Orial Kolaj, pugile e esattore del clan dei Casalesi ad Acilia (Roma)

Orial Kolaj
Orial Kolaj (foto Ansa)

ROMA – “Pugile per conto dei Casalesi”. Questo il titolo dell’articolo a firma di Antonio Massari sul Fatto Quotidiano che racconta la storia di Orial Kolaj, campione di boxe – categoria mediomassimi – incastrato proprio mentre due boss commentavano un suo incontro. Arrestato insieme ad altri albanesi, soprannominati “i pugilatori”, che, come lui, prendevano parte alle missioni punitive.

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Massari scrive:

“Il suo sfidante più duro non è mai stato sul ring. È ad Acilia e si chiama Elvis. “Elvis ha portato via un occhio a una persona – dicono al telefono – e non lo so se Orial riesce”. “Orial è una macchina da guerra!”, continuano al telefono, “Orial davvero gli devi sparare per fermarlo”. La sfida tra Orial ed Elvis è sullo sfondo di una storia di sport, camorra e risse tra bande albanesi. (…) “Lavora Orial, lavora! Vai Orial, dieci secondi, vai Orial”. È il 24 febbraio 2012: lui un po’ barcolla, un po’ picchia, un po’ abbraccia l’avversario. Dall’angolo gli contano alla rovescia quei dieci secondi impossibili da scordare: al suono del gong Orial Kaloj è diventato un campione.

Guanti azzurri, pantaloncini neri, la grande aquila tatuata sulla schiena: l’aquila simbolo dell’Albania, l’aquila simbolo della Lazio, il suo grande amore calcistico. È un pugile “bianco-celeste” e in curva nord si fa chiamare “Mr. Enrich” (…) ma ora è lui il vincitore: alza un pugno e bacia un rosario di legno che s’è appena infilato al collo: Orial è campione italiano dei pesi medio massimi. E questo annotano le cronache sportive. Ma Orial picchia per mestiere e non solo per sport.

(…) Prima di picchiare sul ring, Orial, picchia per conto di Guarnera: lo usano per incrementare il giro di slot machine, per minacciare e punire chi non obbedisce alle leggi della mala, che ha assoldato albanesi a decine perché non hanno capi e sanno pestare bene. “Io sto sempre qua…”, gli risponde Orial, segno che il campione è sempre uno sgherro a disposizione del capo. E per i Guarnera è importante: “Orial è una macchina da guerra! Orial davvero gli devi sparare per fermarlo”, dicono pochi giorni prima che diventi campione italiano. Un mese prima del titolo è stato assunto: è un dipendente della Acilia Games srl. Ma il suo lavoro è picchiare.

E così ieri Orial Kolaj è stato arrestato: la dda di Napoli (…) lo accusano di essere “l’esecutore di atti d’intimidazione e violenza con l’aggravante mafioso”, per conto dei Guarnera, a loro volta legati al clan Iovine dei Casalesi. S’allenava per il titolo e menava per strada: “M’ha detto Orial (…) che gli ha fatto proprio male… m’ha detto però era uno pure che sapeva menare… non era uno scemo ecco!”. “Orial deve stare pure attento”, risponde Sandro Guarnera, “che trova qualche scemo che gli spara…”. I due commentano che Orial “per quello che fa non piglia un cazzo… a me mi dispiace, sai quante volte ci parlo e io gli dico: ma chi cazzo te lo fa fare”.

Eppure Orial non molla neanche quando vince il titolo italiano. E quel 7 marzo, campione italiano da appena due settimane, sta al solito gioco con i Guarnera: “Noi fratelli… i fratelli dobbiamo sapere tutto dalla A alla Z”., dice a Sandro, che gli risponde: “Grazie per il fratello…”. Gli inquirenti, mentre lo intercettano, non sanno chi sia e per capirlo devono aspettare ottobre. A “tradirlo”, in una telefonata, è proprio la boxe, quando Guarnera e suo fratello “commentano la bravura di Orial in un combattimento di pugilato” (…)

È il 19 ottobre, otto mesi dopo il titolo italiano, Orial è appena diventato campione d’Europa. Ma si scopre che il titolo dei duri, nelle strade di Acilia, lo contende ad Elvis, a capo di un’associazione per delinquere dedita ai reati contro il patrimonio. Ma Orial continua a picchiare anche per sport. “Il mio idolo? Mike Tyson” risponde in un’intervista, spiegando che la sua vita s’alterna tra ring e curva nord all’Olimpico di Roma. Sceso dal ring, lasciato lo stadio, Orial non è un campione, ma un picchiatore della mala. Un personaggio minore, finito tra le righe d’una ordinanza d’arresto, accanto ai nomi dei Casalesi.”

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