Modificare legge Merlin: zone rosse e partita Iva. Proposta di 70 deputati

Modificare legge Merlin: zone rosse e partita Iva. Proposta di 70 deputati
Modificare legge Merlin: zone rosse e partita Iva. Proposta di 70 deputati

ROMA – Riaprire le case chiuse in appositi quartieri a luci rosse, ma autogestite dalle stesse prostitute che lavoreranno a partita Iva (cioè pagheranno le tasse sulle loro prestazioni). E’ quanto prevede un’iniziativa trasversale di 70 deputati, dal Pd a M5s, da Forza Italia a Ncs che vorrebbero modificare la cosiddetta Legge Merlin, che negli anni Cinquanta di fatto abolì i bordelli di Stato ma non la prostituzione. Promotori dell’iniziativa che mette insieme tutte le proposte sinora presentate in Parlamento che mirano a regolamentare il fenomeno, sono il presidente della Commissione Sanità alla Camera Pierpaolo Vargiu (Scelta Civica)  e la vicepresidente della Commissione Lavoro del Senato Maria Spilabotte (Pd). Il manifesto bipartisan sarà presentato mercoledì 8 aprile in un convegno alla Camera al quale parteciperanno, tra gli altri,  la nota escort trans Efe Bal e diversi rappresentanti del Comitato per i diritti civili delle prostitute e della Comunità San Benedetto al Porto.

Ne parla Maria Novella De Luca sul quotidiano la Repubblica,

L’idea è quella di riscrivere la Merlin basandosi su alcuni punti cardine. Prima di tutto lo “zoning”, ossia la creazione di aree specifiche decise dai Comuni dove concentrare “l’esercizio” della prostituzione. Quindi la creazione di case “libere e autonome” gestite in proprio da lucciole (o trans o prostituti), l’obbligo per le sex workers di iscriversi alla camera di commercio e di pagare le tasse, e il dovere per i clienti di usare sempre e comunque il preservativo.
«Ogni volta che si cerca di parlare della legge Merlin si finisce sempre nel folklore, per cui alla fine tutto resta com’è», ammette Piepaolo Vargiu, medico e deputato di Scelta Civica. Più o meno come è accaduto poche settimane fa, quando il sindaco Marino ha proposto l’istituzione anche a Roma di “zone rosse” dedicate al mercato del sesso. Ne è seguito un gran dibattito, con il Pd che in maggioranza ha preso le distanze dal sindaco, e molti reportage sulle strade della prostituzione, che hanno mostrato, di nuovo, i volti di lucciole-bambine, schiave e vittime della tratta. Poi il silenzio.

«La prostituzione esiste. Questo è il primo dato concreto. La legge Merlin ne voleva l’abolizione e ha fallito. Ma l’80% degli italiani chiede che sia regolamentata. Per questo abbiamo messo insieme parlamentari di tutte le forze politiche, che si impegnino a lavorare per una legge nazionale. Partendo dall’idea di tutelare prima di tutto i sex workers, donna, uomo o trans, creando delle zone dedicate. O delle case che le lucciole possano autogestire, libere dal racket, ma anche trasparenti sul piano fiscale. Le prostitute cioè dovranno pagare le tasse». I proventi del mercato del sesso sfuggono oggi totalmente al fisco: nove milioni di clienti che producono un giro di quasi quattro miliardi di euro l’anno. Un tesoro che finisce in gran parte nelle mani del racket. In quanto “invisibili”, e sempre ai limiti della legge, le lucciole non possono infatti pagare le tasse, visto che il loro mestiere per lo Stato non esiste. Ma le nuove regole europee prevedono invece che anche il “fatturato” delle sex workers diventi una voce del Pil nazionale…

Dunque diritti e doveri. Mirati anche a progetti di reinserimento sociale per chi decide di abbandonare la strada, e a fermare il dilagare delle malattie a trasmissione sessuale. «Da medico — dice Vargiu — posso affermare che siamo di fronte ad una emergenza. Questo tipo di malattie si stanno diffondendo con numeri impressionanti. E un forte veicolo di contagio arriva proprio dai clienti delle prostitute, che hanno la consolidata abitudine di chiedere rapporti senza profilattico». L’obiettivo sembra dunque quello di rendere trasparente il mestiere più antico del mondo. Tutte regole però che contrastano con un dato di fondo: il 90% delle lucciole (ma anche dei trans) sono oggi vittime di trafficanti di esseri umani. Ragazze-schiave che in nessun modo potrebbero accedere a “case protette”, o “zone rosse” controllate. «È vero — risponde Vargiu — ma così come è accaduto con il gioco d’azzardo, regolamentando il mercato, rendendolo visibile, riusciremo a togliere al racket gran parte dei suoi guadagni. E sarà più facile allora isolare e combattere la parte criminale che resiste».

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