Non passa il daspo per i corrotti. Fatto Quotidiano: “Pd smentisce Renzi”

Non passa il daspo per i corrotti. Fatto Quotidiano: "Pd smentisce Renzi"
Non passa il daspo per i corrotti. Fatto Quotidiano: “Pd smentisce Renzi”

ROMA – Non passa in Senato un emendamento del Movimento 5 Stelle. E non passa perché i voti decisivi sono quelli del Pd. Solo che, in qualche modo, con quel no il Pd smentisce Renzi. Perché a saltare è l’emendamento che prevedeva l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i condannati in corruzione. Ovvero, come il provvedimento che, come scrive sul Fatto Quotidiano Luca De Carolis, Renzi aveva più volte promesso.

Scrive De Carolis:

La giustizia ai tempi di Matteo Renzi: caos e promesse infrante in due atti. Il primo alla Camera, dove la maggioranza si spacca sulla prescrizione, con Ncd che vota no all’emendamento voluto dal governo e strepita contro gli “accordi violati”. Il secondo in Senato, dove la maggioranza e Forza Italia votano assieme contro il Daspo ai corrotti, ovvero “l’interdizione perpetua dai pubblici uffici”. Proprio la misura promessa dal premier il 17 maggio scorso in campagna elettorale, appena esplosa l’inchiesta sulle mazzette per Expo. “VA FATTO IL DASPO ai politici che prendono tangenti, mai più” scandì Renzi da Forlì, appena sceso dal tapis roulant di una palestra. Un annuncio ripetuto in dicembre, al deflagrare di Mafia Capitale.

Ieri seppellito dai fatti. In un mercoledì da montagne russe si materializza invece il sospirato emendamento al falso in bilancio. Ma non nella commissione Giustizia del Senato, dove l’aspettano da mesi, bensì sulle mail dei giornalisti. Che, generosi, lo distribuiscono ai parlamentari. Non pago, il governo fa slittare di due settimane l’approdo in aula del ddl sulla corruzione: atteso per oggi, arriverà due settimane (tra il 17 e il 19 marzo). Succede anche questo, sul fronte giustizia. Bollente, eccome, anche a Montecitorio, dove la commissione Giustizia discute del ddl sulla prescrizione.

LA TEMPERATURA sale quando i relatori al testo Sofia Amoddio (Pd) e Stefano Dambruoso (Scelta Civica), d’intesa con il governo, presentano un nuovo emendamento sulla corruzione, che alza della metà i tempi della prescrizione per tutte le tipologie del reato: dalla corruzione semplice (da 5 anni a 7 anni e mezzo) fino alla corruzione aggravata in atti giudiziari (da 12 a 18 anni). Alessandro Pagano di Area Popolare (Ncd più Udc) insorge al microfono: “Non ne sapevamo nulla, non erano questi gli accordi. Non si tratta così una formazione decisiva per il governo”. È scontro, anzi “rottura” per dirla come Pagano. La seduta viene sospesa. 

(…)

Contraria anche Forza Italia, mentre i Cinque Stelle si astengono. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando commenta: “L’esame del provvedimento è solo all’inizio, va salvaguardata la specificità del reato di corruzione”. Ma il suo vice, Enrico Costa (Ap), lo smentisce: “In aula il testo avrà dei correttivi”. 

Così, scrive De Carolis, per un giorno si ricompone l’alleanza del Nazareno:

 Maggioranza e berlusconiani affondano d’amore e d’accordo l’emendamento dei Cinque Stelle che prevedeva il Daspo per i corrotti, per giunta rafforzato. Tradotto, i 5 Stelle volevano non solo l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, ma anche “l’incapacità perpetua di contrattare con la pubblica amministrazione”. Troppo per Pd e alleati di varia natura. A favore dell’emendamento votano solo il Movimento, gli ex M5S e Lega Nord. Maurizio Buccarella (5 Stelle) ironizza: “Forse quando parlava di Daspo per i corrotti Renzi intendeva di non volerli più vedere negli stadi”. Poi entra nel merito: “Forza Italia continua a fare ostruzionismo, e i tempi si allungano. Il testo andrà in aula anche se la commissione non avrà completato i lavori, il rischio caos è concreto”. Su tutto, l’eterno punto interrogativo dell’emendamento sul falso in bilancio. Nella bozza fatta circolare dal governo (per l’ira delle opposizioni e anche del dem Lumia) saltano le contestate soglie di punibilità (quella del 3 per cento). Ma non mancano ombre, come l’abbassamento della pena massima a 5 anni per le società non quotate, che rende impossibile ricorrere alle intercettazioni . Il governo ha paura della reazione degli alleati di governo (e non) e delle imprese. E continua a prendere tempo, come conferma il rinvio del ddl. Buccarella riflette: “Il testo è bloccato in qualche stanza ministeriale. L’hanno fatto circolare perché Renzi vuole capire le reazioni, fiutare l’aria”. Da rottamatore cauto, quando serve.

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