Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Vita dei Giuliani Amati/1”

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Vita dei Giuliani Amati/1"
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Vita dei Giuliani Amati/1”

ROMA – “Questa non è una biografia – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – ma un ritratto collettivo, perché il biografato è multiplo. Tutti lo chiamano Giuliano Amato, ma – tralasciando l’ossimoro del cognome – è più corretto parlarne al plurale: i Giuliani Amati. Pablo Picasso conobbe soltanto quattro periodi: quello blu, quello rosa, quello del cubismo analitico e quello del cubismo sintetico. Nel nostro caso, c’è ben di più e di meglio. C’è l’Amato socialista unitario amico del Pci e della Cgil”.

L’articolo di Marco Travaglio: C’è l’Amato giolittiano che nel 1976, dopo la svolta dell’hotel Midas con l’ascesa di Craxi a segretario, lo chiama “cravattaro” e “autocrate”. C’è l’Amato craxiano anticomunista. C’è l’Amato scalfariano (nel senso di Scalfaro) e filocattolico. C’è l’Amato scalfariano (nel senso di Scalfari) e laico. C’è l’Amato filoberlusconiano. C’è l’Amato dalemiano. C’è l’Amato neoulivista. C’è l’Amato solipsista che sta solo con se stesso. C’è l’Amato equivicino che sta con tutti. C’è l’Amato montiano e anticasta che insegna come tagliare i costi della politica in cui sguazza da mezzo secolo. C’è l’Amato napolitaniano che si parcheggia alla Consulta in attesa di ereditare il trono di re Giorgio. C’è l’Amato che ogni dieci anni si ritira dalla politica e c’è l’Amato che ogni volta vi rientra senza mai esserne uscito, candidato a tutto e assiso dappertutto, anche se finge sempre di non essere stato da nessuna parte. Il professionista a contratto. Craxi, che lo conosceva bene, lo definì “un tecnocrate, un ottimo professionista che lavora a contratto… un Giuda, un opportunista che strisciava ai miei piedi e ora striscia a quelli degli altri per salvarsi la pelle”. Fu quando il suo ex Tigellino cominciò a far finta di non averlo mai conosciuto (…) Il servo serve. Il 7 luglio 1981 è in partenza per un viaggio di studi a Washington e teme che, insomma, lontan dagli occhi lontan dal cuore di Craxi (con annessi sorpassi di altri arrampicatori garofanati). Così prende carta e penna e, su carta intestata del direttore della Facoltà di Scienze politiche della Città Universitaria di Roma, gli scrive una lettera strisciante alla Sir Biss, per mettersi a sua completa disposizione, anche dall’altra sponda dell’oceano, e mendicare un incarico purchessia, anche di “portavoce”, per “rendermi utile” e “farmi usare, se serve”. E, già che c’è, vellica le fregole ducesche del Capo facendogli balenare quel progetto di Repubblica presidenziale che lui stesso ha lanciato un anno prima dalle colonne di Repubblica (…)

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