ROMA – “Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza”: in un passaggio importante nella sua lettera al fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, papa Francesco parla del peccato di chi non crede e del perdono di Dio. La missiva di Francesco è rivolta a Scalfari e a chi come lui non è cristiano, e viene del resto titolata “Il Papa: lettera a chi non crede”.
Bene, se non è peccato “obbedire alla propria coscienza”, anche se non si crede in Dio né si stia tentando di credere in Dio, il perdono arriverà a chi “si rivolge a Dio con cuore sincero e contrito” perché “la misericordia di Dio non ha limiti”. Quindi Dio perdona chi segue la propria coscienza:
“Mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede”; “la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza“.
“Mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso – ed è la cosa fondamentale – che la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire”.
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