Renzi al Corriere, Corea del Nord e decreto sblocca-crediti: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Aprile 2013 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Renzi: Intesa con Berlusconi o voto”. Mistero triste a cinque stelle. Editoriale di Gian Antonio Stella:

“Tutti nemici, moltissimo onore? Dopo avere espresso il loro disprezzo per tutti i partiti («Noi vogliamo una cosa nuova. Una iper-democrazia senza i partiti. Che non contempla i partiti»: Beppe Grillo), per tutti i giornalisti italiani («Mi stanno tutti sul c…»: il capogruppo al Senato Vito Crimi), per tutti gli accordi («Noi non faremo mai accordi coi partiti»: la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi), nel mirino dei pentastellati sono finiti tutti gli intellettuali. «Abbiamo sottolineato che nel nostro Movimento non ci sono intellettuali», ha spiegato come se rivendicasse l’assenza di ladri o stupratori il portavoce a Montecitorio Enrico Massimo Baroni raccontando dell’incontro all’ambasciata americana, «E quando loro hanno citato il nome di Fo abbiamo fatto notare che non è un intellettuale perché ha scritto Mistero Buffo dove dà voce alla gente comune». Tesi interessante perché escluderebbe dalla repellente categoria Charles Dickens (scrisse dei bassifondi londinesi) o Victor Hugo (si occupò di miserabili) lasciando però un dubbio: e Montale, Sciascia, Calvino? Gente da evitare?
Ora, che si possano attaccare molti intellettuali è legittimo”.

La Repubblica: “Renzi: subito al voto, io sono pronto”. Da Fanfani a Merzagora quel rogo che brucia i candidati per il Colle. Editoriale di Concita De Gregorio:

“C’è una ragione semplice per cui il candidato ufficiale, concordato, condiviso alla vigilia non è stato mai eletto, con due sole eccezioni, al Quirinale: quella ragione si chiama voto segreto.
Dal decalogo delle non-regole di Giulio Andreotti (“Non ci sono regole, ci sono solo errori da non fare”): “Il candidato
ufficiale non viene eletto mai o quasi mai perché nel voto segreto c’è la reazione dei peones contro le segreterie di
partito”. Contro le segreterie quando c’erano i partiti, contro gli interessi ora che ci sono questi, contro un leader prepotente, contro uno sgarbo ricevuto
anni prima, contro un processo subito in conto d’altri, contro un collega che ti ha rubato il seggio o la fidanzata quando avevate vent’anni e ora che ne avete sessanta il rancore è ancora tutto lì, armato di truppe di devoti reclutate nei decenni. D’Alema, Amato, Marini e tutti i reduci delle antiche stagioni facciano i loro conti, ripensino alle loro biografie.
“Temo che possano incontrare più dissenso a casa loro che altrove”, osserva Cirino Pomicino. “Avvantaggiato, in questo caso, è chi una ‘casa propria’ non l’ha più”. Intende Amato, certo”.

Slitta il decreto sblocca-crediti aumento Tares rinviato a dicembre. Articolo di Roberto Petrini:

“Falsa partenza per il decreto legge destinato a restituire i 40 miliardi che Comuni, Asl, Province e Regioni devono alle imprese. Atteso per questa mattina, con annessa l’ultima sorpresa di un aumento delle addizionali Irpef rientrata all’ultimo minuto, il provvedimento è rimasto nel limbo: il Consiglio dei ministri è saltato e tutto è stato rinviato ai prossimi giorni. «Entro lunedì avremo il decreto», ha annunciato il presidente dell’Anci Delrio. Non è escluso che il decreto venga varato d’urgenza durante il week-end, tanto più che il Quirinale ieri ha ribadito, replicando ad alcune critiche, che il governo è «legittimato a prendere provvedimenti urgenti ».
Nel frattempo si avvicina anche una parziale soluzione per la nuova tassa sui rifiuti, la Tares: si pagherà a maggio per la parte “rifiuti mentre la pericolosa addizionale per i “servizi indivisibili” (illuminazione stradale, polizia urbana) di 30 centesimi al metro quadrato sarà rinviata a dicembre, in tempo utile perché il nuovo governo la modifichi.
«Nessun giallo, nessun mistero », ha detto il ministro dell’Economia Vittorio Grilli a Porta a porta a proposito del decreto, escludendo l’aumento dell’Irpef e aprendo la possibilità ad una sterilizzazione del rincaro Iva. Del resto già in una nota congiunta con il collega per lo Sviluppo Corrado Passera, emessa in tarda mattinata, aveva gettato acqua sul fuoco indicando semplicemente la necessità di «opportuni approfondimenti». L’istruttoria è dunque proseguita ieri con la convocazione a Via Venti Settembre delle imprese e oggi continuerà con un vertice insieme all’Anci”.

