Non esiste, per Marco Travaglio, migliore ritratto della classe politica italiana del film di Fantozzi sulla gara ciclistica aziendale, in particolare riferimento agli ultimi tre anni in cui i nostri Governi e i Parlamentari e i Partiti sono stati alle prese con i trattati e i vincoli europei.
Il film è quello in cui il visconte Cobram – nuovo megadirettore totale, fanatico della bicicletta –annuncia ai dipendenti la prossima gara ciclistica aziendale.
Tutti aderiscono ma per puro servilismo rilanciano sulla lunghezza e così i chilometri da 20 diventano 70 e i risultati sono prevedibili:
“Il giorno dopo in sala mensa entrò un plotone di supermutilati di tutte le guerre”.
Passando alla attualità politica, Marco Travaglio scrive:
“Abbiamo firmato tutto: non solo l’Europlus e il Fiscal Compact, ma anche il Six Pack (nomen omen) che rivedeva il vecchio Patto di Stabilità e ci imponeva il traguardo del pareggio di bilancio. Non contenti, grazie a Berlusconi, ci siamo pure fatti mandare la lettera dalla Bce per anticipare le scadenze.
Ma tutto ciò pareva ancora troppo poco, così sotto il regno Napolitano – Monti il Parlamento urlò all’unisono: “Di più, di più, siiii, siiii, ancora, ancora!”, come i sadomasochisti che si fanno frustare, poi picchiare, poi tagliare, e non ne hanno mai abbastanza. E il pareggio di bilancio –furbi, noi- l’abbiamo inserito addirittura nella Costituzione in tutta fretta.
Roba che neanche Fantozzi e Tafazzi messi insieme.
Il ddl che riformava gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Carta (riscritti fra l’altro coi piedi) fu presentato dal morente governo B. il 7 settem- bre 2011, ma sfondava una portaaperta perché simile aquelli avanzati daPd (primafirma quel gran genio di Bersani) e Terzo Polo.
Il 17 aprile2012 era tutto fatto: doppia lettura Camera-Senato in 7 mesi e niente referendum, vista la maggioranza del 99% (in due letture, complessivi tre No alla Camera e 11 al Senato).
Il Fatto , il manifestoe pochi altri piccoli giornali pro- varono a far notare lafollia. Ma i giornaloni di destra, sinistra ecentro turibolavano sull’Italia sobria e virtuosa che faceva “i compiti a casa”.
A parte gli eroici ex dc Iannacone e Cutrufo e il vecchio LaMalfa, nessuno si alzò in Parlamento per domandare ai colleghi se fossero diventati matti: ci furono invece alcuni dissenzienti, come Cazzola e Della Vedova (ora nell’Ncd e in Sc), che invocavano norme ancor più giugulatorie.
Siii, daiii, ancoraaaa, di piùùù!
Tra i pasdaran del pareggio di bilancio in Costituzione, c’erano quasi tutto il futuro governo Renzi e la sua maggioranza, ma anche gran parte della cosiddetta opposizione (i 5Stelle, contrarissimi, non c’erano ancora). E Renzi mica andava all’asilo: era già sindaco a Firenze e candidato a segretario del Pd. Ma non disse una parola.
Ora Matteo Renzi fa il bullo in Europa (“non sono qui a prendere ordini”), reclama deroghe al tetto del 3%deficit-pil e, siccome siamo al 2,6%, annuncia che saliamo al 3. Qualcuno, per favore, lo informi che l’Europa non ci ha imposto nulla: è l’Italia che s’è messa in gabbia da sola.
E non s’è impegnata a fermarsi al 3%, ma a tagliare il traguardo del pareggio strutturale di bilancio, cioè lo zero%. Quindi il 2,6 non significa che possiamo risalire un po’, ma che dobbiamo ancora scendere di parecchio.
Se in Europa ridono a crepapelle non è perché ce l’hanno con noi: è proprio perché siamo ridicoli”.
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