Mondiali, Nazionale in aereo: solo i big in business class verso il Brasile

Mondiali, nonnismo sull'aereo della Nazionale: solo i big in business class
Mario Balotelli in business class

ROMA – Figli e figliastri e nonnismo anche sull’aereo della Nazionale Italiana per i Mondiali di Brasile 2014. Per Alessio Cerci e le altre reclute 12 ore in economica.

Balotelli e le star in business class. Ne parla La Stampa in un articolo a firma di Massimiliano Nerozzi che riporteremo di seguito per la nostra rassegna stampa quotidiana.

“Non è mica vero che in questa Italia sono tutti titolari: di un posto in squadra, forse, certamente non di quelli, comodissimi, in business class, sull’aereo che ieri notte ha portato gli Azzurri in Brasile. Esauriti i 18 posti deluxe, tra il ct Prandelli, il capo delegazione Albertini e 16 giocatori, altri nove si sono dovuti accomodare dietro. Questione di classe, mai come in questo caso. O di esperienza, come se le presenze in Nazionale fossero punti sulla tessera Millemiglia. Dev’essere per questo che in Magnifica, si chiama così ora il settore top, c’erano campioni del Mondo e veterani, poi, le reclute: Mirante, Perin, Darmian, De Sciglio, Parolo, Verratti, Cerci, Immobile, Insigne.
Nonnismo con il sorriso, o battesimo nel gruppo, anche se davanti la poltrona si fa letto e dietro molto meno, con 12 ore di volo da farsi passare. A Mirante, imbarcato per gli acciacchi di Sirigu e Perin, sfugge la battuta migliore: «Sembra una punizione». Del resto, funziona così anche per la scelta dei numeri di maglia: chi è azzurro da più tempo sceglie la targa preferita, a meno di concessioni, o numeri che restano liberi, come il 10 a Cassano. Sull’aereo Alitalia, lo stesso che ha appena portato il Papa in Terra Santa, s’imbarca anche il resto dello staff, il personale della Federcalcio e alcune famiglie dei giocatori, figli compresi. La compagna di Prandelli, le mogli di Cassano, Marchisio, Aquilani. Poi, giornalisti, fotografi, telecamere.

A modo suo, è questione di classe anche per Mario Balotelli, che si riconosce pure a diecimila metri di quota. Ma ne bastano molti meno, se poco dopo il decollo da Fiumicino, s’avventura in slalom, lungo tutta la cabina. Arriva in coda, dove Albertini sta facendo un’intervista, sommerso dalle tv. SuperMario sposta le telecamere, piazza la mano su un obiettivo, ma senza cattiveria, con il sorrisone, e comincia a frugare tra i box metallici che contengono cibi e bevande. «Voglio i salatini». Allo stomaco non si comanda. Li trova, e se ne porta via una confezione famiglia, anche per i compagni: magari si fa squadra anche così.

Albertini se la ride, del resto gli ha appena pronosticato un gran Mondiale, mentre sulla divisione dei posti azzecca la battuta: «Siamo una squadra umile, ma con grandi ambizioni». Ma i salatini durano poco. Neppure mezz’ora, e Balotelli s’impossessa del microfono destinato agli assistenti di volo, per le comunicazioni all’equipaggio: «Lo capite che se non vi mettete a sedere non ci danno da mangiare», chiarisce SuperMario.

«Sedetevi, c…!». Classe, pure questa, nonostante la presenza di bambini consiglierebbe altri vocaboli. Sempre meglio di far scoppiare dei petardi, stile Manchester, e tentare di dar fuoco all’aereo. Finalmente, all’alba, s’arriva sul cielo di Rio, ma in cabina comunicano che non si può ancora atterrare: Balotelli non c’entra, è la torre di controllo. Colpa del cerimoniale, che prescrive l’atterraggio alle 7 precise del mattino. Cosa che avviene, dentro lo scalo militare dell’aeroporto Do Galeao. Controllo passaporti, poi la squadra sale sul pullman, tutta insieme: classe Italia”.

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