Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Io so che tu sai che io so”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Luglio 2015 - 08:37 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Io so che tu sai che io so"

Voto su arresto senatore Azzollini (LaPresse)

ROMA – “Io so che tu sai che io so” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di giovedì 30 luglio.

Bene ha fatto Renzi a disertare, cosa mai accaduta a un segretario del Pd, il comizio di chiusura alla Festa dell’Unità di Roma. La gente, la sua gente, dopo averlo plebiscitato 19 mesi fa alle primarie, l’avrebbe accolto a fischi e pernacchie. I motivi erano già noti l’altro ieri: Jobs Act, Buonasquola, Italicum, Senato, tasse, bavaglio, reclutamento di Verdini&C. Ieri poi s’è toccato il fondo con un triplete che nemmeno il Barcellona: il Pd che salva Azzollini dall’arresto, poi manda avanti i soliti scudi umani a giurare che Renzi era all’oscuro di tutto e la Serracchiani a chiedere scusa piangendo lacrime di coccodrillo; Padoan che annuncia il nuovo assalto alla diligenza Rai con la legge Gasparri, in barba a tutti i propositi di riforma; e i partiti che bocciano gli ordini del giorno M5S per tagliare 100 milioni ai costi della Casta.

Una grande festa della Banda Larga con baci, abbracci e fuochi d’artificio. Un gioioso revival del berlusconismo trionfante sotto mentite spoglie. Il caso Azzollini riassume perfettamente la rivincita della Casta contro tutto e tutti. Dal 10 giugno tre persone sono in carcere e sette agli arresti domiciliari, più 15 indagati a piede libero, per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e altri reati a proposito del crac da mezzo miliardo della Congregazione Ancelle Divina Provvidenza, con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza. Gli arresti, chiesti dalla Procura di Trani, disposti dal Gip della stessa città e confermati dal Riesame di Bari, riguardavano anche un undicesimo inquisito: Antonio Azzollini, ex FI e ora Ncd, per ben 12 anni presidente della commissione Bilancio del Senato (dal 2001 al 2006 e dal 2008 al mese scorso). Essendo senatore, per arrestarlo (e solo ai domiciliari) i giudici han dovuto chiedere il permesso a Palazzo Madama.

Prim’ancora di leggere le carte, solo in base alle agghiaccianti ricostruzioni dei giornali, il presidente del Pd Matteo Orfini disse subito che il partito avrebbe votato Sì all’arresto: un figurone, in vista delle regionali. Poi l’8 luglio, letti tutti gli atti, la giunta per le autorizzazioni dà il via libera alla cattura con 13 Sì (Pd, M5S e Lega) e 7 No (FI, Psi e Ncd). Ieri, in aula, contrordine compagni: 189 No, 96 Sì e 17 astenuti. Siccome i partiti dichiaratamente contrari all’arresto (N-cd-Udc, FI, Gal e Autonomie) totalizzavano 128 senatori, almeno 60 del Pd (metà del gruppo parlamentare) hanno votato in modo decisivo per salvare Azzollini dalla galera (…).