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Marò, ipotesi scambio di prigionieri con 18 marinai indiani dentro per droga

di Emiliano Condò |20 Ottobre 2014 10:43

Marò, ipotesi scambio di prigionieri con 18 marinai indiani dentro per droga

ROMA – Diciotto marinai coinvolti in un traffico internazionale di droga in cambio di due marò. Quei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati in India di aver ucciso un pescatore. L’ipotesi fatta da Marco Ventura per il Messaggero è di quelle suggestive e allo stesso tempo inquietanti: uno scambio di prigionieri. 

Ipotesi, spiega Ventura, che è sul tavolo anche se ovviamente non a livello ufficiale. Perché è negoziato di quelli che non si fanno vedere. Secondo il Messaggero c’è un filo diretto tra Matteo Renzi e il premier indiano. Tutto seguito da Giorgio Napolitano. Da qui a dire che arriverà il sì allo scambio di prigionieri, però, ce ne corre.

Così Ventura:

Mel frattempo, il 12 dicembre è prevista un’udienza alla Corte Suprema di Delhi: l’Italia contesta l’impiego della NIA, la National Investigation Agency alias FBI indiana, come dominus delle indagini sull’uccisione dei due pescatori del Kerala scambiati per pirati l’ormai lontano 15 febbraio 2012 dai marò comandati da Latorre sulla “Enrica Lexie”. Abbandonata l’internazionalizzazione tramite arbitrato, anche se “tecnicamente” pronta in caso di necessità, l’Italia punta sulla diplomazia bilaterale sotterranea. La speranza è che Modi, il neo-leader indiano, voglia uscire dall’impasse.

Situazione, comunque non facile. Ancora Ventura:

La realtà è che l’India ha il coltello dalla parte del manico (Girone è in India, e Latorre e se non rientra a gennaio mette nei guai il compagno). L’approccio italiano oscilla fra la prudenza e la tentazione di esercitare pressioni. Si è parlato anche di un possibile scambio di prigionieri. Latorre e Girone contro 18 marinai indiani catturati su una nave carica di droga. Ma non sarebbe una soluzione onorevole mettere sullo stesso piano due fucilieri del San Marco e 18 “trafficanti”.

 

A questo punto, spiega il Messaggero, sembra che per uscire dall’impasse resti solo la strada politica e non quella giudiziaria:

Roma cerca di non urtare la suscettibilità indiana, al tempo stesso il non alzare la voce ha prodotto finora risultati modesti. L’Italia può far valere in questi mesi il suo esser presidente di turno dell’Unione Europa. Ma anche la nostra presidenza è a scadenza. L’assegnazione del fascicolo in India al consigliere di Modi per la sicurezza nazionale e ex capo dei servizi segreti indiani, Rajiv Doval, dà un nome e un volto a un possibile interlocutore che in passato ha compiuto “miracoli”. Ma la strada è ancora lunga. Il governo italiano si è convinto che il rebus non si scioglierà per via giudiziaria, ma soltanto attraverso una decisione politica che è in mano ai leader. A Modi e Renzi.

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