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Mose, Massimo Cacciari: “Orsoni mi lascia sconcertato, non sapevo nulla”

di admin |5 Giugno 2014 13:26

Massimo Cacciari (Foto LaPresse)

ROMA – “Ho sostenuto la corsa di Giorgio Orsoni a sindaco di Venezia, ma ora sono sconcertato”. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, commenta così lo scandalo sugli appalti del Mose che ha travolto il suo successore al Comune. Cacciari ha detto di non saper nulla e di non essere un amico di Orsoni, ma di essere rimasto sconcertato dall’intera faccenda.

Cacciari ha raccontato a Repubblica:

“«Ho provato una grande angoscia. Le dico onestamente che in alcuni casi qualcuno può dire: io sapevo. Ma su Orsoni, è difficile dire che si sapesse qualcosa. Anzi, era assolutamente impossibile immaginare qualcosa del genere. Per me è stata un’enorme sorpresa. Dolorosissima. Non perché sia particolarmente amico di Orsoni, ma perché credo che, come me, nessuno a Venezia potesse sospettare lui di cose meno che lecite. Quindi non so, starò a vedere. Certo che ti viene da pensare: forse questi meccanismi sono talmente logorati e pieni di crepe, che quando ci sei dentro ci cadi. Ma il caso di Orsoni mi lascia davvero sconcertato. Gli auguro di poter chiarire tutto e di uscirne presto e benissimo, anche se non so nulla delle accuse»”.

Fin dalla nascita del progetto, nel 1985, la “stella” del Mose ha dato i suoi problemi:

“«La sua nascita, per cominciare. Se una grande opera pubblica come questa, che alla fine verrà a costare circa sette miliardi di euro, non so se rendo l’idea, viene fatta decidendo che chi la fa è un concessionario unico, che può seguire l’opera e realizzarla in tutte le sue fasi praticamente senza mai ricorrere a una gara di trasparenza pubblica che sia una, che può strafottersene per venti anni e passa di una serie di posizioni che vengono periodicamente dal Consiglio comunale e da altri organi amministrativi, che può spendere al di là di ogni controllo, si crea una situazione poco chiara e poco trasparente… »”.

L’ex sindaco di Venezia rivendica che le alternative al Mose, durante il suo mandato, furono suggerite:

“«Io non sono un ingegnere, ma avevo proposto le soluzioni alternative suggerite da autorevolissimi esperti. Nessuno ci ha ascoltati. Il sottoscritto, quando andava ad esporre le sue perplessità, era tollerato. Sono riuscito a parlare sì e no cinque minuti manco con Prodi, ma con Enrico Letta, allora sottosegretario. E non parliamo dei giornali. Viva l’opera! Comunque, una fatta la scelta, io dissi: io non sono contrario all’opera, sono contrario a un’opera fatta così. La mia opposizione nasceva dalla certezza che la procedura scelta avrebbe potuto portare ad esiti ed effetti come quelli che si sono verificati oggi»”.

Gli episodi di corruzione, secondo i magistrati, sono iniziati nel 2005:

“«Ma certo. Se c’era un giro di mazzette sarà partito anche prima. Io non so nulla di questa indagine e mi auguro che tutti vengano assolti o prosciolti. Che gli venga chiesto perdono, persino. Ma non mi si venga a dire che la cosa non poteva essere seguita diversamente. Non si possono fare le opere pubbliche così. Perché oggi è il Mose, ieri L’Aquila e l’Expo, domani chissà. Lavorare costantemente con l’emergenza, o dire che le grandi opere vanno date in mano al Napoleone di turno, è una logica criminogena »”.

 

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