New York come Milano: guerra globale alle App. Rolla Scolari, Giornale

New York come Milano: guerra globale alle App. Rolla Scolari, Giornale
New York come Milano: guerra globale alle App. Rolla Scolari, Giornale

ROMA – “A New York – scrive Rolla Scolari del Giornale – il procuratore generale Eric Schneiderman ha annunciato proprio merco­ledì il raggiungimento di un compromesso con Airbnb, il popolare sito che permette a privati in tutto il mondo di affit­tare il proprio appartamento o parte di esso”.

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La società è presente in 34mi­la città e 192 Paesi, vale dieci mi­liardi di dollari, quanto le più va­ste catene alberghiere. Tutta­via, alcune municipalità negli Stati Uniti si oppongono al ser­vizio e pretendono che il sito debba essere soggetto alle stes­se regole e alle stesse tassazioni delle strutture alberghiere. Se­condo una legge locale del 2010, nessuno a New York può affittare per più di 30 giorni una casa in cui non è presente l’in­quilino abituale. Airbnb si è di­feso sostenendo che la norma è applicabile soltanto a business tradizionali. Sulla base di que­sta regolamentazione, però, la procura generale dopo mesi di battaglia legale ha ottenuto da Airbnb la condivisione di dati anonimi – informazioni che non includono email , nomi e cognomi, dettagli degli ac­count sui social media, numeri degli appartamenti o delle uni­tà abitative – di 15mila utenti di New York. Fra dodici mesi, pe­rò, i giudici potranno ottenere informazioni più dettagliate su alcuni ospiti in caso di trasgres­sione delle leggi cittadine.
Le autorità a New York temo­no diverse violazioni. Hanno già imposto ad Airbnb di richie­dere agli utenti la raccolta delle tasse che si applicano alle tradi­zionali camere d’albergo. Le au­torit­à ma anche i gruppi di attivi­sti che si battono per l’espansio­ne di alloggi a prezzi accessibili sono preoccupati: sono stati re­gistrati casi di proprietari che hanno sfrattato inquilini per po­ter utilizzare interi edifici come alberghi e offrire appartamenti online. Gli stessi vertici di Air­bnb hanno rivelato di aver can­cellato oltre duemila voci sul proprio sito. E in queste ore, an­che San Francisco studia un progetto per regolamentare l’utilizzo dei servizi della com­pagnia in città. Gli ultimi sviluppi legali per Airbnb aprono un precedente non soltanto per aziende simili – per esempio Craigslist e Ho­meAway- ma per tutte le socie­tà hi­tech che con l’offerta di ser­vizi alternativi si scontrano con le tradizionali regolamentazio­ni locali. «La questione solleva­ta da questo nuovo modello di business- ha scritto il Wall Stre­et Journal – è se le persone che offrono servizi su Airbnb e com­pagnie simili contano come utenti o dipendenti, e se le com­pagnie hi-tech che li registrano sono datori di lavoro o soltanto intermediari». Il precedente che più preoccupa imprese si­mili, legate al mondo dell’inno­vazione, è però la cessione di in­formazioni sugli utenti. In un’epoca in cui le rivelazioni sui programmi della National Security Agency americana -Nsa- hanno ingigantito la diffi­denza del mondo dell’ hi­tech nei confronti delle autorità, la concessione sui dati personali spaventa: «Siamo preoccupati che questa sia una richiesta non ragionevole di un governo allargato», aveva scritto Airbnb in un comunicato in autunno.

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