Napolitano bacia Buffon: scommessa sul riscatto dell’Italia, ma dalla Spagna…

Pubblicato il 11 Giugno 2012 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA

Italia e Spagna, due paesi del ventre molle in Europa, i cui destini si sono intrecciati, dai campi di calcio all’economia. Ieri in Polonia hanno giocato il loro esordio ai campionati europei e hanno fatto pari, provocando reazioni diverse. Per la Gazzetta dello Sport è stato un “buon pari”: “Bell’Italia, ti vogliamo così”; per il Corriere della Sera “gli azzurri si ritrovano e domano le furie rosse”; per il Messaggero addirittura “l’Italia mette paura alla Spagna”, tanto paura che nemmeno riesce a vincere; il Giornale scorda di essere all’opposizione: “Bell’Italia, sfiorata l’impresa” e poi, dimenticando che a Milano sono stati anche colonia della Spagna, un urlo: “La Spagna non ci batte mai”; sulla Stampa un velo di razzismo: “Esce Balotelli e l’Italia spaventa la Spagna”: è vero che ieri era il 10 giugno, data della entrata in guerra del 10940, ma questi titoli sanno tanto di evocazione di “spezzeremo le reni alla Grecia”.

Per Repubblica, “L’Italia si scopre bella, fermata la Spagna” è la prima riga del titolo, la seconda tocca un tasto dolente: “Napolitano abbraccia Buffon: bravissimi”. Chi vuole un saggio visivo della imbarazzante scena guardi la foto sulla Stampa, città della Juventus. La cosa più imbarazzante è la manona di Buffon dietro la nuca di Giorgio Napolitano, che Buffon sovrasta di tutta la testa: una scena assai poco dignitosa per  il presidente della Repubblica. Tutti hanno dimenticato la ricevitoria di Parma e l’attacco di Buffon a Fisco e Giudici, colonne portanti della filosofia di Napolitano. La palla è rotonda…

Le ragioni dell’uscita di Napolitano sono abbastanza comprensibili e ricordano quelle che spinsero Sandro Pertini, suo predecessore, alla finale dei Mondiali dei suoi tempi. Ma allora era la finale, e se non avessimo vinto saremmo almeno arrivati secondi, ora non sappiamo nemmeno se la nostra nazionale si qualificherà. Certo il povero Napolitano sente che il momento per l’Italia è drammatico, ma nulla a che vedere col 1982: siamo in una strettoia fastidiosa, un po’ per la crisi mondiale, un po’ per i nostri problemi di debito passato, un po’ per gli effetti di incapacità amministrativa di Berlusconi ingessato dalla paura del carcere e per gli effetti di una esasperata e senza quartiere lotta a Berlusconi, e poi anche per la scelta sbagliata di Mario Monti come primo ministro e questo va solo sul conto di Napolitano, che per espiare va a abbracciare calciatori madidi di sudore. Assai poco edificante.

Altrettanto poco edificante è il balletto attorno a Monti sui due massimi, anche se sempre meno diffusi, ma guarda un po’, quotidiani italiani. Da quando Monti ha accusato il Corriere della Sera di colpirlo per conto dei poteri forti, il Corriere ha cercato di compensare quell’unico articolo critico con una serie di editoriali che, se non lodano Monti per evitare i roghi in piazza da parte dei milanesi, comunque sostengono la sua ineluttabilità. Non ci sono alternative se non il caos, è la tesi sostenuta, proprio oggi, da Michele Salvati: “I partiti e il Governo. Giochi pericolosi e calcoli miopi”. A dar man forte a Monti è uscito fuori anche Eugenio Scalfari, su Repubblica di domenica 10, cui oggi risponde una lettera di Monti che è un bijou di eleganza salottiera. Tema: “Io, i poteri forti a palazzo Cighi e il diritto alla lealtà”.

Al di là di queste rapsodie, l’Italia è sempre più nel caos. Sottraendo al Governo e ai partiti il diritto di annuncio, ieri Napolitano ha anche anticipato che si sono “riforme in arrivo” (Repubblica), “Si apre un caso sulle nomine Rai” (Corriere della Sera), aumenta il numero delle imprese che chiudono e “il Veneto registra la flessione più pesante” (Sole 24 Ore). Gli sprechi, o spese enormi, continuano: dal miliardo al giorno dei ministeri (283, sono escluse le domeniche) calcolato dal Corriere della Sera ai 34 miliardi del debito accumulato e sempre in crescita delle società dei Comuni, ora incorso nei fulmini un po’ disattivati della Corte dei Conti (Sole 24 Ore).

