Meloni e l’aborto: la sua nuova legge è una riedizione della legge esistente ed è una dimostrazione della capacità politica di Giorgia Meloni, parola del New York Times.
La nuova legge italiana sull’aborto è una lezione su come governa la Meloni. La misura, che riafferma in gran parte la legge esistente, mostra l’abilità del primo ministro nel rassicurare la sua base di destra senza sacrificare il suo ruolo sempre più mainstream, scrivono Elisabetta Povoledo e Jason Horowitz sul New York Times. Riprendere come Vangelo quello che scrivono i giornali stranieri è una abitudine italiana un po’ provinciale. In questo caso però si tratta di un punto di vista così originale e lontano dalla vulgata dei giornali italiani mainstream che merita di essere ripresa. Provoledo e Horowitz inoltre sono due ottimi giornalisti che conoscono bene le cose italiane.
La misura introdotta dal partito di destra del primo ministro Giorgia Meloni è essenzialmente una riaffermazione di una parte della legge italiana sull’aborto del 1978, che enfatizzava la prevenzione anche se legalizzava l’aborto. A tal fine, la legge ha consentito ai consultori familiari di avvalersi di associazioni di volontariato “tutela della maternità” per aiutare le donne a evitare di interrompere la gravidanza a causa di difficoltà economiche, sociali o familiari.
Ma la nuova legislazione dimostra ancora una volta la maestria della Meloni nel messaggio politico. Il primo primo ministro italiano con radici in partiti nati dalle ceneri del fascismo, ha assicurato a un establishment internazionale un tempo scettico di essere un partner affidabile, più o meno mainstream, disposto a comportarsi bene a Bruxelles e ad agire come un solido partner. Alleato degli Stati Uniti contro l’aggressione russa.
Ma gli analisti politici affermano che l’agenda interna che ha perseguito da quando è salita al potere 18 mesi fa si adatta ancora molto alle sue convinzioni di lunga data – e soddisfa la sua base tradizionale – senza ancora apportare cambiamenti drammatici che potrebbero ostacolare la sua immagine internazionale.
“È sottile”, dice Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienze politiche all’Università di Bologna, Meloni sta cercando di spostare a destra la sensibilità italiana ed europea senza necessariamente cambiare le leggi. “È un eccellente politico.”
Al di là della misura sull’aborto, la Meloni sta perseguendo una modifica alla Costituzione italiana che consentirebbe ai cittadini di votare direttamente per il primo ministro. Secondo lei ciò renderebbe i governi italiani più stabili, qualcosa che hanno cercato anche i partiti di centrosinistra; i suoi critici dicono che eliminerebbe controlli ed equilibri e creerebbe opportunità per un potenziale futuro autocrate.
Il suo partito ha proposto di rendere un reato penale per gli italiani aggirare il divieto di maternità surrogata nel loro paese trovando surrogati in nazioni che consentono la pratica, e il suo governo ha approvato misure anti-immigrazione e ha proposto un tetto massimo per gli studenti non italiani nelle aule scolastiche.
La scorsa settimana, l’emittente pubblica RAI, che ha riempito secondo la tradizione italiana di alleati politici, è stata accusata di censurare un autore che intendeva leggere in onda un monologo antifascista che accusava il governo Meloni di tentare di riscrivere la storia. La Meloni ha contestato l’accusa di censura, sostenendo che lo scrittore aveva semplicemente chiesto troppi soldi. Quindi, con una mossa che ha confuso i suoi critici, ha pubblicato l’intero monologo sui suoi social media
Alcuni attivisti per il diritto all’aborto dicono anche che la legge non farà molto. Mirella Parachini, ginecologa e attivista di lunga data per il diritto all’aborto, ha affermato che il provvedimento è un “proclama che non cambia nulla”, aggiungendo che si tratta semplicemente di “sventolare una bandiera ideologica”.
Alcuni oppositori dell’aborto hanno suggerito che, con le elezioni del Parlamento europeo alle porte di giugno, la nuova legge italiana avesse meno a che fare con i diritti delle donne quanto con la politica elettorale.
“Per ottenere voti avanzano proposte che non hanno né testa né coda”, ha detto Renata Natili Micheli, presidente di un’associazione di donne cattoliche. La misura, ha detto, accenderebbe semplicemente una “polveriera ideologica”.