Maria Teresa Meli sul Corriere: “Renzi, accuse e veleni. Resa dei conti nel Pd”

Maria Teresa Meli sul Corriere: "Accuse e veleni, resa dei conti nel Pd"
Maria Teresa Meli sul Corriere: “Accuse e veleni, resa dei conti nel Pd”

ROMA – Nel Pd è guerra civile, tutti contro Renzi. In Parlamento, nelle riunioni, nei circoli partono le accuse, e i veleni, contro il “rottamatore”. “I bersaniani – scrive Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera – mandano anche sms a giornalisti amici e ai fedelissimi per invitarli a scavare nella vita del superfavorito alle primarie dell’otto dicembre”.

A pesare, a scatenare l’ira dei bersaniani il niet di Renzi su amnistia e indulto. “Quanto a lui, il reprobo, fa spallucce – scrive Meli –  I sondaggi non li ha fatti prima per decidere se dare o meno l’affondo sull’amnistia. Li ha fatti dopo. E i risultati sono giunti sul suo tavolo giusto appunto ieri sera. «Un balzo avanti rispetto a Letta», enfatizzano i suoi”.

L’amnistia è invisa all’80 per cento del popolo della sinistra e non piace nemmeno alla destra tutta legge e ordine, quindi meglio mettere la sordina a tutta la vicenda e parlare d’altro. Ma anche «l’altro», a volte, può essere imbarazzante. Soprattutto se si tratta di legge elettorale. Su questo punto Renzi non ha dubbi: «Non ci siamo sposati mica il Pdl». Il che, tradotto dall’italiano al politichese (perché alle volte con il personaggio bisogna fare così), significa che questo legame non può durare a vita. La pensa più o meno allo stesso modo il prudentissimo Walter Veltroni: «Il governo non è un bene in sé perché c’è, ma è un bene se fa». Per questa ragione il mese prossimo, il 20 novembre, il sindaco di Firenze metterà a punto la sua proposta sulla legge elettorale: «Una legge — spiega — che ci consenta di tornare alla dialettica normale del sistema bipolare tra maggioranza e opposizione. Bisognerà restituire dignità al confronto politico spiegando che stiamo ancora insieme per qualche mese o anno, poi alla fine dell’esperienza del governo Letta ridaremo la dignità allo scontro politico».
La «tentazione di cancellare il bipolarismo», secondo il sindaco di Firenze, c’è ancora: «C’è — confida a qualche amico — chi potrebbe pensare di spaccare il Pdl e chi, vedendo la scissione da quella parte, potrebbe essere tentato in casa nostra, di fare una scissione a sinistra, per questa ragione dobbiamo assolutamente blindare il bipolarismo». E siccome Renzi appare determinato e tra poco meno di due mesi sarà segretario del Partito democratico tutti in realtà aspettano lui prima di mettere le carte sul tavolo della riforma elettorale.
Il che, naturalmente, non significa che la strada del sindaco sia in discesa, anche se lui è convinto di continuare a fare le sue scorribande, tenendosi fuori dai palazzi del potere romano, e conta di vincere pure nei circoli di partito. Ma si rende conto che la sfida è ben più ampia: «L’establishment italiano probabilmente non mi vuole perché voglio cambiare una situazione cristallizzata che fa comodo anche a tanta classe dirigente imprenditoriale e finanziaria che ha le stesse colpe della classe politica e non può pensare di tirarsi fuori».

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