In tutto questo, anche il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, si sente in dovere di prendere le distanze dall’Imu: “Ce la siamo trovata, occorrerà riformarla” (Corriere della Sera), con ciò gettando un lampo di luce sulla continuità più forte di quel che immaginiamo tra Berlusconi e Monti, con la differenza che Berlusconi nascondeva le sue violenze fiscali per paura di perdere consenso mentre Monti se ne è appropriato per pura vanità e per passare come il Salvatore, rischiando di finire in croce come l’originale. Il Giornale dei Berlusconi ad ogni buon conto ci salta su: “La beffa dei professori. Si vergognano dell’Imu”.

Su Italia Oggi, parla Francesco Pizzetti, al termine del suo mandato come garante della Privacy: “In banca il Fisco fa come vuole. Accertamenti bancari legittimi anche senza la motivazione. E anche nei confronti di terzi”.

C’è una notizia che i giornali nascondono perché va contro l’ideologia prevalente ma che invece è molto importante da segnalare è che, secondo la Banca d’Italia, le retribuzioni reali dei nuclei con capofamiglia un lavoratore autonomo è cresciuto del 15% tra il 2000 e il 2010, mentre quelle delle famiglie operaie è calato del 3,2% (Corriere  della Sera, titolo grosso ma basso a pag. 6; Repubblica piccolo incorniciato a pag. 11). Susanna Camusso guida il coro: cresce il divario, il ceto medio (versione terzo millennio della classe operaia?) si impoverisce. In realtà conferma quel che già si sa: i lavoratori autonomi non sono ricchi, sono semplicemente lavoratori con un rapporto più flessibile, quindi non solo per loro è più facile trovare lavoro ma anche avere aumenti, mentre con i lavoratori dipendenti, da cui le aziende sanno che la separazione sarà più difficile che in un matrimonio, ci vanno anche più caute con gli aumenti, che resteranno e si accumuleranno per tutti gli anni a venire.

Ormai il terremoto è diventato routine e se ne parla poco sui giornali. Incominciano invece a preoccupare le continue aggressioni ai cristiani in Nigeria  (Stampa, Corriere della Sera), ma non è solo nell’Africa nera che le differenze etniche si intrecciano con la fede nel vero Dio. Il Nord Africa e un po’ tutto il Medio Oriente sono lacerati da un odio millenario che non risparmia nessuno, perché è un odio tra parenti. Tutti siamo figli di Abramo, ebrei e musulmani sono figli dei due figli di Abramo, Isacco e Ismaele, ma anche tra musulmani sono lacerati tra parentele di Maometto. E di ieri sono anche gli echi dal profondo della Birmania, dove entra in campo anche l’apparentemente pacifico Budda.

Intanto nuove nubi si accumulano oltre le Alpi, al di là della esaltazione per la prima vittoria, siamo solo al primo turno, dei socialisti di François Hollande alle elezioni parlamentari in Francia. Prudentemente Repubblica dà la notizia in un sommario, il Corriere della Sera è cronistico: “Le urne aiutano Hollande. Il primo turno alla sinistra”, la Stampa capovolge i termini: “Socialisti verso la maggioranza assoluta. L’onda lunga di Hollande”, mentre sarebbe stato più accurato “l’ombra oscura di Sarkozy” inefficace e incapace e ridicolo.

Le nubi si accumulano a dispetto dei titoli di sollievo dei nostri giornali. Repubblica: “Aiuti a Madrid, contagio evitato”; Corriere della Sera: “Il conto per salvare l’euro”, che è una visione un po’ parrocchiale di quanto costerà all’Italia stare al riparo.

Ma basterà? A leggere i giornali americani c’è da dubitarne. Wall Street Journal apre così la sua edizione europea, a tutta pagina: “Le banche spagnole in salvataggio limitato: l’accettazione da parte della Spagna del salvataggio delle sue banche fino a 100 miliardi di euro è il preludio a una più decisiva domanda: la Spagna avrà bisogno essa stessa di un salvataggio. Molti nei mercato finanziari dicono che alla fine ci vorrà e che la Spagna deve affrontare una fatica estrema per convincere creditori riluttanti che il Paese è un debitore credibile”.

International Herald Tribune, titolo in posizione d’onore, in alto a destra: “L’aiuto alle banche spagnole non metterà fine al tormento”.

Qualcosa si trova su Repubblica, a pagina 3: “Nessuno è al riparo dal contagio”, parola di Monti, ma Repubblica non può esimersi da registrare che “Hollande e gli altri leader temono anche attacchi all’Italia“.