Micromega e Gilioli: Pd voti sfiducia Cancellieri, Renzi esca allo scoperto

Micromega e Gilioli: Pd voti sfiducia Cancellieri, Renzi esca allo scoperto
Micromega e Gilioli: Pd voti sfiducia Cancellieri, Renzi esca allo scoperto

ROMA – Un appello perché i parlamentari del Pd votino la sfiducia ad Anna Maria Cancellieri; un invito a Matteo Renzi e ai suoi ormai 180 parlamentari perché superino “la prova del nove” e votino anche loro la sfiducia al ministro della Giustizia, di cui Repubblica del 15 novembre ha pubblicato nuove e più imbarazzanti telefonate con la famiglia Ligresti.

L’appello ai parlamentari pd e l’invito a Renzi sono pubblicati su Micromega e sul blog di Alessandro Gilioli “Piovono Rane”. Mentre le intercettazioni della Cancellieri hanno trovato largo spazio sul giornale diretto da Ezio Mauro. Dove è sempre più isolata la posizione “governista” del fondatore Eugenio Scalfari.

E se cade la Cancellieri, non può fare molta strada il governo Letta. E infatti sia il presidente del Consiglio che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano hanno incontrato il ministro della Giustizia e hanno fatto quadrato, rinnovando “piena fiducia” alla Cancellieri.

Non la pensano così a Micromega e non la pensa così Gilioli, che scrive:

“Basterebbe l’abisso di contraddizioni, bugie e omissioni in cui negli ultimi tre giorni è precipitata la signora Cancellieri per indurre il presidente Letta a chiederle di farsi da parte, con un gesto che non ne ristabilirebbe la dignità politica ma almeno sarebbe coerente con il mantra recitato dal premier fin dalla primavera scorsa: quello della “stabilità” dell’esecutivo che viene prima di tutto, «nell’interesse superiore del Paese». Un rimpasto, dal mattino a sera, e non se ne riparlerebbe più: il governo potrebbe così affrontare gli ostacoli ben più robusti che ha di fronte di qui a fine anno.

Invece sia il presidente del Consiglio sia l’ala governista del suo partito – guidata da Franceschini – restano barricati nella fortezza sempre più fragile della verità ufficiale – «il caso è chiuso» – proprio mentre la posizione di Cancellieri si appesantisce ogni giorno di più e mentre il caso sta per riaprirsi in Parlamento, con il voto di sfiducia individuale previsto per giovedì prossimo alla Camera, su mozione presentata dal Movimento 5 Stelle.

Nel frattempo la questione delle telefonate fatte dal ministro per privilegiare una detenuta su tutti gli altri reclusi – una detenuta figlia di un miliardario nonché amico di famiglia, molto potente nel sistema mediatico italiano, già datore di lavoro e di molti soldi al figlio del ministro stesso – ha acceso i fari anche sui comportamenti precedenti di Cancellieri, quando ancora faceva il prefetto. È così emerso quanto sia stata sciagurata la scelta di puntare su di lei effettuata da Monti e perpetuata da Letta: basterebbe la vicenda milanese della torre Galfa, sgomberata con una procedura rapidissima e senza precedenti per altri spazi occupati, per far sorgere più di un dubbio sull’indipendenza di Peluso-Cancellieri da una delle famiglie più ricche e potenti d’Italia, con tentacoli politici che in passato andavano da Craxi a La Russa”.

Gilioli chiama direttamente in causa Renzi, che si è limitato a dichiarare che, se lui fosse stato nei panni della Cancellieri, avrebbe fatto un passo indietro:

“Adesso, appunto, con buona pace di Letta la vicenda si è politicamente “riaperta”, anche a Montecitorio.
E l’imbarazzo non riguarda più solo la truppa dei governisti piddini, ma anche – o soprattutto – la squadra data per vincente alle primarie, quella di Matteo Renzi.

Il sindaco di Firenze, illudendosi che la questione fosse ormai alle spalle, il giorno dopo il primo dibattito parlamentare si era infatti lanciato in un duro attacco nei confronti dell’establishment del suo partito che aveva appena fatto quadrato attorno a Cancellieri: lo aveva fatto in diretta tivù, specificando che lui come segretario «non l’avrebbe salvata» e ricavandone probabilmente una discreta fetta di consenso della base in vista delle primarie.

Peccato che i calcoli di Renzi fossero sbagliati e che, adesso, alle parole gli tocca far seguire i fatti. Perché la componente renziana dispone alla Camera di un centinaio di deputati, a cui tocca decidere se far sentire o meno la propria voce – vuoi nell’assemblea del gruppo, vuoi direttamente in Aula – di fronte alla richiesta di sfiducia individuale posta dal M5S.

Che cosa faranno Renzi e i suoi, adesso? Difficile fare finta di niente fischiettando. Anche perché un altro candidato alle primarie, Pippo Civati, dall’inizio limpidamente deciso a far dimettere Cancellieri, ogni mezz’ora gli chiede conto di quella sua presa di posizione pubblica e delle conseguenze che ora dovrebbe coerentemente trarne.

Sarà una piccola grande prova del nove, per Renzi e i suoi. Sarà il giorno in cui si vedrà se, aldilà delle maniche di camicia arrotolate e della bella campagna firmata Proforma, il sindaco di Firenze rappresenta davvero una novità in termini di pratiche politiche, facendo prevalere la coerenza sul calcolo politico”.

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