ROMA – “Parte l’indulto salva-Silvio”. Il calendario è chiaro. Martedì (15 ottobre) la commissione Giustizia di Palazzo Madama, presieduta da Francesco Nitto Palma, ex ministro e “irriducibile difensore di Berlusconi” inizierà a esaminare i testi su amnistia e indulto. Poi la stesura. “Va seguita la direzione per capire dove sia il traguardo – scrive Carlo Tecce – la struttura che sorregge le proposte unitarie e solitarie tra destra e sinistra: non viene ridimensionata la versione mastelliana di sette anni fa che contiene frode fiscale, corruzione e peculato e, soprattutto, viene rafforzata l’ipotesi salvezza di Berlusconi: salvezza totale”.
Come? Con un indulto molto ampio cumulabile al precedente (2006) che elimina, non soltanto i 12 mesi residui di condanna (per cui ha optato per i servizi sociali), ma anche l’interdizione ai pubblici uffici, La pena accessoria che lo tiene lontano dal Parlamento e che sarà ricalcolata in Appello a Milano il 19, coda del processo Mediaset chiuso in Cassazione. IL DISEGNO di legge di Luigi Compagna di Gal, un gruppo di berlusconiani fintamente dissidenti o diversamente aderenti, contiene le migliori speranze per Berlusconi. In passato, Compagna ha provato a ghigliottinare la legge Severino, la regola per i pregiudicati che impone la decadenza e la non candidabilità, proprio quella che non fa dormire più in pace né Silvio né Francesca (Pascale). C’è da segnalare che il presidente in Giunta, Dario Stefàno, sta per ultimare la relazione e sarà presentata nella seduta di lunedì. Il giorno seguente, la Giunta per il Regolamento affronta la mozione dei Cinque Stelle per il voto palese a palazzo Madama: poche possibilità, rischio perdita di tempo. Il rapido Stefàno vuole inviare la pratica a Pietro Grasso entro il 17 ottobre per riuscire a fissare il voto in aula per la settimana successiva: non pare facile, ma è possibile.
Renato Schifani grida: “Colpo per la democrazia. Ci opporremo”. La saga Compagna non è finita e nemmeno il sofferto percorso per amnistia e indulto. Perché il Compagna bis, più aggiornato, firmato e ideato con il democratico Manconi, esclude il Cavaliere perché non consente di cumulare l’indulto: B. ha già ricevuto uno sconto di tre anni per Mediaset, però mantiene la formula che neutralizza le pene accessorie. Le agenzie battono e lanciano il lodo Manconi, che, a ragione, commenta, precisa, rettifica. I senatori di Grandi Autonomie e Libertà sono tra i più attivi, e anche tra i più fantasiosi. Lucio Barani vuole aumentare il raggio d’azione per amnistia, che si applicherebbe ai reati sino ai 6 anni, e ancora di più per indulto, che andrebbe a cancellare 5 anni di pena. Barani ha un pensiero anche per i reati di mafia ex art. 416 bis (cioè associazione mafiosa): “L’indulto è concesso nella misura non superiore a 8 anni a chi faccia completa divulgazione di tutti i fatti rilevanti relativi a reati commessi durante la loro partecipazione in organizzazioni criminali”. Sembra rivolto ai pentiti, ma è un tema molto, molto scivoloso. Barani si diverte, non vuole penalizzare il Cavaliere e confenziona un teorema: “Vale per Berlusconi e per tutti coloro che la Costituzione tutela nel momento in cui prevede il reinserimento sociale. Anzi, è la cura universale alla nuova forma patologica che ha spento i neuroni di tanti colleghi: la Silviopatia, la malattia per cui non si vive più se non in funzione di vedere la fine di Berlusconi. Conosco gente che non fa più l’amore perché affetta da questa sindrome. A me qualche neurone garantista è rimasto”. A Palazzo Madama sta per planare un testo di Enrico Buemi, socialista eletto nel Pd, che in Giunta ha coltivato dubbi e ottima sintonia con la destra. La commissione Giustizia concederà ancora una decina di giorni per i disegni di legge, ai relatori sarà affidata la sintesi. Compagna, Manconi e Barani sono utili apripista per evitare l’interdizione ai pubblici uffici e persino i servizi sociali previsti per maggio. In quel periodo, indulto e amnistia saranno legge. Chissà se ancora oggi ripetono che un ventennio s’è chiuso.
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