Le primarie dei massoni resa dei conti politica dopo lo scandalo di Siena. Articolo di Alberto Stasera:

“CROCEVIA tra alta burocrazia e finanza, gabinetti ministeriali e tribunali, vertici delle forze armate e università, grandi imprese e naturalmente politica.
Tra alte colonne in cartongesso, compassi, spadoni, talismani e occhi di Dio, nel palazzo dei congressi di Rimini trasformato in tempio massonico si apre venerdì la Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, principale obbedienza massonica d’Italia con 757 logge e circa 22mila “liberi muratori” sparsi in tutto il Paese, duemila dei quali parteciperanno all’evento. Il Gran Maestro Gustavo Raffi, avvocato ravennate dal profilo risorgimentale con un passato politico lamalfiano dopo slittamenti pacciardiani, conclude il suo terzo mandato nel 2014, ma le informali “primarie” per la sua successione sono già in ebollizione tra un popolo di “fratelli” tradizionalmente assai litigiosi.
I “papabili” si affollano e le polemiche, non sempre di alto profilo morale, covano sotto le insegne di quella che il professor Paolo Prodi, fratello dell’ex presidente del Consiglio, ha definito «una delle più importanti agenzie produttrici di etica nella storia dell’Occidente».
Solo etica e non politica? «Dal Tempio la politica resta fuori», ripete continuamente il Gran Maestro Raffi. Ma anche le piroette politiche hanno agitato la sua terza e ultima “Gran Maestranza”. «Guardi non sono io, ma la nostra storia stessa a dire che il nostro cuore batte a sinistra
», ci informò Raffi ai tempi dell’ultimo breve governo di Romano Prodi. «Berlusconi — aggiunse — le sembra forse un uomo con aspirazioni pedagogiche, quelle che a noi stanno a cuore?». Denis Verdini lo aveva infastidito sostenendo, a quel che si disse, la candidatura contrapposta di Natale Mario Di Luca, medico legale ex socialista lombardiano, come il piduista Fabrizio Cicchitto. Poi il Cavaliere vinse di nuovo e venne il “contrordine fratelli”: la storia e il fratello Bakunin non dissero più che il cuore massonico pende a sinistra. Anzi.
Le battaglie per il controllo politico della Massoneria non stupiscono affatto Valerio Zanone, ex segretario del Partito liberale ed ex ministro, relatore abituale nelle Gran Logge e studioso, tra l’altro, di Agostino De Pretis e del suo trasformismo, termine con una cattiva fama, ma secondo lui «incontro patriottico della componente moderata e di quella democratica dell’Ottocento borghese». Di «incontri patriottici» nel parlamento spaccato in tre uscito dalle ultime elezioni
sembra non se ne parli proprio, ma l’opposizione interna accusa il Gran Maestro quasi uscente di aver partecipato al “Groviglio armonioso” di Siena, dove la massoneria di sinistra vicina al Partito democratico ha cooptato anche quella di destra vicina al Popolo delle libertà. Giuseppe Mussari e Denis Verdini assisi insieme, pur con diversi gradi di potere, sulla Rocca del Monte dei Paschi. Raffi, che è stato consulente legale della banca senese, nega con forza, dice che la Massoneria «non ha le mani sul Monte, non controlla niente, né è interessata a farlo».
Ma la formula del “Groviglio armonioso”, che riassume plasticamente gli intrecci nella politica e nel capitalismo feudal- relazionale consolidati intorno al Monte prima dello scandalo, è stata coniata da Stefano Bisi, presidente del Collegio dei Maestri venerabili del Grande Oriente della Toscana”.

La Stampa: “Rimborsi, rinviato il decreto”. Il riscatto atomico del dittatore. Editoriale di Enzo Bettiza:

“L’ultima minaccia lanciata ieri sera agli Stati Uniti dalla Corea del Nord apre uno scenario imprevedibile. E dopo il test atomico, esploso con successo a febbraio dai guerrafondai di Pyongyang, il 38° parallelo è diventato più incandescente che mai. La Corea del Nord, che il parallelo separa dalla Corea del Sud, sembra aver deciso di dichiarare una guerra a risvolto nucleare non solo contro i fratelli nemici meridionali, ma proprio anche contro l’America che li arma e li protegge. Lo stravagante dittatore nordcoreano, il terzo Kim della monarchia comunista di Pyongyang, una specie di zombie in giubba maoista emerso dai bassifondi della guerra fredda, avrebbe dato addirittura ai soldati l’ordine di «non sparare il primo colpo» contro le forze sudcoreane e americane dispiegate lungo la frontiera”.

