Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Un giorno di ordinaria Italia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Agosto 2014 - 08:08 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Un giorno di ordinaria Italia"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Un giorno di ordinaria Italia”

ROMA – “L’altroieri, mercoledì 6 agosto, pareva una giornata come tante altre – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – Il Senato era impegnatissimo a votare a tappe forzate, h 24, la propria trasformazione in bocciofila per consiglieri regionali e sindaci inquisiti”.

L’articolo completo:

 

Il presidente del Consiglio si godeva le reazioni alla sua intervista settimanale a Repubblica contro i terribili gufi e intanto twittava a tutta randa contro i terribili gufi. Il sinistro dell’Interno Angelino Jolie tentava di provare la sua esistenza in vita espellendo il pericolosissimo imam di San Donà de Piave. Il Corriere della sera pubblicava un editoriale di Aldo Cazzullo dall’azzeccatissimo titolo “Come disperdere un patrimonio” che faceva pensare a una sacrosanta reprimenda a Renzi per i 7 miliardi buttati nel cesso per comprarsi milioni di voti a 80 euro l’uno: ma poi si scopriva che il ragazzo tornato dal Brasile, smaltiti il jet lag e la saudade, ce l’aveva con Grillo e i 5 Stelle, senza i quali l’Italia sarebbe la locomotiva d’Europa, ma che dico d’Europa?, del mondo. Giornali e tg erano tutti intenti a illustrare le idee delle ministre Boschi e Madia, doppio ossimoro. E menavano scandalo perché in Germania Bernie Ecclestone l’ha fatta franca in un processo per corruzione pagando la modica cifra di 100 milioni di euro, tacendo il fatto che in Italia corrotti e corruttori la fanno franca senza sborsare un euro. Gettonatissimo il nuovo gioco dell’estate, destinato a soppiantare l’hula-hoop e il cubo di Rubik: la Riforma della Giustizia del ministro Orlando. Poi, nell’arco di alcune ore mattutine, sono giunte tre notizie all’apparenza sganciate fra loro. 1) Il vertice di 3 ore a Palazzo Chigi fra il giovane premier e un anziano pregiudicato ai servizi sociali per discutere di Costituzione, legge elettorale col contorno soglie e preferenze, ma anche di come rimettere in ordine i conti pubblici e rilanciare l’economia, ma anche di giustizia, ma anche di quella culona della Merkel colpevole di tutto, ma anche di Milan e Fiorentina. 2) Il seminario tenuto un mese fa all’università La Sapienza di Roma da Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia, imputato per l’omicidio di 33 persone e dunque invitato dalla cattedra di Psicopatologia forense a illustrare le più avanzate tecniche di “gestione del panico”. 3) Il rapporto Istat sull’Italia in recessione, con il Pil a -0, 1 % nel primo trimestre e a -0, 2 nel secondo (quello dei balsamici 80 euro), e l’immediato crollo della Borsa. Conseguenze della notizia n. 1: nessuno stupore, nessuna indignazione per la lectio magistralis del condannato per frode fiscale e imputato per corruzione al premier che dovrebbe combattere le frodi fiscali e la corruzione e riformare la giustizia. Anzi, giusto così. Conseguenze della notizia n. 2: unanime sdegno per la lectio magistralis dell’ex comandante Schettino, al momento solo imputato e non ancora condannato. Conseguenze della notizia n. 3: il premier Renzi dice “me l’aspettavo”. Era tutto astutamente calcolato. Quando annunciava che gli 80 euro avrebbero dato “uno choc ai consumi” e gonfiato prodigiosamente il Pil fino all’ 1 % o quasi, scherzava: lui l’aveva fatto apposta per portare il Pd al massimo storico e l’economia italiana al minimo storico degli ultimi 14 anni, così i gufi imparano. Intanto il ministro dell’Economia dice “spendete gli 80 euro” ai fortunati vincitori, e riesce persino a restare serio. L’agenda non cambia: il governo ha sempre ragione, è l’economia gufa che non capisce le slide. E niente panico, come direbbe Schettino. Anzi “avanti così più in fretta”: il Parlamento resterà intasato per altri mesi per abolire l’elezione dei senatori e far nominare i deputati dai partiti, perché ce lo chiede il Pil, e naturalmente l’Europa. Casomai servisse, il pregiudicato che per 11 anni su 20 ha fatto di tutto per affondare la nave e alla fine c’è quasi riuscito promette al premier che a un cenno convenuto tornerà a bordo e gli darà una mano a completare l’opera. Renzi ringrazia, ma confida di riuscirci da solo. Intanto, fa l’inchino.