ROMA – Pensioni d’oro, come tassarle o come ridurle dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato perché “discriminatorio” il contributo di solidarietà introdotto da Giulio Tremonti nel luglio 2011 (5-10-15% sull’importo delle pensioni, con scaglioni progressivi a partire da 90 mila euro annui)? Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, è convinto che – scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera – bisogni “riequilibrarle rispetto ai contributi effettivamente versati” e sta vagliando le tante proposte fatte da politici e da esperti.
“Giovannini è infatti personalmente convinto, è lo ha detto anche in Parlamento, che mentre si chiedono sacrifici a tutti non si vede perché non si debba chiedere un contributo sulle pensioni di importo elevato — la cifra non è mai stata fatta, ma si potrebbe ragionevolmente pensare a quelle superiori a 5 mila euro al mese — che incorporino un forte “regalo” rispetto ai versamenti effettuati.
Su come intervenire sulle pensioni d’oro sembra che si siano esercitati un po’ tutti, da sinistra (Giuliano Amato, il renziano Yoram Gutgeld) a destra (Giorgia Meloni) passando per il centro (Pietro Ichino):
“Ecco perché al ministero del Lavoro si guarda con particolare attenzione a soluzioni come quelle proposte dall’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato (messa a punto insieme con l’esperto Mauro Marè) che […] suggerisce la creazione di un «fondo comune per l’equità previdenziale» che sarebbe alimentato da una parte dei contributi normalmente versati dai lavoratori e da un «contributo a carico delle pensioni più alte» già in pagamento. Questo fondo servirebbe a garantire a tutti i lavoratori una pensione minima, risolvendo il problema di coloro che altrimenti col contributivo potrebbero maturare pensioni sotto la soglia di sussistenza. Se si volessero assicurare 750 euro a tutti, dice per esempio Amato, la provvista necessaria sarebbe di circa 7 miliardi. […]
In Parlamento, come ha spiegato il senatore Pietro Ichino sul Corriere del 13 agosto, Scelta civica presenterà una proposta alla quale stanno lavorando anche Giuliano Cazzola e Irene Tinagli che prevede un forte contributo di solidarietà sulla parte di pensione pagata in più rispetto ai contributi versati. Nel Pd il deputato renziano Yoram Gutgeld pensa invece a un prelievo del 10% sulle pensioni superiori a 3.500 euro e al blocco delle indicizzazioni per due anni. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) ha già presentato a giugno una proposta di legge per ricalcolare le pensioni superiori a 10 volte il minimo (quasi 5mila euro) ammettendo importi superiori solo se giustificati dai contributi versati”.
Alla fine però c’è un problema tecnico:
“Le proposte basate sul ricalcolo della pensione col metodo contributivo presentano però un problema, spiegano i tecnici: non è possibile ricostruire nel dettaglio la storia contributiva delle persone prima del 1974 nel settore privato e prima del 1996 in quello pubblico perché l’informatizzazione è arrivata solo dopo”.
La via d’uscita sarebbe prorogare il blocco della perequazione deciso da Elsa Fornero, che scade alla fine di quest’anno, ma Marro conclude il suo articolo prefigurando sorprese:
“Giovannini, però, ha in mente un obiettivo più ambizioso”.
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