Lorenzo Mottola su Libero: “Cara Figc, io ti denuncio…”

curva chiusa per discriminazioni razziali
La curva dell’Inter chiusa per discriminazioni razziali (LaPresse)

ROMA – “Norme demenziali. Patto ultrà: stadi chiusi. Io denuncio la Federcalcio”. Questo il titolo dell’articolo a firma di Lorenzo Mottola sulle pagine di Libero in edicola oggi, mercoledì 9 ottobre.

“Cara Figc, io ti denuncio. Voglio trascinarti in Tribunale perché mi stai portando via i soldi e non hai alcun diritto di farlo. Sono uno dei poveracci cui è stato proibito di assistere a Milan-Udinese. Uno dei pochi abbonati sopravvissuti all’austerity rossonera, al drammatico passaggio di consegne Nesta-Zapata e soprattutto all’introduzione di una serie di controlli per entrare allo stadio che neanche all’aeroporto di Tel Aviv l’undici settembre.

Chi occupa le massime cariche del sistema-calcio, d’altra parte, da anni sembra impegnato a desertificare gli spalti, ma c’è anche chi non se ne è curato. Per abitudine, qualche pirla anche quest’anno ha versato quattrocento euro nelle casse della sua società. Eppure domenica prossima non si potrà vedere Balotelli dal vivo. (…)

È bastato che alcuni ragazzini – di cui non conosceremo mai il nome – gridassero «terrone» al prossimo per chiuderci fuori. Queste persone portavano una sciarpa del Milan, quindi pagheranno tutti i milanisti. Un po’ come se la polizia non riuscendo a trovare il colpevole di uno scippo in piazza reagisse arrestando tutto il quartiere. In questo caso, poi, per un’offesa tutt’altro che devastante.

Chi porta un cognome napoletano – come il sottoscritto – può anche capire che certi insulti («Napoli colera», etc.) possano dare molto fastidio, ma la verità è che negli stadi nessuno si è mai offeso per così poco. Anche ascoltare i tifosi partenopei entrare a San Siro al grido di «Milano in fiamme» non è stato edificante, ma inspiegabilmente in quel caso nessuno ha segnalato la cosa. A quanto pare, quella non è sembrata «discriminazione territoriale». Milano può bruciare. E ai suoi tifosi, intanto, tocca pagare. Ovviamente senza una spiegazione. La cosa più assurda di tutta questa faccenda, infatti, è che nessuno in Lega abbia trovato un secondo per difendere questa norma dalla sacrosanta pioggia di critiche o per convincerci delle loro ragioni. Evidentemente, queste persone considerano chi va allo stadio un terrorista o nella migliore delle ipotesi un decerebrato: non val la pena trattare né discutere.(…)”

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