I vincoli europei dividono la politica. Articolo di Flavia Amabile:

“Le imprese chiedono celerità, l’Europa preme per saldare il pregresso ma vuole vederci chiaro, e la politica si divide. Da un lato l’esecutivo rinvia a data da destinarsi il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione, dall’altra i partiti fanno quadrato contro il governo. Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, considera «sconcertante» il rinvio e chiede al governo di «chiarire al più presto le ragioni della scelta». Angelino Alfano, segretario politico del Pdl, denuncia che «le uniche soluzioni che il governo riesce ad immaginare sono nuove forme di tassazione o aumenti ingiustificabili».

Non c’è più tempo, come dicono in tanti. Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, ricorda che «le imprese italiane creditrici dello Stato boccheggiano, molte chiudono». E il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, chiede «un segnale forte per poter pensare ad una ripartenza dell’economia reale» perché «c’è un senso di disperazione che sta affliggendo tanti imprenditori». Marco Scurria, eurodeputato dei Fratelli d’Italia, parla di «sadismo dei tecnici». Massimo Bitonci, capogruppo della Lega in Senato ricorda che sarebbe bastato «modificare il patto di stabilità agli enti locali per scaricarlo sui ministeri, veri centri di spesa». Crea molti dubbi anche la legittimità del governo di emanare provvedimenti di simile portata. Stefano Ceccanti, costituzionalista, ex senatore del Pd, scrive sul suo profilo Twitter: «C’è già troppa confusione con rischi di delegittimazione per aggiungerne altra». Risponde Pasquale Cascella, portavoce del presidente della Repubblica, sempre su Twitter: «Autorevoli costituzionalisti hanno ribadito la piena legittimazione del governo in carica ad adottare provvedimenti urgenti finché il nuovo Parlamento non avrà dato la fiducia ad un nuovo governo”.

Il voto segreto per il Colle fa riemergere le correnti. Articolo di Fabio Martini:

“Si fa presto a dire che il prossimo Presidente della Repubblica lo «faranno» loro, i leader dei partiti. Sarà trattativa dura, si dice, ma alla fine i capi si metteranno d’accordo e l’intendenza dei peones seguirà le indicazioni di Bersani, Berlusconi, Grillo e Monti. Ma andrà davvero così? La storia dice una cosa diversa, molto diversa: quando c’è in ballo il Quirinale, non c’è calcolo che tenga: con l’aiuto del voto segreto, i parlamentari diventano più liberi, sono meno legati agli ordini dei capi-partito. Da 65 anni le votazioni per eleggere il Capo dello Stato sono state contrassegnate da imboscate, fuoco amico che ha incenerito le ambizioni di grandi leader. Al punto che l’unico partito-guida che l’Italia abbia avuto, la Dc, non è mai riuscita ad eleggere i suoi «cavalli di razza» alla guida dello Stato. Nel 1948 un gigante come Alcide De Gasperi avrebbe voluto portare al Quirinale una personalità come Carlo Sforza, ma una piccola corrente, quella dei dossettiani, fece mancare i voti e la Dc si convinse che era meglio glissare su Luigi Einaudi. Negli Anni Sessanta e Settanta i due «cavalli di razza» della Dc, Amintore Fanfani e Aldo Moro, furono costretti a rinunciare alle loro ambizioni presidenziali per effetto di ripetute imboscate, organizzate da correnti piccole e grandi”.

La Nord Corea: via libera all’attacco atomico agli Usa. Dal corrispondente Maurizio Molinari:

“Kim Jong-un dà l’ordine ai comandi militari di lanciare un attacco nucleare «senza pietà» contro gli Stati Uniti. E il Pentagono dispiega sull’isola di Guam, nel Pacifico, il più avanzato sistema antimissile in suo possesso al fine di proteggere la base militare considerata la più esposta alla minaccia. L’escalation di mosse militari in Estremo Oriente vede il regime comunista di Pyongyang protagonista su un duplice fronte: la Sud Corea e gli Stati Uniti. Al mattino di ieri, ora di Seul, i militari della Nord Corea hanno impedito a 480 operai sudcoreani l’accesso al complesso industriale di Kaesong, costruito sul confine del 38° parallelo per testimoniare la volontà di cooperazione economica fra i due Paesi. Il passo è stato interpretato da Seul e da Washington come la conferma che Kim Jongun vuole imporre lo «stato di guerra» nella Penisola, ponendo le premesse per un conflitto militare”.

