Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Opposizione rinviata causa maltempo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Aprile 2015 - 08:09 OLTRE 6 MESI FA
La prima pagina del Fatto Quotidiano

La prima pagina del Fatto Quotidiano

ROMA – “Prima o poi – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – qualche specialista bravo dovrà studiare i cervelli della presunta “opposizione interna” al Pd. Quella che nei talk show, sui giornali e nei convegni si batte come un leone, anzi un giaguaro, contro l’Italicum e la riforma del Senato, poi quando va in aula si scioglie come ghiacciolo al sole e vota Sì a tutto”.

L’editoriale di Marco Travaglio: Oppure, se proprio ha mangiato bistecca di tigre, esce dall’aula per non votare No. Un anno fa Libertà e Giustizia lancia un appello contro la “svolta autoritaria” insita nel combinato disposto delle due schiforme. L’appello è firmato dai migliori costituzionalisti italiani, da Zagrebelsky a Pace a Rodotà a tanti altri, e viene subito ripreso dal Fatto e da Micromega e ignorato dagli altri giornali, almeno finché Renzi e la Boschi – dall’alto delle loro cattedre di ripetenti – non provvedono a insultare i giuristi come gufi, professoroni, soloni e rosiconi. Il Fatto raccoglie 350 mila firme contro la doppia porcata e a favore di una riforma democratica del bicameralismo e della legge elettorale. Dalla “minoranza Pd”, nemmeno un plissè. Tant’è che a marzo 2014 vota come un sol uomo l’Italicum in prima lettura alla Camera. Però annuncia che bisognerà cambiarla al Senato, sennò sono guai; e, soprattutto, che darà battaglia sulla riforma costituzionale che approda a Palazzo Madama ad agosto 2014 (…) Però dai, c’è sempre una prima volta. Anzi, se dice che la democrazia è in pericolo, non gli basterà votare No in aula: salirà sulle montagne col fazzoletto rosso al collo a difenderla armi in pugno. Il 10 marzo è il gran giorno: gli impavidi “oppositori interni” gettano il cuore oltre l’ostacolo e votano Sì. Però assicurano che han sofferto molto e il loro Sì è diverso dal Sì dei renziani: un Sì che è più No che Sì. Per differenziarsi, fanno le faccette malmostose, tipo “tenetemi, sennò faccio un macello”. Votare su un piede solo? Fare le corna dietro la schiena così non vale? Cinquanta sfumature di Sì. E giurano che daranno battaglia la prossima volta sull’Italicum. Bersani vota Sì, poi fa il duro: “Se non ci saranno modifiche a Italicum e ddl costituzionale, d’ora in poi non voterò più Sì”. Anche i terribili Cuperlo, Bindi e D’Attorre votano Sì, ma subito dopo le cantano chiare: “È il nostro ultimo atto di responsabilità per non interrompere il percorso riformatore. Se il governo rifiuta di riaprire il confronto sulle ipotesi di miglioramento, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità”. Ecco, non si interrompe un percorso: anche se antidemocratico. E poi di quali “miglioramenti” vaneggiano, visto che in terza lettura il nuovo Senato sarà blindato e inemendabile? “La rivoluzione – diceva Flaiano – è rinviata a data da destinarsi a causa del cattivo tempo”. Però gli oppositori del giorno dopo partoriscono un documento durissimo contro la legge che hanno appena votato: “Siamo davanti a uno slittamento del potere legislativo dal Parlamento all’esecutivo in assenza di contrappesi e con una spinta verso un presidenzialismo che non ha eguali in Europa”. Renzi trema: la prossima volta, sul nuovo Senato alla Camera, sono cavoli amari. Il solito penultimatum. Qui lo voto e qui lo nego (…).