ROMA – “Morry’s bar”, questo l’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi (5 novembre). “Può darsi – scrive Travaglio – che Renzi sia così furbo da imbarcare oggi i dinosauri che voleva rottamare, per poi scaricarli brutalmente domani, non appena avrà agguantato la segreteria del Pd. Ci vorrà una buona dose di cattiveria per farlo, ma c’è chi giura che solo un democristiano come lui può averne tanta”.
Ecco l’editoriale:
Staremo a vedere. Per ora la transumanza, alla prima o all’ultima ora, dei Fassino, Veltroni, Franceschini, Latorre e persino La Ganga verso il carro del vincitore fa un pessimo effetto. Anche perché costoro si portano dietro i rispettivi cucuzzari, cioè le truppe cammellate che presidiano i territori locali. E non è quasi mai un bel vedere. Si dirà che anche il vecchio-giovane Cuperlo ha arruolato tanti bei reduci: dal Cozzolino delle primarie annullate a Napoli per i troppi cinesi ai seggi, all’ottimo Crisafulli, il ras di Enna che rinverdisce i fasti di Ceausescu col 98, 5 %. Ma Cuperlo non ha fatto della rottamazione la sua ragione sociale (infatti viene da casa D’Alema), mentre Renzi sì. Fra i tanti neorenziani folgorati sulla via del vincitore prossimo venturo, si segnala Fabrizio Morri, che pur essendo di Urbino mosse i primi passi nel Pci torinese negli anni 80, nella squadra dei “rinnovatori”. Poi fu un po ’ di tutto: membro della segreteria Ds con Fassino, deputato dal 2006 al 2013, capogruppo alla Vigilanza Rai. E ora, sempre fassiniano e sempre “rinnovatore” trent’anni dopo, appoggia con quel Renzi che meno di un anno fa combatté alla primarie per conto di Bersani. Cos’è cambiato? Semplice: allora il favorito era Bersani, oggi è Renzi. Oggi dunque Morri sarà proclamato segretario della federazione torinese del Pd.
Chi faticasse a riconoscerlo rammenterà il film del 2005 di Sabina Guzzanti Viva Zapatero!. A un certo punto appariva un topolone baffuto con lo sguardo penetrante nel vuoto che tentava di spiegare la mancata legge sul conflitto d’interessi: “In tutte le attività umane capita di sbagliare… Sembrava di volersi accanire verso un uomo (Berlusconi, ndr) sconfitto politicamente, tant’è che stava all’opposizione… A casa sua si cominciava a mormorare che dovevano cambiare cavallo e che Berlusconi era cotto… In quella fase, dargli una botta con una legge peraltro normale e civile sul conflitto d’interessi sembrava… è sembrato allora una misura da non… un rischio da non correre, diciamo…”. Il pubblico nelle sale era colto da un misto di ridarella e prurito alle mani. Bene, quel topolone era Morri. Il quale si era già segnalato l’anno precedente per un’altra impresa titanica. Nel 2004 i vertici Ds, Fassino & C., avevano deciso di riannettersi l’Unità, chiusa dai geni veltroniani nel 2000 e riaperta nel 2001 da un gruppo d’imprenditori, ma non più come giornale di partito, bensì indipendente, tant’è che a dirigerlo furono chiamati due giornalisti che mai avevano votato Pci: Furio Colombo e Antonio Padellaro. Il guaio per i Ds fu che la nuova Unità funzionava troppo bene e si opponeva ogni giorno alla loro linea inciucista. Così i cervelloni del Botteghino decisero di cacciare Colombo, in attesa di fare altrettanto con Padellaro. Ma non sapevano come dirlo agli elettori-lettori, già sul piede di guerra. Allora usarono la stessa tecnica di B. contro Montanelli: uno stillicidio di veleni e attacchi anonimi su altri giornali, nella speranza che chi di dovere capisse e sloggiasse sua sponte. Intanto in pubblico il portavoce Roberto Cuillo assicurava che “mai la segreteria ha fatto pressioni sul Cda dell ’ Unità e mai le farà”. A quel punto entrò in scena l’astuto Morri, responsabile Comunicazione della segreteria, che comunicò all ’ Ansa: “Non escludo che Fassino abbia fatto sapere al Cda il suo punto di vista, d’altronde il cambio di direzione è maturo da un anno”. E così stampò le impronte digitali del partito su un’operazione che nessuno voleva firmare. La Fnsi protestò. I Ds si precipitarono a smentire. Morri si rimangiò tutto, l’avevano equivocato. Ora è la colonna torinese di Renzi. E questo, purtroppo, non è un equivoco.