ROMA – Le obiezioni dei critici non erano poi così assurde, nota Stefano Feltri sul Fatto. Non ricorda, forse per carità di patria, che su quel decreto legge su cui ora l’Europa ha acceso il faro, la presidentessa della Camera Laura Boldriniapplicò per la prima volta nella storia della Repubblica la ghigliottina al dibattito parlamentare, ci furono scontri in aula e volarono botte.
“La Commissione europea vuole capire se la rivalutazione delle quote di Bankitalia da 156mila euro a 7,5 miliardi (con annesso aumento dei dividendi alle banche private di via Nazionale) non rappresenti un aiuto di Stato illegittimo per le norme comunitarie.
“Il commissario Antitrust Joaquin Almunia ha scritto al ministero del Tesoro per chiedere chiarimenti. Il testo della lettera è riservato, ma un portavoce di Almunia ha confermato l’esistenza della lettera e ha spiegato che si tratta “semplicemente di una richiesta di maggiori informazioni che ovviamente non pregiudica la nostra valutazione”.
Tradotto: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dovrà convincere Almunia che la rivalutazione delle quote di Bankitalia non rappresenta “un aiuto di stato per alcune banche”, questo il sospetto del commissario. È il primissimo passo di un percorso che potrebbe portare a sanzionare l’Italia per aiuti di Stato o, come più probabile, a introdurre correttivi nella legge per evitare di essere puniti.
Ad Almunia sarebbe bastato leggere il Sole 24 Ore di venerdì per appagare le proprie curiosità: “Quote Bankitalia, via libera alle plusvalenze per sei miliardi”.
Svolgimento: ottenuti i chiarimenti dell’Agenzia delle entrate, e forti di due pareri giuridici autorevoli (Pier Gaetano Marchetti e Angelo Provasoli) consegnati all’Abi, la associazione di categoria, le banche italiane sono finalmente pronte a registrare in bilancio il regalo governativo, pagando sulla rivalutazione un’imposta contenuta, il 12 per cento.
Le quote vengono rivalutate da 156 mila euro a 7,5 miliardi, usando riserve di Bankitalia, e cambia il modo di calcolare i dividendi. Potenzialmente, le banche private otterranno da via Nazionale fino a 450 milioni all’anno invece che i 60-70 degli ultimi anni.
Secondo beneficio: chi detiene più del 3 per cento del capitale, lo deve vendere e se nessuno compra, se ne fa carico la stessa Banca d’Italia. Intesa ha il 42,4 per cento, Unicredit il 22,1, vendere la componente in eccesso rappresenta un incasso di almeno 4 miliardi di euro, di cui oltre la metà per le due prime banche italiane. Terzo beneficio: dal prossimo anno le quote rivalutate miglioreranno anche il patrimonio di vigilanza, un balsamo contabile per bilanci provati dalla recessione (il parametro del Core Tier 1 migliorerà dello 0,5 per cento)L
L’aiuto di Stato che la Commissione potrebbe contestare è a Unicredit e Intesa: per come è congegnata la norma, è a loro che andrà il grosso dei benefici previsti dalla legge.
L’Adusbef, un’associazione di consumatori guidata dall’ex senatore Idv Elio Lannutti, ha fatto un esposto in Procura a Roma sulla legge Bankitalia. Il Movimento Cinque Stelle ha fatto un duro ostruzionismo in aula alla Camera (ma non al Senato) e il decreto sarebbe decaduto se il presidente Laura Boldrini non avesse applicato la “ghigliottina”, una procedura di approvazione accelerata.
I parlamentari del Pd che conoscono la materia – da Walter Tocci a Massimo Mucchetti – hanno espresso molte riserve, ma poi i democratici hanno votato a favore anche perché il governo Letta aveva inserito il regalo alle banche in un decreto che serviva a coprire la seconda rata dell’Imu. Bloccarne la conversione avrebbe evitato il beneficio alle banche, ma anche costretto gli italiani a pagare metà dell’Imu sulla prima casa.
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