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Padova, giudice si scorda l’avvocato: processo nullo

di FIlippo Limoncelli |14 Novembre 2013 12:10

Il giudice si scorda l’avvocato: processo nullo

PADOVA – Magistrato va a sentenza prima di sentire l’imputato e i suoi legali. Ora si ricomincia, e sono passati tre anni.

Scrive Alessandro Gonzato su Libero:

Il giudice rientra in aula, resta in piedi, comincia a leggere la sentenza – sentenza di condanna, perdipiù: «Visti gli articoli 442, 521, 533, 535 del Codice di procedura penale…». E però aveva fino a quel momento ascoltato solo il pubblico ministero. Uno dei due avvocati di parte civile si alza in piedi e, quasi incredulo, lo interrompe: «Scusi, ma non ci è ancora stata data la parola. E nemmeno al difensore dell’imputato». Sconcerto in tribunale.

Fatto sta che lo stesso giudice, dopo qualche istante di visibile imbarazzo, ricomincia a parlare e ammette l’incredibile errore: «Pensavo che la discussione fosse stata ultimata. Diamo atto nel verbale che è cominciata erroneamente la lettura del dispositivo… ». Tre anni buttati al vento.

Il fascicolo, venuto meno il criterio d’imparzialità da parte del magistrato, dev’essere a questo punto affidato a un altro giudice, che dovrà ricominciare il processo daccapo. Spetterà dunque a quest’ultimo stabilire la colpevolezza o meno di Davide Zago, 37enne di Limena – Comune del Padovano – allenatore di calcio e professore di educazione fisica, accusato di violenza sessuale continuata e aggravata su tre bambini di 10, 5 e 4 anni. Per conoscere la data in cui – forse – terminerà questa paradossale vicenda giudiziaria, bisognerà attendere la decisione del coordinatore dell’ufficio gip di Padova.

«È davvero incredibile» dice a Libero il legale difensore di Zago, Paolo Marson. «Non riesco a credere di aver vissuto una cosa simile. Disattendere la funzione difensiva significa disprezzarla». L’avvocato va giù durissimo: «Il gup non ha tenuto in considerazione il ruolo degli avvocati. È una cosa drammatica. Non è che non abbia sentito soltanto il difensore. Oltre alla deposizione dell’imputato e alla mia arringa, non ha preso in considerazione nemmeno la parte civile. È pazzesco!». Oltretutto, prosegue, «con questo magistrato mi ero sempre trovato bene. In passato avevo avuto modo di apprezzarlo, e questo mi ha lasciato ancora più sgomento». (…)

Quanto si è verificato nell’aula del tribunale di Padova è soltanto l’ultimo atto di una lunga serie di traversie giudiziarie che fin dall’inizio hanno contraddistinto questo procedimento. I fatti contestati risalgono alla prima metà del 2009. L’imputato sceglie il rito abbreviato. Il processo prende il via il 5 ottobre 2010. Il 12 gennaio 2012 l’accusa chiede una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Il processo viene aggiornato al 26 aprile, ma l’udienza slitta al 13 novembre dello stesso anno quando, finalmente, dopo più di 24 mesi si conclude la discussione delle parti. Ma ecco un nuovo rinvio: poco prima della sentenza, il gup lascia l’incarico per motivi di salute. Il fascicolo viene affidato a un nuovo magistrato e il processo deve ricominciare dall’inizio. Fino al 15 ottobre scorso, quando l’accusa formula la medesima richiesta di condanna. Martedì mattina sembrava il giorno decisivo. Niente: la sconcertante gaffe del giudice ha mandato nuovamente tutto a monte. Per la terza volta.

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