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Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Taci, il Riina ti ascolta”

di Gianluca Pace |9 Ottobre 2014 8:00

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Taci, il Riina ti ascolta”

ROMA – “Hai capito i garantisti all’italiana? – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – Pretenderebbero di vietare a dieci imputati di assistere a un’udienza del loro processo perché un testimone non vuole. La pantomima va in scena nella repubblica, anzi nella monarchia del Napolitanistan, già culla del diritto e ora del rovescio”.

L’articolo completo:

Orde di corazzieri sdegnati e giuristi per caso si scagliano a Camere, reti ed edicole unificate contro i pm di Palermo che, anziché violare la Costituzione e il Codice e dunque condannare il processo alla nullità assoluta tenendo gli imputati fuori dalla porta, propongono di farli entrare. “Pm choc” (Messaggero). “Schiaffo dei pm” (Giornale). “Sfregio dei pm” (Libero). “Punto di non ritorno oltre il quale non ci si rialza più” (Il Sòla-24 Ore). “Trappola ordita contro il Quirinale, sceneggiata lesiva dell’onore e della funzione del Capo dello Stato, visione distorta per non dire perversa della funzione giudiziaria” (il Foglio). “Una macchina impazzita… in direzione di un traguardo che non promette nulla di buono sul piano dell’opportunità politica e della decenza… La vergogna di esporre il capo dello Stato a una testimonianza in presenza di fior di criminali, assassini e stragisti… Baraccone… Pateracchio istituzionale” (Stampa). “Estremo e coerente capitolo di una sfida lanciata qualche anno fa dai Pm siciliani”, ma “sul Colle si confida in una scelta della Corte tale da preservare il prestigio e la dignità del capo dello Stato” (Corriere). “Non comprendo il significato processuale né istituzionale del parere della Procura” (Zanda, Pd: e studiare?). “Parere che stupisce e non mi spiego” (Finocchiaro, Pd, laureata in Legge ed ex pm). “Inaccettabile, si è passato il segno” (Speranza, Pd). “A prescindere da valutazioni imperscrutabili (la Costituzione e le leggi, ndr) auspichiamo che all’Italia e alle sue istituzioni sia risparmiato lo sfregio di due capi dell’anti-Stato presenti alla deposizione del capo dello Stato” (Quagliariello, Ncd). “Autentica provocazione che ci auguriamo non verrà raccolta dalla Corte” (Cicchitto, ex P 2, ora Ncd). Sciocco chi che l’Istituzione perda prestigio e decoro in base al comportamento più o meno indecoroso di chi la occupa. Invece no: è il fatto di essere ascoltati da Riina che fa perdere prestigio. Ma qui, se abbiamo capito bene, il problema non è neppure che gli imputati assistano al loro processo (infatti nessuno obietta sulla presenza di Mancino): bensì che assistano due mafiosi e assassini. Oh bella, se Riina e Bagarella fossero due dame della carità o due monaci trappisti non sarebbero sotto processo per la trattativa Stato-mafia. Quindi, par di capire, la Corte dovrebbe dividere gli imputati buoni (politici e carabinieri) da quelli cattivi (i mafiosi, con cui però politici e carabinieri 22 anni fa trattavano proprio perché erano mafiosi, poco dopo Capaci e anche dopo via D’Amelio). “Che dirà il mondo?”: tranquilli, il mondo sa già tutto. Sa che l’Italia è stata governata sette volte da Andreotti, poi dichiarato mafioso fino al 1980. Sa che, dopo di lui, venne B., noto corruttore e frodatore, affiancato da Dell’Utri, poi condannato a 7 anni per mafia e ora detenuto nel carcere di Parma a poche celle di distanza da Riina (con cui, se vorrà, potrà collegarsi dalla stessa saletta con il Colle per la deposizione del presidente della Repubblica nata dalla trattativa). L’unico stupore, nel mondo, potrebbe sorgere dalla scoperta che in Italia si vieta agli imputati di presenziare ai loro processi e di interrogare i testimoni, violando i diritti della difesa come neppure a Guantanamo. E che i politici e i giornalisti “garantisti” ignorano la Costituzione e le leggi del loro Paese. Per fortuna il Corriere ci informa che “al Quirinale non piace che si attribuiscano a Giorgio Napolitano sentimenti incontrollati o scatti d’umore quasi scomposti, evocando ad esempio ‘ ira ’ o ‘ rabbia’. Questo presidente, per formazione e carattere, è uomo che sa ‘ governare le passioni’”. Non a caso S. A. R. “ha voluto definire con gli umanissimi aggettivi ‘ triste ’ e ‘ amaro ’ l’esito della nuova fumata nera” per i giudici della Consulta. E allora che si agitano a fare i corazzieri? Sua Maestà ha raggiunto finalmente una completa, umanissima atarassia. Dai che è la volta buona che parla.

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