Il Fatto Quotidiano: “Tasse, figuraccia di Monti”. La ministra che dice bugie. Editoriale di Marco Travaglio:

“Qualche ingenuo si aspettava forse una parola di solidarietà del governo al pm Nino Di Matteo finito nel mirino di Cosa Nostra. Chissà, magari, se non è chiedere troppo, anche un mezzo monito di Napolitano. O un paio di monosillabi del Csm e dell’Anm. Invece niente, silenzio di tomba. Anzi, peggio. La ministra della Giustizia Paola Severino ha parlato, ma per elogiare il Pg della Cassazione Gianfranco Ciani che ha appena promosso l’azione disciplinare contro Di Matteo. L’elogio, reso noto dallo stesso Ciani dinanzi al Csm che l’ha molto applaudito, è contenuto nella risposta scritta della Guardasigilli a una vecchia interrogazione della fu-Idv sulle pressioni esercitate un anno fa da Ciani sull’allora Pna Piero Grasso, affinché intervenisse sulle indagini della Procura di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, come gli avevano chiesto l’indagato Mancino e il presidente Napolitano. Il 19 aprile 2012 il Pg convocò Grasso in Cassazione e gli chiese di avocare le indagini oppure di “coordinarle” con quelle della Procura di Caltanissetta (che indaga su tutt’altro). Grasso, correttamente, respinse le due proposte indecenti, spiegando di non avere poteri di avocazione né di indirizzo e, quanto al coordinamento, esso era già assicurato dal Csm con un protocollo del 28 aprile 2011 sempre rispettato dalle due Procure. L’Idv chiedeva se non fosse il caso di promuovere l’azione disciplinare contro il Pg, ma la Severino ha risposto picche sperticandosi in peana a Ciani. Purtroppo, nell’empito elogiativo, è incorsa in alcune bugie davvero gravi per un ministro, per giunta della Giustizia. Forse perché si è bevuta la versione dell’alto magistrato, purtroppo contraddetta dalle carte. Ciani assicura di non aver mai chiesto a Grasso né di avocare né di indirizzare l’indagine di Palermo, limitandosi a svolgere la sua normale funzione di sorveglianza. Il che, scrive la Severino, risulterebbe “dal tenore della relazione redatta da Grasso su richiesta esplicita del Pg”. Prima bugia: fu Grasso, come ha raccontato lui stesso in varie interviste, a pretendere che il Pg gli mettesse per iscritto le sue richieste, così da potergli rispondere a sua volta nero su bianco e lasciare traccia dell’accaduto”.

Il Giornale: “Pagate, cialtroni”. Zombie e vampiri senza cuore. Editoriale di Salvatore Tramontano:

“Basta. Basta scuse, ba­sta dilazioni, basta ali­bi. Il tempo è scadu­to, l’ha capito anche Renzi, che ha rotto gli indugi, e parte del Pd. Non Napolitano e Bersani che con la loro melina assurda tengono in vita il fanta­sma di Monti. Il governo boc­ciato dagli italiani si sta com­portando come quei debitori che si inventano ogni giorno un motivo diverso per non pa­gare. Quelli che li chiami e si fanno negare al telefono. Quel­li che giurano «ho fatto tre gior­ni fa il bonifico, possibile che non sia ancora arrivato?». Quel­li che tirano fuori l’assegno po­stdatato. Adesso però non c’è più tempo. Monti e i suoi mini­stri si devono mettere in testa che lo Stato deve saldare subito i debiti che ha con le imprese. E invece niente. Hanno fatto un pasticcio e hanno fatto saltare il Consiglio dei ministri. Non si capisce perché. Non lo sa il Pdl, non lo sa il Pd. Chiede notizie anche l’Europa. Ma dal gover­no si limitano a dire che ci pen­seranno la prossima settima­na, se va bene lunedì o martedì, ma senza certezze. Non hanno neppure voglia di pagare tutto, ma buona parte verrà restituito a rate. È il guaio di questo governo che nessuno riesce più a man­dare via. Sono arrivati al pote­re senza passare dal voto. Do­vevano salvare l’Italia e l’han­no dissanguata. Si sono dimes­si, ma restano ancora lì. Lo stal­lo post- elezioni permette a Na­politano di mantenerli ancora in vita, come zombie o vampi­ri. Non sono riusciti a risolvere nessuno dei problemi legati al­la crisi economica. Semmai do­vessero davvero saldare il debi­to, si è già capito che lo faranno aumentando le tasse. È l’unica cosa che in fondo sanno fare: tassare, tassare, tassare”.