Nigeria: militari corrotti, rivalità interne. Il fallimento contro Boko Haram

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Gennaio 2015 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
I miliziani di Boko Haram

I miliziani di Boko Haram

ROMA – La forza di Boko Haram in Nigeria, spiega Maurizio Molinari della Stampa, si spiega con la debolezza del governo nigeriano lasciato da solo a combattere i miliziani jihadisti anche dagli Stati Uniti: “Il Pentagono – racconta Maurizio Molinari – in giugno ha infatti iniziato a consegnare camion ed equipaggiamento – armi leggere – ma sono seguite ripetute frizioni con Abuja perché alcuni militari nigeriani avrebbero commesso «violenze contro i civili» adoperando proprio gli equipaggiamento made in Usa. Ne sono seguiti mesi di fibrillazioni fra i due governi, che hanno portato Washington prima a sospendere i sorvoli dei droni per cercare le ragazze rapite, poi ad annullare la consegna di elicotteri Cobra e infine a sospendere l’addestramento di un battaglione anti-terrorismo nel quartier generale dell’esercito a Abuja”.

(…)  Arenatasi l’intesa con gli Usa, l’iniziativa militare è passata a Camerun, Niger e Ciad ovvero gli altri tre Paesi che con la Nigeria si affacciano sul Lago Ciad: accomunati dal timore di contagi jihadisti da parte di Boko Haram, hanno concordato la creazione di un contingente congiunto da inviare in una base nigeriana nella regione di Baga per operazioni di anti-terrorismo.  Ma Abubakar Shekau li ha presi in contropiede, lanciando il 3 gennaio la sanguinosa operazione che da un lato ha espugnato la base e dell’altro ha fatto scempio delle popolazioni locali, causando oltre duemila vittime con una pulizia etnica tesa a consolidare il controllo dell’accesso proprio sul Lago Ciad. La contromossa di Camerun e Ciad è stata posizionare truppe nazionali attorno al lago per prevenire infiltrazioni ma ciò implica mano libera per Boko Haram nella Nigeria del Nord-Est, tantopiù che Abuja va incontro a elezioni politiche in febbraio e ciò impedisce al presidente Jonathan di pianificare vaste operazioni militari. Da qui l’iniziativa del presidente del Ghana, John Mahama, di proporre questa settimane alle 15 nazioni dell’Africa Occidentale di creare un contingente Ecowas, simile a quello impegnato in Darfur, per chiedere al Consiglio di Sicurezza dell’Onu un mandato di intervento contro Boko Haram. «Da soli i nigeriani non ce la fanno e neanche il Camerun da può bastare, dobbiamo muoverci assieme» sostiene Mahama, appoggiato dall’ex Segretario generale dell’Onu Kofi Annan.

(…) La Francia si è detta pronta a «sostenere una missione Ecowas» con messaggi dell’Eliseo ad Accra nei quali si ipotizza l’invio di armi, equipaggiamento e forse truppe speciali. Anche Mosca mostra interesse e Nikolay Ratsiborinski, ambasciatore in Ghana, promette «armi e assistenza umanitaria». Tace invece Washington, a dimostrazione dell’impasse con Abuja. E nell’esitazione generale, Boko Haram continua a colpire.