Natalia Aspesi su Repubblica: “Scala, una Traviata tormentata”

scalaROMA – Critiche diffuse e aspre sui giornali dopo la prima della Scala a Milano con la Traviata di Verdi.

Repubblica è invece sostanzialmente schierata a favore con un articolo di Natalia Aspesi, “Violetta trionfo e contestazioni”, una critica positiva di Angelo Foletto e una intervista al sovrintendente della Scala Stehane Lissner che dice sprezzante: “I fischi? I talebani sono dappertutto. Io sono felice”.

Contro Natalia Aspesi puntano il Giornale e Libero. Scrive Il Giornale: “Natalia Aspesi, unica giornalista invitata alla «Primina», ha ricambiato l’amico Lissner con una «lenzuolata» solo per caso colma d’entusiasmo sulla «Repubblica».”

Mentre Libero: “Natalia Aspesi, firma di Repubblica, è la sola ad assistere alla Prima under 30, ma poi non capisce che Germont non è un nome ma un cognome: scrive «Alfredo e Germont».”

Scrive Natalia Aspesi su Repubblica:

Trionfo sconfinato per Violetta- Diana Damrau, e poi nessuno che se ne andava, neppure per correre alla cena su invito del Sindaco e del Sovrintendente.

Nessuno se ne andava sia per applaudire che per contestare, Alfredo-Piotr Beczala, e persino Daniele Gatti: e naturalmente il regista russo Tcherniakov, come è ormai tradizione alla Scala per chiunque metta in scena un’opera che non sia fortemente zeffirelliana, cioè vecchissima.

La sontuosa serata era iniziata con un minuto di silenzio in memoria diNelson Mandela e tutti in piedi, immobili; lo aveva chiesto dal podio il Maestro Gatti, creando uno di quei momenti di commossa concordia che non sempre illumina le prime della Scala e ormai molto raramente la nostra vita social-politica. Un solo grido dal loggione, musicalmente patriottico, “Viva Verdi!”, con una vaga premessa minacciosa, tipo, se con questa

Traviatame lo sciupate, guai a voi! Fortunatamente nessuna tregenda, ma piuttosto un successo con qualche brontolio. C’erano stati prima gli applausi per il Presidente della Repubblica Napolitano, qui lontano da ogni scemo grido di impeachment, nel palco centrale fitto di presidenti, da quello della commissione europea Barroso a quello del Togo, Gnassingbe, ai più nostrani Grasso, presidente del Senato, e Maroni che pur leghista, come presidente della regione Lombardia si è alzato in piedi anche per l’Inno di Mameli: c’era anche Silvestri, il presidente della Consulta che cancellando il Porcellum ha provocato l’attuale solito vergognoso caos politico. Un paio di ministri, Bray e Mauro, e naturalmente il sindaco Pisapia, quasi tutti con signora. Mario Monti, per due inaugurazioni nel palco centrale come presidente del Consiglio, ieri sera da assiduo melomane, era in platea, come la bella magrebina Najat Vallaud-Belkacem, ministra dei diritti delle donne francesi e portavoce del presidente Hollande. Durante l’ouverture, sul palcoscenico Violetta, vistosamente non affetta da tisi data la sua morbida rotondità, si vestiva di azzurro, si profumava e imbellettava davanti a un grande specchio, per poi precipitarsi tra i suoi amici ricchi e volgarotti, dove, incontrando Alfredo-Piotr Beczala, resterà fregata dall’amore.

Si sa che La Traviata ha una sua maledizione, quella di essere stata interpretata da Maria Callas nel 1955, in una edizione al momento criticata ma poi diventata mitica, diretta da Giulini, regista Visconti, costumi Lila de Nobili. Chi la vide giovinetto se la sogna ancora di notte, nel suo abito con il sellinostile non Violetta perché fine Ottocento, e quella morte in poltrona, dopo essersi provata un cappellino (almeno così la raccontano i rari testimoni viventi). Poi si sa, ci sono le registrazioni con la sua voce appassionata e qualche ripresa in bianco nero di suoi concerti: di lei il sovrintendente Lissner, dice: «È una donna cui penso con malinconia, perché con tutto il suo talento, e la sua celebrità, è morta ancora giovane, disperata e completamente sola».Oggi avrebbe 90 anni, come Valentina Cortese, che ieri sera era in sala vispissima. Lissner era molto emozionato, perquesta sua ultima inaugurazione «come alla prima nel 2005, quando misi insieme unIdomeneo in pochi mesi». In sala c’è Alexander Pereira, nuovo sovrintendente dall’autunno prossimo, che guarda rapito non l’opera ma la sua giovane signora brasiliana, di bellezza strepitosa: sarà lui a inaugurare il Sant’Ambrogio 2014, con l’opera già decisa da Lissner, ilFideliodi Beethoven, regia della grande Deborah Warner, con la direzione, l’ultima alla Scala, di Barenboim. Che ieri sera non c’era, con gran dispiacere, ha detto, perché impegnato altrove, (…)

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