MILANO – Pensioni e iniquità del Governo italiano. Piero Ostellino torna sul tema delle pensioni e se la prende, sul Corriere della Sera, con i comunisti, i socialisti e anche con Matteo Renzi. Dimentica però che il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro lo hanno inventato i due pseudo liberali Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti nella fase finale del loro Governo, quando erano ormai in metamorfosi peronista anche loro.
L’articolo di Ostellino contiene osservazioni condivisibili e altre meno, quando riconduce il tema delle pensioni nei suoi schemi ideologici. L’attacco dell’articolo è da manuale:
“A fondamento dell’ipotesi di un «contributo di solidarietà» sulle pensioni di poco superiori a 2.000 euro mensili lordi che, al netto delle tasse, diventano poco più della metà, insufficienti persino a far fronte a condizioni di vita assai prossime alla povertà — e di altre forme di tassazione occulta e del tutto arbitraria, c’è la convinzione, anche da parte della sinistra renziana, che il sistema pensionistico abbia la stessa funzione redistributiva della ricchezza che gli assegnava l’egualitarismo totalitario comunista”.
Poi si perde, quando entra nella “differenza di interpretazione del diritto di proprietà fra liberalismo e socialismo”. Più che di comunismo o liberalismo, siamo nel campo del buonsenso. Non c’è dubbio che la pensione sia “accumulazione di ricchezza, da parte del lavoratore”. Quello è frutto del mio lavoro e non me lo devi toccare. Tutto il resto del ragionamento è filosofia e la filosofia non porta lontano. Certo, meno che mai questo accade con
“il socialismo, pur nelle sue varie forme democratiche assunte da noi — ieri, comunista ed egualitaria, ma non sovversiva; oggi renziana, riformista, ancorché parecchio confusa — [dove] Previdenza e Assistenza sono assimilabili, identificabili, la stessa cosa, perché formazione ed erogazione delle pensioni sono manifestazioni della Funzione pubblica”.
Non c’è dubbio che Previdenza e Assistenza siano “due momenti inconfondibili. La Previdenza ha una natura eminentemente privatistica perché riguarda il versamento e l’accumulazione di contributi individuali. L’Assistenza ha una natura eminentemente pubblica perché dipende dalla fiscalità generale”.
Ma non c’entra il liberalismo, è puro buonsenso:
“La pensione, grazie al pagamento dei contributi individualmente versati durante gli anni lavorativi, è, sotto il profilo liberale, «salario differito», accumulazione di risorse a sostentamento dell’ex lavoratore una volta che abbia smesso di lavorare e di percepire un salario. La pensione è, così, la forma che assume politicamente, economicamente e socialmente — nella «società aperta» e in un regime capitalistico e di mercato — la particolare accumulazione di ricchezza da parte del lavoratore rispetto all’accumulazione del capitalista. Per il socialismo, pur nelle varie forme assunte in Italia — ieri, comunista, egualitaria, ma non rivoluzionaria; oggi, renziana, riformista, ancorché parecchio ancora confusionaria — Previdenza e Assistenza sono assimilabili, identificabili, la stessa cosa, perché, entrambe sono funzioni dello Stato. […]
La pensione — esposta di volta in volta alle discrezionali decisioni del mutevole potere politico — non è, per il socialista, un diritto di proprietà, ma una variabile del sistema di redistribuzione della ricchezza. Il potere politico, in nome della Giustizia sociale, prende arbitrariamente da un pensionato, confiscandogli una parte della proprietà, per dare ad un altro (che non se l’è creata)”.
Qui Piero Ostellino scivola nello sprezzante, mentre è giusto che quest’ultimo abbia diritto a una vecchiaia serena, ma non per effetto di un esproprio proletario, bensì per l’intervento della fiscalità generale, come peraltro anche la Corte costituzionale ha stabilito.
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