ROMA – “Sòla profonda”, secondo Marco Travaglio, è come Matteo Renzi ha usato Berlusconi e poi lo ha scaricato, minacciandolo nei suoi affetti più cari, la tre reti Mediaset, al punto che ora
“Forza Italia è in pezzi e Berlusconi non sa che pesci pigliare”.
Un capolavoro di politica, mettila come vuoi:
“In poche ore [Renzi fa a Berlusconi] il quadro completo di quel che potrebbe capitargli in caso di separazione: 50 milioni in più da pagare sulle frequenze, falso in bilancio con soglie basse e procedibilità d’ufficio, niente frode nel condono e nuova maggioranza con un’imbarcata di scilipoti sfusi che lo trasformerebbe in un pelo superfluo della politica. Una causa di divorzio da far impallidire quella con Veronica (sempreché Renzi non dica che le nozze fra Silvio e Veronica erano un’invenzione dei gufi e dei rosiconi)”.
Anche Marco Travaglio sembra essere stato un po’ sorpreso e sospeso dal “principio di non contraddizione” cui Matteo Renzi, a suo dire, “sta cambiando il verso”. Detesta Renzi troppo per riconoscerne il capolavoro, ma basta leggere l’articolo che Marco Travaglio ha scritto per il Fatto di sabato 7 gennaio con l’occhio della Storia per restare ammirati del capolavoro di Matteo Renzi.
Matteo Renzi, avverte Marco Travaglio, è da qualche giorno che “cinguetta”
“Visto che nel Patto del Nazareno c’erano solo la riforma elettorale e costituzionale?”,
dopo aver fatto eleggere
“dall’apposito Parlamento un “presidente condiviso” fra sé e sé. E sguinzaglia i renzini ma soprattutto le renzine in tutti i talk show a ripetere il mantra: visto che il Patto del Nazareno come l’han raccontato i gufi non esisteva? Seguendo la logica aristotelica, è un po’ come se il maresciallo Badoglio, quando il 13 ottobre 1943 dichiarò guerra alla Germania, nostra alleata fino a un minuto prima, avesse aggiunto con aria di sfida: “Visto che il Patto Roma-Berlino-Tokyo era un’invenzione dei crucchi e dei musi gialli?”. O come se Buffon, quando ha ufficializzato il legame con la D’Amico, avesse dichiarato: “Visto che le mie nozze con Alena Seredova erano solo un gossip dei giornali antijuventini?”.
Marco Travaglio ricorda l’inchiesta a puntate di Fabrizio d’Esposito pubblicata dal Fatto
“su quel misterioso incunabolo chiamato Patto del Nazareno, che sia Renzi sia il portavoce forzista Toti assicuravano esistere in forma scritta e sottoscritta dai due contraenti, R&B. Ascoltando varie fonti, mai smentite, ne aveva ricostruito non il testo (più segreto del papello di Riina), ma il contenuto. In sintesi, oltre all’Italicum e al Senato dei nominati: protezione degli interessi Mediaset, riforme condivise della giustizia e al Quirinale tutti tranne Prodi”.
Il Patto del Nazareno, ricorda Marco Travaglio, non era fra il Pd e FI,
“che anzi servono come portatori d’acqua e donatori di sangue. Ma fra Renzi eBerlusconi, unici contraenti e beneficiari. Finora è stato scrupolosamente rispettato: Mediaset non ha avuto nulla da temere, anzi molto da guadagnare:
le riforme della giustizia, più che condivise (taglio delle ferie ai giudici), erano addirittura copiate da quelle di Berlusconi (falso in bilancio) quando non peggiorate (condono fiscale sotto il 3% dell’imponibile e altre soglie di impunità);
Romano Prodi, per il Colle, non è stato neppure considerato (a parte Civati e, sia pure al secondo posto dopo Imposimato, gli iscritti 5Stelle).
Sergio Mattarella non era nella black list di Berlusconi, che anzi a fine 2014 aveva fatto sapere di essere disposto a votarlo se solo Renzi gliel’avesse chiesto. Invece, per ricompattare il Pd, l’ha fatto annunciare dal vice Guerini (“si parte con Mattarella e si arriva con Mattarella”) alle 22 del 28 gennaio, alla vigilia del primo scrutinio e dell’incontro decisivo col Caimano.
[Marco Travaglio certamente dispone di un archivio inesorabile e se lo scrive lo sa o l’ha letto. In tutti questi anni, l’impressione sull’atteggiamento di Berlusconi verso Mattarella era di un rancore durato un quarto di secolo. I comuni cronisti ancora nelle giornate delle trattative per il Presidente della Repubblica riportavano che sia Berlusconi sia Gianni Letta strillavano come oche spennate vive a sentire quel nome].
Sulle prime Berlusconi ha fatto la faccia feroce, minacciando di non concedere nemmeno un voto dei suoi a Mattarella: “Usciremo tutti dall’aula al quarto scrutinio”. Poi ha ripiegato sulla via mediana della scheda bianca. Così erano tutti contenti: quelli che nel segreto dell’urna volevano votare Mattarella (un centinaio fra alfanidi, fittiani, verdiniani, poltronisti e collaborazionisti vari) e quelli che non volevano votarlo. Tutto è finito a tarallucci e vino con la telefonata del Caimano al neopresidente che l’ha invitato al suo insediamento al Quirinale. Ora Forza Italia è in pezzi e Berlusconi non sa che pesci pigliare”.
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