Mafia Capitale, Gabrielli: “Entro 45 giorni deciderò su scioglimento Comune”

Mafia Capitale, Gabrielli: "Entro 45 giorni deciderò su scioglimento Comune"
Gabrielli e Marino (LaPresse)

ROMA – Il tomo redatto dai tre commissari incaricati di verificare le eventuali infiltrazioni mafiose in Campidoglio, manca dell’ultimo capitolo: le conclusioni, entro fine luglio, le dovrà vergare Franco Gabrielli, che dal 16 giugno sta studiando le carte consegnategli formalmente dalla commissione d’inchiesta, nominata dal suo predecessore Giuseppe Pecoraro e composta dal prefetto Marilisa Magno, dal viceprefetto Enza Caporale e dal dirigente del ministero dell’Economia Massimiliano Bardani.

Il prefetto, come spiegano Silvia Barocci e Fabio Rossi sul Messaggero di Roma,

in tempi brevi, sceglierà se chiedere lo scioglimento del Comune di Roma al Viminale, che poi porterà la relazione all’attenzione del Consiglio dei ministri. Ieri il premier ha allontanato l’ipotesi di uno scioglimento dovuto a inquinamento dell’amministrazione comunale da parte della criminalità organizzata: «L’ipotesi del commissariamento per mafia non esiste – ha detto Matteo Renzi alla trasmissione “Porta a porta” – Leggeremo come Governo le carte, ma per noi non ci sono gli estremi».

Restano però altre tre strade percorribili. Per sciogliere un Comune, non è indispensabile l’infiltrazione mafiosa: è sufficiente che gli organismi di governo comunali abbiano compiuto atti contrari alla costituzione o per «gravi e persistenti violazioni di legge». Un’ipotesi prevista dall’articolo 141 del testo unico degli enti locali, ma secondo i tecnici di difficile accostamento all’attuale realtà di Palazzo Senatorio. Le altre due possibilità, al momento più realistiche, sono quelle indicate dalla gestione ordinaria dei Comuni italiani: le dimissioni del sindaco in carica o la sfiducia del consiglio comunale, che può essere implicitamente dichiarata anche con le dimissioni contestuali di 25 consiglieri su 48. In questi ultimi casi si andrebbe al voto alla prima data utile, la primavera del 2016, in una tornata amministrativa che già comprende Milano, Napoli e Torino. Nel frattempo, sarebbe un commissario a gestire l’amministrazione capitolina.

 

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