L’Unità in liquidazione, Fatto: “A salvarla arrivano i furbetti di San Marino”

L’Unità in liquidazione, Fatto: "A salvarla arrivano i furbetti di San Marino"
L’Unità in liquidazione, Fatto: “A salvarla arrivano i furbetti di San Marino”

ROMA – Da una parte i lavoratori dell’Unità, dall’altra, il Pd. Ieri, 12 giugno, la Nie, la società editrice del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, ha deciso di mettere in liquidazione il giornale. Ma durante i lavori della Direzione Pd, il tesoriere Francesco Bonifazi ha comunicato la decisione presentandola come “l’inizio di una rinascita” e assicurando “un impegno fortissimo del Pd per non spegnere una voce che resta un tassello fondamentale non tanto per la nostra storia quanto per la storia d’Italia”.

Negli stessi minuti il Cdr dell’Unità pubblicava il proprio comunicato: “È un comportamento inaudito, inaccettabile, da padroni delle ferriere”.

Scrive Salvatore Cannavò sul Fatto Quotidiano:

La decisione della liquidazione è stata presa dall’assemblea della società editrice, riunitasi nel pomeriggio, che ha nominato i liquidatori Emanuele D’Innella, titolare dello studio omonimo in Roma e Franco Carlo Papa con l’obiettivo di “massimizzare” le proprie risorse. Matteo Fago, socio di maggioranza e amministratore del quotidiano, alza le braccia: “In tutto questo tempo ho assistito al progressivo defilarsi degli altri ‘attori’ e soci di questa impresa. Mi sono ritrovato, così, da solo, a sobbarcarmi di responsabilità finanziarie e anche politiche che, ad oggi, non sono più sostenibili”.

L’accusa, velata, è agli altri soci, in particolare Maurizio Mian, titolare del fondo Gunther. Con la liquidazione, secondo Fago, il giornale continuerà a esistere. La Nie diventa così una “bad company” per fare spazio a una nuova società che riporterà l’Unità “ad essere il punto di riferimento politico e culturale della sinistra italiana”. “Sono convinto – continua Fago – che un serio progetto editoriale trasparente, accompagnato da un preciso piano industriale e finanziario e da una nuova squadra alla guida dell’azienda, possa riuscire a superare una crisi drammatica”. Le prime indiscrezioni, confermate dai lavoratori del quotidiano, individuano il nuovo supporto nella Pessina Costruzioni.

Si tratta di un’azienda edile, capitanata da Massimo Pessina, con circa 70 milioni di fatturato, meno di un milione di utile e quasi 100 milioni di debiti, di cui 40 verso le banche (bilancio 2012). Si è distinta nella costruzione della nuova Regione Lombardia, di Malpensa 2000 e della nuova fiera di Milano. Per la cronaca, la Pessina Costruzioni, si può trovare tra le società che finanziarono l’ex presidente della Provincia di Milano, e dominus del “sistema Sesto”, Filippo Penati, con 15 mila euro. Il nome dei Pessina, inoltre, figura anche nella lista dei “furbetti di San Marino”, quei 1200 evasori che avevano nascosto decine di milioni di euro nelle banche del piccolo stato appenninico tra cui la Smi Bank. Nel corso di quell’inchiesta, del 2010, fu accertato anche che il nome di Massimo Pessina era già presente nell’elenco di altri “conti” di evasori, quelli di Vaduz, in Liechtenstein, pubblicato nel 2008 (…)

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