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Marco Travaglio per Pelù: Francesco Merlo “bastonatore pro Renzi”

di Marco Benedetto |5 Maggio 2014 16:43

Piero Pelù al concertone del 1 maggio (La Presse). Per Marco Travaglio è stato oggetto di “bastonature”

Francesco Merlo di Repubblica è oggetto di un attacco da Marco Travaglio sul Fatto.

L’articolo parte da un altro obiettivo, Piero Ostellino del Corriere, ma a parte più consistente è dedicata a Francesco Merlo, che già dal titolo riceve un trattamento speciale:

Odo Gelli (e Merli) far festa”.

Piero Ostellino è, per Marco Travaglio,  il Solgenitsin de noantri, che  lancia strazianti gridi di dolore contro la “tirannia della maggioranza” (non si sa quale, essendo lui sempre dalla parte di chi comanda, da Craxi a Berlusconi).

Francesco Merlo è “più preoccupante”:

“un tempo fustigatore di potenti, ora è ridotto da un bel pezzo a bastonatore di oppositori. [Sabato] il prefetto di disciplina di Repubblica ha messo in riga il cantante Piero Pelù, che si è permesso uno sberleffo contro Matteo Renzi (“boy scout di Licio Gelli”) al concerto del 1° Maggio.

Non bastava l’insurrezione dei guardaspalle del premier, i Carbone, Anzaldi, Boschi e Picierno, che stanno a Matteo come Gasparri, Schifani, Biancofiore e Santanchè stavano a Berlusconi quando al concertone sparlavano di lui Daniele Silvestri e Andrea Rivera; e riesumano gli argomenti dei bulgari di Arcore per tappare la bocca a Pelù: chissà quanto l’han pagato, i cantanti devono cantare, sono milionari quindi tacciano (invece i politici sono alla fame), intervenga la Vigilanza, anzi la pula con le cariche e gli idranti.

Ci voleva Merlo, che si scaglia contro il “Mefistofele di parrocchia”, lo “strapaesano di 52 anni ‘tinto’ come Berlusconi e non da cummenda ma – peggio – da teenager”, animato da “rancore politico”, “si crede un Norberto Bobbio che canta”, “la parodia della ribellione”, fa “abuso pirotecnico del nome di Gelli” ed è, naturalmente, in “crisi creativa” (lo dicevano anche di Luttazzi e della Guzzanti per giustificare la chiusura-censura dei loro programmi) e “straparla di politica per riacchiappare il successo”.

E poi è “la pop star ufficiale di Grillo”, “il cantante organico dei 5Stelle”, come Grillo “ha l’affanno, l’aria di chi ha sempre bisogno d’acqua, i pensieri arruffati, il dito medio esibito, un rapporto difficile con i capelli”. Cioè: anche l’ingiusta calvizie di Francesco Merlo è colpa di Pelù. Che, se invece avesse fatto una cantatina alla Leopolda o scritto l’inno di Eataly, non gli sarebbe accaduto nulla.

Sul merito dell’accostamento Renzi-Gelli – ovviamente esagerato, paradossale, provocatorio – neppure una sillaba. Eppure qualcosina ci sarebbe da dire sulle riforme costituzionali scritte a quattro mani con un piduista patentato e con Verdini, definite “svolta autoritaria” non da un rocker arruffato, ma da Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky, firme di Repubblica, in un appello di Libertà e Giustizia, fondata da Carlo De Benedetti.

Ma se i Merlo capissero i pericoli della svolta autoritaria, non occorrerebbero appelli dei professori né provocazioni alla Pelù. Quindi tutto torna. Anzi è facile immaginare che Francesco Merlo, dopo aver difeso impavido il capo del governo dalla battuta di un cantante, si sia subito sentito molto scomodo e abbia raggiunto Ostellino nelle catacombe, attendendo a pie’ fermo e petto in fuori i rastrellamenti e l’olio di ricino delle Brigate Litfiba.

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