Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Quarantenni in quarantena”

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La prima pagina del Fatto Quotidiano del 27 dicembre

ROMA – “Quarantenni in quarantena”, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano in edicola venerdì 27 dicembre:

Ragazzi, non siete tutti elettrizzati? Dite la verità: quando avete sentito il Premier Nipote annunciare nella conferenza stampa di Natale (mica ve la sarete persa, eh?) che “il 2013 è stato l’anno della svolta generazionale e il 2014 sarà l’anno delle riforme”, non avete subito avvertito nella schiena un brivido di sollievo e nelle viscere una sferzata di entusiasmo che vi ha spalancato il cuore all’ottimismo? Diciamo la verità: quello che purtroppo ci lasciamo alle spalle è stato un anno fantastico, ma il rimpianto per la sua fine imminente è ampiamente compensato dalla certezza granitica che quello nuovo sarà ancora meglio. A febbraio, è vero, avevamo temuto il peggio: l’ondata di bieco populismo uscita dalle urne ci aveva allarmati. Tutti quei voti ai brubru antipolitici dei 5Stelle, così come la scriteriata tentazione giovanilistica di molti elettori progressisti che avevano premiato tanti candidati imberbi e inesperti, minacciava di disperdere il grande patrimonio di esperienza e saggezza accumulato in tanti anni di buongoverno, merito dell’ultimo governo B. e soprattutto dei sobri tecnici di Monti che hanno salvato l’Italia dal baratro. Ce la siamo vista brutta fino ad aprile, quando abbiamo rischiato seriamente di ritrovarci al Quirinale un Prodi o peggio ancora un Rodotà, due conservatori morbosamente attaccati a un ferrovecchio come la Costituzione, impermeabili al fascino irresistibile del berlusconismo, della pacificazione e delle larghe intese. Fortuna che è stata soltanto una fiammata passeggera: il 25 aprile ci ha liberati anche di quelle terribili minacce ed è scattata la svolta generazionale: la rielezione di quel pischello di Giorgio ci ha posti all’avanguardia del rinnovamento nel mondo, alla pari dello Zimbabwe con Mugabe. Il resto è venuto da sé: il nipote di Gianni Letta (unico caso di nipote più anziano dello zio) a Palazzo Chigi, il maggiordomo di B. vicepremier e ministro dell’Interno, il numero due di Bankitalia all’Economia, la colf dei Ligresti alla Giustizia, quel frugoletto di Amato alla Consulta, Boldrini&Grasso presidenti delle Camere pronti a zittire chiunque osi nominare Napo invano.

E il mondo intero a bocca aperta, senza fiato, attonito e ammirato con una punta d’invidia: ma che succede in Italia? Ma dove la prendono, gli italiani, tutta ‘sta forza di cambiamento? Il 1° agosto i soliti giudici che non si fanno mai i cazzi loro han rischiato di far saltare tutto con quell’assurda condanna di B.: solo dei malati di mente potevano sospettare una così brava persona di frodare il fisco. Ma, quando il pregiudicato ha mollato la maggioranza collusa con la giustizia, eran già pronti gli Alfano, i Cicchitto, i Quagliariello, i Giovanardi, i Lupi e gli Schifani a salvarci un’altra volta. E i risultati si sono subito visti. L’Imu non la pagheremo più perché ora si chiama Tasi e ci costa di più, ma sono soddisfazioni comunque. Riina ordina di ammazzare il pm Di Matteo, un altro deviato che s’è messo in testa che lo Stato abbia trattato con la mafia, ma Napolitano e Letta gli danno una grande lezione di omertà (…)

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