Milano, ora sciopera anche la Scala

Milano, ora sciopera anche la Scala
Milano, ora sciopera anche la Scala

MILANO – “La prima si avvicina e, nel rispetto della tradizione di rito ambrosiano, la Cgil della Scala ha annunciato uno sciopero – scrive Pierluigi Panza del Corriere della Sera – Il primo della stagione e dell’era di Alexander Pereira. A saltare potrebbe essere l’ultima replica del Simon Boccanegra , con Placido Domingo, il 19 novembre. Allo sciopero si aggiunge un’agitazione venerdì 14 per consentire ai lavoratori di partecipare alla manifestazione indetta dalla Fiom-Cgil (che influenzerà la preparazione del Fidelio del 7 dicembre)”.

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La decisione è stata presa dopo alcune assemblee che hanno affrontato «i molteplici problemi esistenti e insoluti da troppo tempo, come carenza di organico in alcuni settori, non applicazione di accordi integrativi e anche problematiche nazionali», si legge nella nota sindacale. «Al momento non ho sentito altri sindacati — dice Paola Bentivegna, della Cgil — e nessuno del Teatro; ma al 19 mancano ancora 1o giorni». Tempo c’è per rientrare.
Le motivazioni dell’agitazione sono sia generali che locali. Quelle «generali» vanno dalle «generalissime» — come l’ostilità al jobs-act e ai provvedimenti del governo Renzi — a quelle di settore, come la legge di riforma Franceschini, i licenziamenti del Teatro dell’Opera di Roma (che, però, stanno rientrando) e la generale volontà dei governi di destrutturare la produzione delle Fondazioni lirico sinfoniche. Questo punto, però, è controverso. I tagli previsti dalla Legge di stabilità, infatti, «non hanno toccato gli spettacoli» come ha sottolineato in un convegno («Le società concertistiche: attività e gestione», Società del Quartetto e Fondazione Bruno Leoni) il direttore generale del settore Salvatore Nastasi, e la riforma prevede una programmazione triennale negli stanziamenti come più volte richiesto.
Quanto alle ragioni locali dello sciopero sono, all’opposto, particolarissime. La prima è la rivolta delle maschere. Il personale di sala ha, in genere, contratti annuali; ma alcune maschere lavorano in modo continuativo da più di un decennio e coloro che fanno causa per chiedere l’assunzione spesso vincono. La direzione della Scala, in questi casi, fa ricorso contro il provvedimento lasciando il lavoratore, secondo il sindacato, «senza adeguate tutele». Le maschere hanno chiesto di essere ricevute per risolvere quest’annosa questione, ma senza fortuna. Dalla Scala, tuttavia, si lascia intuire che ci sarà «disponibilità» all’ascolto.
C’è poi la solita vendetta del faraone. La Scala ha venduto l’ Aida di Zeffirelli («l’unico spettacolo di cui mi sono pentito» ha dichiarato l’ex sovrintendente Stéphane Lissner in un’intervista sull’ultimo numero della rivista L’avant-scène ) al teatro di Astana, sollevando le ire del grande regista fiorentino. Ma anche, evidentemente, non chiarendo bene il calcolo delle retribuzioni dovute al personale della Scala che ha trasportato mummie e sarcofagi dorati sino in Kazakistan. E così i tecnici hanno avanzato rivendicazioni sul lavoro in trasferta.

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