Napoli, pizzo al Vomero. Il Mattino racconta la sfida: Diavolo contro Amore

Napoli, pizzo al Vomero. Il Mattino racconta la sfida: Diavolo contro Amore
Napoli, pizzo al Vomero. Il Mattino racconta la sfida: Diavolo contro Amore

NAPOLI – Un arresto, quello di Maria Giovanna Caiazzo, ritenuta dagli investigatori la reggente del clan che porta il suo nome. Un arresto e una serie di accuse: associazione camorristica, armi e tanto racket. E infine un soprannome “amore”, quello di Maria Giovanna Caiazzo, che così poco si concilia con le sue attività.

Tutto o quasi, racconta il Mattino, concentrato nel quartiere di Napoli del Vomero. In un lungo pezzo dedicato allo slang del pizzo, Leandro Del Gaudio racconta così l’attività del clan. Tutto un florilegio di soprannomi:

(Maria Giovanna, ndr) Mantiene saldo il potere criminale, non si limita a fare da megafono del padre in cella. Ha potere, lo usa. Grazie alle indagini della squadra mobile, emerge la sua possibile sfera di influenza: gestisce scooter e auto da affidare ai presunti soci, ma anche schede telefoniche «dedicate», intestate a prestanome buone per dialoghi camuffati. Ed è così che Amore detta gli ordini ai vari Topo, Maranese, Zingaro e via dicendo. Basta un dato numerico, per dirla tutta: in un mese, vengono intecettate 1380 tra sms e conversazioni, sempre con gli stessi interlocutori. Ma che si dicono al telefono la figlia del presunto boss del Vomero e gli amici di sempre?

Gli ordini di Amore non sono esattamente amorevoli:

Qualche mese fa, bisogna regolare i conti con un cattivo creditore o con qualcuno che si ostina – secondo la lettura degli inquirenti – a non saldare un debito. La donna non ha dubbi: «Dipende quanto ti dà, se ti dà dieci massimo domani, bene, altrimenti ospedale», scrive a Amodio Ambrosino, detto il Maranese, che sembra quasi compiaciuto: «Sono otto mesi che non sfogo» (la polizia traduce così: «Sono otto mesi che non picchio qualcuno»). Poi: «Se viene meno, mandatelo in ospedale…», «Mangiate prima e poi andate, dopo le nove». Trattativa serrata, alla fine affiora un momento di incertezza da parte del presunto picchiatore: «Ma se ti dà poco, che faccio? Proseguo con la testa o con il braccio? (circa le condizioni del pestaggio)».

C’è un giornalaio che se l’è passata male negli ultimi tempi, ha avuto il fiato sul collo degli amici del Vomero. E ci sono riscontri anche a rovistare nei tabulati telefonici di schede che sembravano coperte, a prova di indagini: «Sei andato a prendere i giornali?», dice provando a criptare il senso del messaggio, fino a quando poi, non perde la pazienza e si lascia andare a un più esplicito messaggio: «A proposito del giornalaio – si legge – trova questo e scannalo». Più o meno lo stesso brutto quarto d’ora che potrebbe essere toccato a un altro negoziante del Vomero, con un sms che arriva al cellulare di un altro soggetto del presunto gruppetto di Cappella Cangiani: «Vatti a fare una pulizia al viso dal barbiere», si legge negli atti acquisiti dalla Dda di Napoli.

E alla fine c’è il diavolo. Scrive sempre il Mattino:

Ma il vero chiodo fisso di Caiazzo, almeno a leggere i dialoghi intercettati con la figlia, è Luigi Cimmino (non indagato in questa vicenda), da oltre un anno scarcerato, ritenuto dagli inquirenti suo competitor criminale. Che fa il diavolo? Con chi si è seduto a tavola? La Mobile traduce: Luigi Cimmino come si sta muovendo? Quali sono le sue allenze? Un rapporto fluido, su cui ora si concentrano le indagini della Procura di Napoli, che punta a blindare appalti per garage e parcheggi sotterranei, per arredo urbano e manutenzione, che poi rischiano di diventare il vero terreno di scontro tra «Diavolo» e «Amore».

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