ROMA – Il discorso di Capodanno di Giorgio Napolitano ha diviso la stampa italiana. Come scrive Cesare Maffi su Italia Oggi, il Giornale e Libero si sono schierati contro come anche il Fatto quotidiano e il Manifesto. Compiaciuto Corsera, liquorosa la Stampa, tiepida Repubblica.
Viva Napolitano, abbasso Napolitano. Il messaggio di Capodanno ha fornito alla stampa nostrana l’occasione per una forte dicotomia, quale di rado si avverte, anche perché trasversalmente taglia destra, sinistra, centro. Il Corriere della Sera si distingue nell’operazione «pro» come mai finora era avvenuto.
La sensazione di un lettore è quella (poco gradevole per l’agiografato) della commemorazione funebre. L’intero discorso di Giorgio Napolitano occupa le pagine 6 e 7, mentre tutte le precedenti ne sono interessate. Il fondo è steso da un candidato al Colle, Sabino Cassese, non si capisce bene se per ritrarre caratteri che, oltre che a Napolitano, si attaglino a sé stesso.
Fra commenti e interviste vanno notate le domande e risposte a Laura Boldrini, anche lei quirinabile. In chiave filo Napolitano si leggono pure gli attacchi a Beppe Grillo che riempiono pagina 8. Non è finita, perché Paolo Franchi a pagina 25 stende un altro encomio (da vedere, prima, quello di Marzio Breda, velenoso contro Francesco Cossiga): «Un appello carico di pathos».
Nell’operazione «contro» Libero bada al sodo: «Napolitano ci è costato 16 milioni e tanti guai». Basterebbe il liquidatorio giudizio del direttore Maurizio Belpietro: «predica inutile di anziano parroco di campagna», ma intere pagine e in sovrappiù articoli critici isolati servono a colpire il «Peggiore», così definito arieggiando l’antico epiteto di «Migliore» assegnato a Palmiro Togliatti. Non brilla per amabilità sul Giornale Vittorio Feltri: «Il trionfo della mediocrità». A tale epitaffio fanno seguito intere pagine e servizi accusatorii, colpendo perfino il «Colle nel lusso». Nella cordata degli scatenati ostili al Colle non può mancare il Fatto Quotidiano, che attacca ripetutamente «Re Giorgio», bollato come «ultimo garante del sistema dei partiti». Pure il Manifesto non è tenero: il titolone della prima è «Capolinea» e i giudizi non sono encomi.
A destra Il Tempo è scarsamente interessato: Maurizio Gasparri è ostile per i silenzi sui marò, ma un servizio sui commenti annota che «Forza Italia si divide». Il Foglio mette nel sommario «Addio dignitoso di Napolitano» e preferisce dedicarsi al consueto sostegno al duo B.-R. Pure Avvenire non si sofferma più di tanto sull’evento. Il Quotidiano Nazionale presenta due pagine positive, dipingendo il presidente come un «Faro nella tempesta dell’antipolitica».
Trabocca di retorica La Stampa, specie nell’editoriale del direttore Mario Calabresi: «il futuro dipende da ognuno di noi». La Repubblica opera un’altra scelta: preferisce dedicarsi al totoquirinale e al ritratto del successore (…)
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