaro però se alla fine il cerimoniale inglese abbia allungato il tappeto rosso.
Di sicuro Li Keqiang è stato accontentato in un’altra sua richiesta. Il premier cinese desiderava un invito dalla regina: lo voleva tanto da aver minacciato di far saltare la visita se le porte del castello di Windsor, dove Elisabetta trascorre l’estate, non si fossero aperte per lui e la moglie al seguito. Anche questa vicenda è stata rivelata dalla stampa inglese. Il problema qui era che secondo l’etichetta reale, di norma solo i capi di Stato e i sovrani in visita ufficiale ricevono un invito a palazzo: Li Keqiang è solo capo di governo. Ma qui è intervenuto David Cameron che, in nome dei 14 miliardi di sterline di accordi commerciali Londra-Pechino, ha ottenuto l’invito a Windsor per un tè con Elisabetta. D’altra parte la royal family costa cara ai contribuenti britannici e quindi è giusto esibirla per fini di interesse nazionale (la loro agenda ufficiale è decisa dal governo).
Alla fine, quella di Li è stata una visita redditizia e soddisfacente per entrambe le parti: i cinesi volevano investire e i britannici sono stati lieti di aprire ai capitali di Pechino i loro progetti di alta velocità ferroviaria e nucleare civile. Ma il quasi incidente del tappeto e l’autoinvito a Windsor hanno creato imbarazzo. Gli inglesi hanno fatto sapere che «i cinesi sono negoziatori molto duri», confermando la doppia impuntatura degli ospiti. L’ambasciatore cinese a Londra ha commentato che «la diplomazia cinese è molto sottile». Il Global Times , giornale in lingua inglese pubblicato dal partito comunista a Pechino, invece ha usato toni da Guerra fredda: in un editoriale ha scritto che «la Cina ha eclissato la Gran Bretagna come superpotenza, anche se alcuni britannici cercano di nascondere il declino dietro la nobiltà». Il giornale comunista ha spiegato che ormai la Cina è molto rilassata nei rapporti con Londra, mentre gli inglesi sognano ancora i vecchi tempi imperiali. C’è qualcosa di vero in questa analisi; ma allora, perché darsi tanto da fare per ottenere un invito per il tè dalla vecchia sovrana e spuntare tre metri di tappeto rosso in più?