Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Presunti indecenti”

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Presunti indecenti"
La prima pagina del Fatto Quotidiano del 13 dicembre

ROMA – “Presunti indecenti” è il titolo dell’articolo a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di sabato 13 dicembre:

A maggio, nel suo forum con Il Fatto, Matteo Renzi rispose sui quattro inquisiti del Pd promossi sottosegretari e su quelli candidati al Parlamento europeo: “Per me, finché non sei condannato, sei innocente. Io sono su posizioni diametralmente opposte a voi. Non cambierò mai idea su una persona in base a un avviso di garanzia. Difendo la presunzione di non colpevolezza, in questo sono più fedele alla Costituzione di voi. Poi, se uno è condannato, se ne va”.

Ora, dinanzi allo scandalo Mafia Capitale, che aggiunge mafiosi, terroristi neri, cravattari, spacciatori, professionisti della violenza alla formazione-tipo del malaffare, il premier sembra vacillare. È troppo presuntuoso per ammetterlo, ma basta sentirlo parlare: “Fuori i ladri dalla politica” è una frase che, alla luce della presunzione di non colpevolezza come la intende lui, pare un tantino azzardata. Andrebbe pronunciata fra una decina d’anni (se basteranno), dopo la Cassazione: ora siamo appena agli avvisi di garanzia e alle misure cautelari, neppure ancora confermate dal Riesame. Eppure Renzi legge le carte con le intercettazioni e dice “ladri”. Come qualunque cittadino dotato di media intelligenza. Poi però si ricorda delle sue interviste e dei suoi inquisiti (a cui si sono aggiunti il neogovernatore Bonaccini e diversi neoconsiglieri emiliani e calabresi) e mette una toppa peggiore del buco: “Subito i processi”. Pura propaganda, con un’indagine così complessa ancora in corso e con un sistema farraginoso come il nostro. Ma anche una resa incondizionata al potere giudiziario di un presunto primatista della politica: come se non bastasse quel che emerge dalle intercettazioni per farsi un’idea di certi politici e decidere di conseguenza (politicamente, non giudiziariamente).

Non c’è niente da fare: pare proprio che nemmeno un premier giovane e sveglio come lui riesca a divincolarsi dalle fumisterie e dalle tartuferie della vecchia politica, che da sempre usa la presunzione d’innocenza come l’ultimo rifugio delle canaglie: un gargarismo utilissimo per buttare la palla in tribuna e sfuggire fino alle calende greche alle proprie responsabilità dinanzi alle indecenze emerse da questa o quell’indagine. Se un politico o un pubblico amministratore è indagato perché filmato o intercettato o immortalato da una contabile bancaria a incassare mazzette, non dev’essere dimissionato perché è indagato, ma per i fatti gravi che lo rendono un potenziale, probabile corrotto. Magari quei fatti, al terzo grado di giudizio, non basteranno per condannarlo. Oppure la mannaia della prescrizione calerà prima. Ma è giusto che la soglia probatoria richiesta per mandarlo in galera sia molto più alta di quella necessaria per lasciarlo a casa. Altrimenti, siccome Carminati, Buzzi e pure la mamma di Loris sono solo indagati dunque innocenti, perché non portiamo al governo o in Parlamento anche loro, poi quando arriva la Cassazione ne riparliamo?

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