Mausoleo di Adriano, trovata scala segreta che collegava cella sepolcrale

Mausoleo di Adriano, caso risolto
Castel Sant’Angelo (LaPresse)

ROMA – Tutta la verità sul Mausoleo di Adriano, oggi Castel Sant’Angelo, uno dei monumenti più misteriosi dell’antichità. Qui vennero deposte le spoglie dell’imperatore filosofo un anno dopo la sua morte nel 139 d.C., e qui vennero accolti i resti dei suoi successori fino a Caracalla. Qui si alimentarono leggende di camere sepolcrali segrete, e sempre qui l’estro di artisti e viaggiatori illustri dal ’500 al ’700 ha favoleggiato fior di ricostruzioni. Piranesi in prima linea.

D’altronde il Mausoleo di Adriano è sempre stato un edificio ostico per gli studiosi: la sua mole, trasformata nella roccaforte dei papi tra ’400 e ’500, è rimasta un caso arduo da risolvere. Fino a ieri. Perché un nuovo complesso lavoro di analisi e osservazione delle murature, incrociato a ricerche nell’archivio storico di Castel Sant’Angelo durato ben quattro anni (in collaborazione con la Soprintendenza al Polo museale romano) ha condotto l’architetto Paolo Vitti de la Sapienza a nuove scoperte che svelano oggi non solo l’aspetto esterno del mausoleo, ma anche ambienti interni. Ne viene fuori un funzionamento inedito del monumento.

Scrive Laura Larcan sul Messaggero:

I nuovi dati sul mausoleo sono stati presentati ieri per la prima volta al pubblico da Paolo Vitti (già curatore con Filippo Coarelli della bella mostra «Apoteosi. Da uomini a dei») all’Accademia Britannica. Nel dettaglio della morfologia esterna, il monumento viene ricostruito ora come una struttura imponente, alta 47,52 metri, formata da tre corpi sovrapposti: il basamento quadrato, il podio cilindrico caratterizzato da un colonnato e il tumulo di terra con in cima un edificio circolare coperto da una cupola, simile nelle forme al Pantheon.

Gli studi condotti da Vitti hanno portato a individuare due importanti elementi: «Il primo è che il colonnato del podio cilindrico era in realtà interrotto al centro da un avancorpo – dice Vitti – il secondo riguarda il tempio circolare sulla sommità, che era una rotonda simile al Pantheon ma priva di un portico con colonne, come invece è stato ricostruito in tante diverse rappresentazioni, tutte errate». All’interno, la vera chicca: «C’era un’unica camera sepolcrale per le urne – avverte Vitti – e questa era collegata con la parte sommitale del monumento, fino ad oggi oggetto di fantasia pura. Abbiamo infatti trovato la scala che portava verso il tempio, restituendo il collegamento originale tra questi due elementi architettonici». Dall’ingresso del monumento, la camera funeraria si raggiungeva attraverso una rampa elicoidale. Alla fine di questa, Vitti ha potuto riconoscere un vestibolo in marmo da cui partiva il corridoio verso la camera funeraria e la scala che conduceva appunto alla sommità del mausoleo. Come evidenzia Vitti, le tracce che hanno consentito di individuare la scala sono costituite da un primo tratto della volta a botte, da una enorme tamponatura sulla facciata di Castel Sant’angelo, documentata da Giuliano da Sangallo e dal Ghirlandaio, ma incredibilmente mai prima d’ora notata, e dai resti di un gradino. Quello che ora è chiaro è che il mausoleo è sostanzialmente Castel Sant’Angelo: lì dove oggi poggia l’Angelo corrisponde alla sommità dove si trovava il gruppo bronzeo della quadriga di Adriano.

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