ROMA – Marco Travaglio contro Michele Santoro: Urbano Cairo, proprietario della 7, si è schierato con Santoro contro Travaglio. Sulla 7 va in onda, il giovedì sera, Servizio Pubblico.
Qui, giovedì 16 ottobre si è consumata la rottura fra Marco Travaglio e Michele Santoro. Marco Travaglio era lanciato in una requisitoria contro il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, contro il quale emerge un sentimento diffuso di ostilità per le sue responsabilità politiche e di gestione cui molti fanno ascendere la responsabilità ultima dell’alluvione di Genova del 9 ottobre 2014.
Michele Santoro ha provato a far tacere Travaglio per consentire a Burlando di difendersi, ma Travaglio ha preso cappello e se ne è andato.
Ne è scaturita una sequela di polemiche sui giornali e sui siti e due articoli definitivi di Marco Travaglio sul Fatto.
Intervistato da Leandro Palestini per Repubblica, Urbano Cairo ha preso posizione netta e chiara a favore di Santoro contro Travaglio:
“Santoro ha fatto bene a riaffermare il principio che Servizio Pubblico offra a tutti la possibilità di dire quello che pensano e anche di replicare. I confronti possono essere anche duri. Ma neppure il cinismo di gioire per un litigio. La rissa non porta ascolti. In tv lo share cresce nel momento in cui ci sono le idee”.
A parte i modi, che sono il chiodo fisso della sinistra da salotto quando fa comodo a loro, Marco Travaglio aveva ragione da vendere, ma Urbano Cairo, ultima e suprema autorità alla 7, non poteva che stare dalla parte della gerarchia:
“Ho parlato solo con Santoro. Travaglio non lo sento mai. Io ho fatto un accordo con Michele: lui è libero di fare il talk con chi vuole, ha scelto Travaglio, che ha dato ottimi contributi”.
Domanda insidiosa: Nel gioco della torre chi dei due salverebbe?
“Non butto nessuno dalla torre. Travaglio è molto bravo nel fare le domande. Ma è giusto che anche a lui possano fargliene. Non è reato di lesa maestà ricevere domande da un ragazzo genovese (un angelo del fango) che ha dimostrato personalità anche di fronte a Beppe Grillo. Ero pienamente d’accordo con Santoro quando diceva che Burlando doveva poter dire la sua”.
Dicono che la frattura fra Travaglio e Santoro sia causata da Beppe Grillo:
“A me non risulta. Una così rodata coppia televisiva non credo scoppierà per un diverso modo di vedere la politica grillina. Comunque io non intervengo sulla linea politica, Santoro sceglie in assoluta libertà ospiti e collaboratori”.
Il 30% della società che produce Servizio Pubblico è del Fatto Quotidiano , di cui Travaglio è condirettore. Un intreccio che può creare problemi a Santoro?
“Non direi. Santoro ha piena autonomia e libertà nel fare Servizio Pubblico : è lui l’anima della trasmissione, sua la linea editoriale. E smentisco le voci su una anticipata chiusura del programma. L’arrivo di Giulia Innocenzi, il 13 di novembre con il suo Anno Uno ( in sei puntate) era programmato da tempo “.
I talk showsono in crisi ma La7 ne ha uno a sera:
“In questa stagione c’è un calo complessivo degli ascolti, ma per noi non va così male. Floris con diMartedì cresce poco a poco, mentre Ballarò cala. I fatti della politica condizionano l’audience di La7. Se ci sono le elezioni cresciamo. Nel 2011 il Tg era al 9.60% di share, l’anno scorso siamo scesi al 6.5-7%. La rete aveva il 3.8% di share nell’anno dello spread (2011) oggi siamo al 3.3 %. Per Rai e Mediaset le perdite sono peggiori”.
Ma i conti tornano?
“Porro con Virus ha battuto Santoro perché ha ospitato una sorta di “conferenza stampa” di Renzi. Noi contiamo su un pubblico di “alti consumatori”, abbiamo 70 aziende in esclusiva di pubblicità tv. E nella prima serata i talk show portano ancora il 60% degli investimenti pubblicitari”.
Il quadro ottimistico tracciato da Urbano Cairo non convince Leandro Pallestini, che scrive:
“Dopo la lite in diretta di giovedì, Santoro e Travaglio vivono da “separati in casa”. Si parlano a distanza. Mantengono le rispettive posizioni con puntiglio. A La7 temono che giovedì prossimo Travaglio, severamente rimproverato dal conduttore, possa dismettere i panni dell’editorialista del programma. Il pubblico era abituato ai politici che lasciavano gli studi tv (Berlusconi, Brunetta, Santanché), ora la crisi dei talk politici produce inedite crisi di nervi tra conduttori e collaboratori”.
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