Pacifici (Istituto di Sanità): “Droghe, attenti ai mix”

L'articolo del Fatto Quotidiano
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ROMA – “L’ultima frontiera dello spaccio di droga è il web – scrive Chiara Daina del Fatto Quotidiano – Nel 2013, il Sistema nazionale di allerta precoce ha individuato 106 siti, con server piazzati in Italia, dedicati alla vendita di sostanze stupefacenti, e ben 543 pagine virtuali con offerte di pasticche e polveri illegali. Così si legge nella relazione al Parlamento su droga e dipendenze del 2014″.

 

 

“Internet è un canale molto rischioso, chi acquista in rete ha una percezione più bassa del pericolo perché lì è tutto a portata di mano, lì è dove manda le email di lavoro, apre Facebook e chatta con gli amici, prenota il biglietto aereo, e ordinare una dose diventa un’azione come le altre”, osserva Roberta Pacifici, direttrice dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità. Lo sforzo si riduce e la vergogna pure. “Non c’è più bisogno di raggiungere il vicolo nascosto – continua – il quartiere malfamato, il pusher è dietro lo schermo del pc, in casa tua”.

Oggi il mercato degli stupefacenti sfugge a qualsiasi inventario perché è sempre più etereo e ogni anno si ingrossa alla velocità della luce. Dal 2009 sono comparse oltre 370 nuove molecole. Si tratta soprattutto di catinoni sintetici (come la “flakka”), analoghi al catinone, una sostanza psicoattiva presente nella pianta di Khat, che vengono commercializzati in compresse di varie forme e colori, capsule o polvere/cristalli e pubblicizzati come sali da bagno, incensi, fertilizzanti, prodotti naturali oppure erbe: il più diffuso è il mefedrone. C’è la Ketamina, molecola di origine sintetica con proprietà anestetiche e analgesiche, usata dai veterinari. Ci sono i cannabinoidi sintetici che danno effetti simili, spesso superiori alla cannabis, e sono venduti sotto forma di incensi o profumatori ambientali. E il gruppo delle smart drug (naturali o sintetiche) in versione bevanda, pillola, gocce, che possono essere a base di caffeina, di efedrina (un alcaloide naturale usato in molti integratori alimentari per perdere peso o migliorare performance atletiche), di erbe e di estratti vegetali afrodisiaci, e di eco-drugs, sostanze vegetali con effetti allucinogeni. Pacifici lo dice chiaramente: “Noi operatori facciamo fatica a identificarle in anticipo e a segnalarle prima che non sia troppo tardi al ministero della Salute per inserirle nella lista delle sostanze illegali”. Le nuove droghe dal 2010 a oggi hanno causato 66 casi di intossicazione acuta. Le persone avevano in media 35 anni e provenivano dalle regioni settentrionali, dove sono più diffuse. Attorno a certe discoteche e non solo.

A parte il frenetico ricambio dell’offerta, ci sono altre tre nuove tendenze che fanno preoccupare le autorità e più di prima mettono a rischio l’incolumità dei consumatori. La prima, spiega Pacifici, “è la concentrazione di molteplici principi attivi all’interno dello stesso prodotto. Nemmeno lo spacciatore sa cosa c’è dentro, tanto meno chi lo compra. Per il 45% dei decessi per droga non è stato possibile rilevare la sostanza che ha determinato la morte, tanto per capirci”. Il secondo fenomeno riscontrato è “una dose molto più alta di principio attivo per pasticca. Per esempio, una volta una compressa di ecstasy conteneva in genere dai 75 ai 150 milligrammi di Mdma, oggi fino a sei o sette volte in più. Chi la prende rischia un’intossicazione acuta che può rivelarsi fatale”. Terzo fenomeno non più recentissimo è il policosumo, cioè “l’abitudine di assumere contemporaneamente stupefacenti diversi. Chi si fa di coca, prima ha fumato hashish e poi magari sniffa eroina. Perché tutto oggi costa poco. Ma il mix è ancora più dannoso”.

Se da una parte è vero che i giovani tra i 15 e i 19 anni fanno più uso di cannabis (più 1,9 per cento nel 2014 rispetto al 2013), dall’altra gli italiani che consumano stupefacenti sono diminuiti: dai 3,9 milioni nel 2008 ai 2,3 milioni nel 2012. Anche le morti per overdose: da 1002 nel 1999 a 344 nel 2013. Ma questo non giustifica che tutte le Regioni abbiano ridotto gli investimenti per la prevenzione contro l’uso di droga di circa il 40 per cento.

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