Nigeria, radunati per pregare. Poi il massacro dei Boko Haram

Radunati per pregare Poi il massacro dei Boko Haram
(foto LaPresse)

ROMA – Sono entrati in azione travestiti da soldati o spacciandosi per predicatori. Con l’inganno hanno attirato gli abitanti davanti alla chiesa e poi hanno sparato a raffica, crivellandoli di colpi: brutali esecuzioni di massa compiute a tradimento. Prima di andarsene, hanno appiccato il fuoco alle case, lasciandosi alle spalle una lunga scia di desolazione e cadaveri. Diverse centinaia, forse addirittura 500.

Un’ondata di attacchi tra i più sanguinosi, sferrati nei giorni scorsi da Boko Haram, i terroristi nigeriani che, lungi dall’essere indeboliti o spaventati dalla “caccia internazionale” scattata dopo il rapimento delle quasi 300 liceali di metà aprile, sembrano più in forza che mai. I raid sono avvenuti tutti nello stato roccaforte politica e base operativa del gruppo integralista: il Borno, nord est della Nigeria, dove sono state rapite le studentesse ormai oltre un mese e mezzo fa.

Scrive Alessandra Muglia sul Corriere della Sera:

L’ultima strage è avvenuta a Barderi, villaggio alla porte di Maiduguri. Due abitanti hanno riferito alla Bbc che alcuni uomini sono arrivati sul posto presentandosi come predicatori, hanno invitato la gente a confluire davanti alla chiesa per pregare e, una volta radunata la folla, hanno sparato uccidendo 45 persone.

Una tattica infame, che fa leva su un momento di massimo abbandono come la preghiera per colpire. Infame come quella utilizzata i giorni prima nel distretto di Gwoza, sempre nel Borno, dove almeno sei villaggi sono stati rasi al suolo in due giorni da terroristi islamici vestiti da soldati. Gli abitanti li aspettavano, i militari veri: avevano chiesto il loro aiuto perché temevano gli attacchi dei miliziani islamisti. Quando li hanno visti arrivare in divisa a bordo di moto e di Toyota Hilux, pick up usati dall’esercito, è stato un sogno che si avverava. «Ci hanno detto siamo qui per proteggervi tutti» ha riferito il leader di un villaggio riuscito a sfuggire al massacro. La stessa tattica usata dai miliziani nel rapimento delle 300 liceali. Dopo aver radunato con l’inganno tutti gli abitanti «hanno iniziato a urlare Allah Akbar e a sparare a lungo» ha raccontato un altro sopravvissuto all’Ap .

Tutto è partito da Attagara, villaggio con una numerosa comunità cristiana. Qui domenica scorsa un commando aveva attaccato i fedeli durante la messa, nove i morti. Il giorno dopo, come ritorsione, alcuni giovani del posto avevano cercato e ucciso una trentina di islamisti. I Boko Haram sono allora tornati nel villaggio e in quelli vicini e per rappresaglia li hanno massacrati. Attagara, Agapalwa, Aganjara, Gosh, Danjara «sono state teatro di uccisioni di massa, ma nessuno può fornire un bilancio certo», ha dichiarato Peter Biye, parlamentare di Gwoza. «Ci sono cadaveri ovunque perché nessuno li può seppellire» ha raccontato un capo di Attagara, che ha lanciato un appello per gli aiuti. Intanto continua la mobilitazione internazionale: dopo il vertice di Parigi di maggio, giovedì a Londra si terrà un nuovo summit sull’emergenza Boko Haram.

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