ROMA – “Banderuola Pd e maestra di gaffe, rischia di bissare il caos esodati”, è il ritratto, secondo Elisa Calessi, del ministro Marianna Madia:
Secchiona e gaffeur. Curriculum di ferro, ma politicamente poco avveduta. Sono queste due caratteristiche che rendono Marianna Madia, trentatreenne ministro della Pubblica amministrazione, curiosamente simile ad Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro del governo Monti. E forse, per entrambe, anche la seconda qualità è un punto di merito. Sulla prima non ci sono dubbi. Madia frequenta il Lycée Chateaubriand di Roma, si laurea con lode in Scienze politiche all’Università La Sapienza, si specializza all’Istituto di Studi avanzati di Lucca, dove ottiene il dottorato di ricerca in Economia del lavoro. Proprio poco prima della tesi, conosce Enrico Letta che la vuole con sé all’Arel, think tank da lui diretto e fondato da Nino Andreatta. Da qui lo segue al governo, entrando nella segreteria tecnica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio durante il secondo governo Prodi. Sempre per Arel, intanto, coordina la redazione della rivista mensile telematica Ele (Europa Lavoro Economia) e dal giugno 2012 entra nel comitato direttivo. Dal 2011 compare anche nel comitato direttivo di Italiani europei, fondazione di Massimo D’Alema. Ma è grazie all’esperienza con Letta, oltre al fatto di essere figlia di Stefano Madia, giornalista, attore, consigliere comunale eletto a Roma con la “Lista civica per Veltroni”, morto prematuramente a 49 anni e amico dell’ex sindaco, che viene notata da Veltroni. L’ex segretario del Pd la candida come capolista nelle elezioni del 2008. Proprio a ridosso del voto risale la sua prima gaffe.«Porto in dote la mia straordinaria inesperienza»,risponde a chi gli chiede conto della sua giovane età. Voleva essere un atto di modestia, ma pochi lo capiscono. Lo stesso accade con un’altra sua frase che fa inalberare mezzo partito: «Nel Pd ho visto delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio». Nel frattempo, si distingue nel lavoro parlamentare: è tra i più presenti in Aula e in commissione, elabora un disegno di legge sul contratto unico, tiene testa a giuslavoristi di esperienza. Diventa un punto di riferimento per le materie del lavoro. Il suo percorso politico, visto con le categorie delle correnti, è variegato. Comincia lettiana, diventa veltroniana, poi dalemiana, complice il posto a Montecitorio proprio accanto all’ex premier, bersaniana, infine renziana. Perché è un’esperta nel suo ramo, quindi offre le sue competenze a chi gliele chiede, secondo gli amici. Per convenienza, secondo i suoi detrattori, tra cui l’ex direttrice di Youdem, Chiara Geloni, che dopo la sua nomina a componente della segreteria di Renzi, le scrive una lettera di fuoco. L’ultima gaffe risale a prima di diventare ministro. Nominata nella segreteria, fa visita a Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico, scambiandolo con il ministro del Lavoro. Maldicenze, per gli amici. Certo è che, come con tutte le brave, su di lei si concentrano invidie e maldicenze. Come sulla sua vita privata, che la vedrebbe sempre vicino a personaggi importanti. Ex fidanzata di Giulio Napolitano ora è sposata con Mario Gianani, produttore cinematografico e amico di Fausto Brizzi. Intanto si gode la sua seconda gravidanza.