Marco Travaglio: Abolire la realtà. E Renzi fuggì a New York

Pubblicato il 13 Settembre 2015 - 09:03 OLTRE 6 MESI FA

 

Marco Travaglio: Abolire la realtà. E Renzi fuggì a New York

Roberta Vinci e Flavia Pennetta. Per vedere la finale tra le due tenniste italiane Matteo Renzi è fuggito a New York, costo del viaggio 150 mila euro

ROMA – Marco Travaglio difende Bruno Vespa che ha invitato a Porta a Porta Vera Casamonica e il cugino Vittorino Casamonica, figlia e nipote di Vittorio Casamonica, il capo clan di zingari i cui fastosi funerali degni del Romeo e Giulietta di Leonardo Di Caprio hanno sconvolto il birignao della sinistra.

Non c’è solo il diritto di cronaca alla base dell’intervento di Marco Travaglio, nell’editoriale del Fatto di domenica 13 settembre 2015 intitolato “Pregasi abolire la realtà”: c’è la denuncia contro chi oggi se la prende per un funerale kitch e non vede quello che lo ha reso possibile, la progressiva appropriazione dell’underworld di Roma da parte di una tribù, sono più di mille, in odore di criminalità.

È un articolo complesso, che parte

dalla prevalenza delle immagini sulla realtà (non è una prerogativa di oggi, Augusto già lo sapeva e mandava in giro per l’Impero statue che lo ritraevano sempre giovane e bello, cosa che non era più e non era mai stato)

passa per la mancata soluzione del conflitto di interessi (ma non è che, a parte l’asservimento a Berlusconi del partito di Massimo D’Alema, una legge contro il conflitto di interessi di Berlusconi non potendo essere ad personam non può non considerare anche il conflitto di interessi Pd – Coop, tanto palese che il loro ex numero uno è oggi ministro del Governo Renzi?)

e finisce sulla allergia di Matteo Renzi alla verità e alle notizie, il cui sintomo più palese è stata la fuga a New York per vedere una partita di tennis al costo per noi che paghiamo le tasse di 150 mila euro, come rivela il Fatto di cui Travaglio è direttore, invece di affrontare le realtà di Bari e Verona?

Vediamo come si sviluppa il ragionamento di Marco Travaglio.

1. “Berlusconi, politicamente morente, continua a controllare tre reti private e un pezzo di Rai, che per il resto è nelle mani del presidente del Consiglio, il quale vi ha appena piazzato un direttore generale di sua stretta obbedienza e si accinge a fare altrettanto con reti e tg (come se non fossero già passati tutti spontaneamente dalla sua parte) nel disinteresse generale.

2. Quando il Pd e il sindaco di Roma si sono scagliati contro Porta a Porta per la puntata sui Casamonica, nessuno ha notato l’anomalia di una politica che, oltre a occupare la Rai come il cortile di casa propria, pretende pure di farne e disfarne i palinsesti.
Anche il caso Casamonica rientra a pieno titolo nel conflitto d’interessi irrisolto. Siamo sicuri che le polemiche per il programma di Bruno Vespa riguardassero, com’è sembrato agli occhi più superficiali e disattenti, la qualità del programma per l’immoralità della beatificazione, anzi della folklorizzazione di un clan criminale? No, non è per questo che s’è levato il can-can. Altrimenti Vespa sarebbe stato fermato molto prima, anni fa, quando riservò trattamenti ancor più compiacenti e ammiccanti a personaggi ben più pericolosi e gravidi di responsabilità morali e penali di Vera e Vittorino Casamonica-
La sua ventennale collezione spazia da Andreotti a Dell’Utri, da Contrada a Previti, da Scattone & Ferraro a madame Franzoni. Il fatto è che ai partiti, tutti, l’esistenza di un comodo salotto che funge da autolavaggio per le sporcizie dei potenti ha sempre fatto comodo.
Così come le armi di distrazione di massa che Vespa usava a piene mani per dirottare l’attenzione generale dalle vergogne della classe dirigente ai delittacci della cronaca nera.

3. Se i figli del defunto boss Vittorio Casamonica hanno provocato il corto circuito non è stato perché Vespa non li ha incalzati con le domande giuste (quando mai l’ha fatto?), e nemmeno perché li ha trattati con i guanti dando loro di gomito e contribuendo alla loro operazione-simpatia, banalizzando la pericolosità delle organizzazioni criminali che si sono mangiate Roma.
È stato perché, senza neppure pensarci, Vespa ha riportato in primo piano un nervo scoperto, un tallone d’Achille del Pd e del Governo nazionale e romano, compreso il nuovo santino Gabrielli, che non hanno saputo impedire il Funeral Party: una pagina nera che lorsignori speravano frettolosamente archiviata con qualche colpetto di maquillage mediatico.
Cose che possono capitare anche nel peggiore dei talk show, non per nulla così invisi al premier e a Campo Dall’Orto. Rivedere quelle facce, risentire quelle voci e rituffarsi nel kitsch della malavita romana è stato un utile quanto involontario promemoria per rammentare agli italiani le complicità di destra e sinistra che hanno consentito alle mafie di prendere il potere.

4. Tre mesi fa Palazzo Chigi avrebbe fatto i salti di gioia per la puntata di Porta a Porta, perché a giugno Renzi aveva deciso di licenziare Ignaro Marino. Ora, dopo i sondaggi che danno vincenti i 5Stelle, il premier ha cambiato idea e infatti ha interrotto gli attacchi al sindaco: dunque guai a chi lo indebolisce. E guai a chi mostra ancora i Casamonica, la cui tragicomica volgarità diventa un’aggravante per chi li ha lasciati scorrazzare e prosperare indisturbati.

5. Ben altre sono le immagini che il governo vuole in tv, in prima pagina e dunque nella testa della gente: quelle sorridenti, positive e ottimistiche della Italia in piena ripresa. Quelle che occupano i tweet e gli annunci del premier, attentissimo a tenersi alla larga da ogni elemento negativo, corrucciato, pessimistico.
Scandaloso il silenzio di Renzi sul ritorno della guerra di camorra a Napoli?
Figurarsi con quanto sollievo il capo del Governo è saltato sull’aereo (in attesa di volare sul suo Air Force Renz, geloso marcio di Frank Underwood) per mettere il cappello sulle tenniste italiane agli Us Open e marinare l’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, dove i sindaci meridionali l’attendevano al varco per conoscere i suoi eventuali progetti per un Sud ormai fallito e abbandonato (11deputati su 630 a dibattere alla Camera sul Mezzogiorno) e protestare contro la Buona Scuola, le trivelle, il Tap e altre delizie. Le immagini spiacevoli non vanno trasmesse, così non esistono. Gufe che non sono altro”.

Anche Travaglio sbianchetta qualcosa, che con la fuga a New York Matteo Renzi ha evitato il confronto anche con il profondo Nord, annullando l’appuntamento che aveva col Consiglio comunale di Verona e con la fabbrica lì vicino dove si imbottiglia la Coca Cola. Saranno anche Leghisti, ma se il Nord non tira, i soldi per il Sud da dove vengono?