Il Corriere della Sera: “Pensioni: aumenti mini, tagli veri”. La burocrazia senza cuore. Editoriale di Aldo Cazzullo:
“La storia del Natale 2013 è quella dei genitori italiani e dei loro figli adottivi bloccati in Congo. Una storia di amore contrastato e di umanità negata che ne incrocia molte altre: il peso della burocrazia, i ritardi della politica, la considerazione non eccelsa di cui gode l’Italia all’estero, ma anche la forza formidabile di italiani che non si rassegnano all’ingiustizia.
Il nostro è il Paese al mondo che fa meno figli.
Ed è uno tra i Paesi in cui le adozioni sono più difficili.
Un tema che dovrebbe essere il primo nell’agenda politica e nella discussione pubblica. Ora, a risvegliare le nostre coscienze assopite, ecco la vicenda delle ventiquattro coppie da oltre un mese bloccate in Congo, dove molte passeranno il Natale, pur di non abbandonare bambini che anche per la legge africana sono già loro figli, ma per un veto delle autorità locali non possono venire in Italia. La situazione è drammatica: chi ha il visto scaduto, chi ha contratto la malaria, chi non è più coperto dalla profilassi, chi ha lasciato altri figli in Italia. Tutto rende urgente un intervento del governo e del Parlamento”.
“Pancia a terra, in alto i forconi e dagli all’euro. Non sia mai detto che bastino Cinque stelle per oscurare il Sole delle Alpi. Cambia il marketing della Lega nell’era del post Senatur. C’era una volta il Carroccio di governo, romanizzato a tal punto da divenire a tratti il centro gravitazionale dell’egemonia berlusconiana con annessi e connessi. Poi è stato il diluvio, tra scandali alla Belsito, cerchi magici in pezzi e un Bossi calante, addirittura ritenuto troppo ingombrante. Ora si torna alle origini. Alla clava. O perlomeno ci si prova. Il quarantenne Matteo Salvini, inaugurando la sua stagione da segretario, ha rispolverato antichi slogan: «Pancia a terra, rinasce la Lega di lotta!». Ma gli anni Novanta sono un ricordo sbiadito. La verginità politica di allora, poi, non ne parliamo. E in più c’è un Grillo che morde e succhia il serbatoio padano, forte di un populismo declinato in versione moralizzatore e antieuropeista, ma comunque capace di incrociare la questione settentrionale anche se non in versione indipendentista.
E allora, sarà un caso, ecco che tornano alla Camera scene da film western o da horror, dipende dai gusti. Il deputato Gianluca Buonanno, 47 anni, da Borgosesia (Vercelli), ex ultrà di Giorgio Almirante, poi passato dalle parti di Bossi, l’altro ieri si è messo ad agitare un forcone di cartone durante il dibattito sul dl Salva-Roma, mandando su tutte le furie la presidente Boldrini”.
La prima pagina di Repubblica: “Letta lancia la sfida dei quarantenni”.
La Stampa: “Letta: io e Renzi senza alibi”.
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Dall’Uganda al Messico; il “turismo delle staminali” spaventa gli scienziati. Articolo di Paolo Russo:
“Stamina non è un nuovo caso Di Bella. In Italia è probabilmente la testa di ariete di una lobby internazionale sempre più potente che da tempo cerca di promuovere una «deregulation» delle sperimentazioni a base di cellule staminali mesenchimali. Le Msc, le chiamano scienziati e uomini del business, che da anni hanno fiutato l’affare e alimentano il «turismo delle staminali», che promette di tutto, dalla cura di gravi malattie neurodegenerative, al diabete e persino l’autismo. Un business miliardario, «perché per ogni paziente che riceve un trattamento a base cellule staminali idoneo, come il trapianto di midollo, ce ne sono dieci ai quali vengono infuse cellule che non si sa cosa siano e che non possiedono alcuna proprietà terapeutica», denuncia il Professor Paolo Bianco, una cattedra in anatomia patologica alla Sapienza di Roma ma, soprattutto, uno dei massimi esperti internazionali di staminali mesenchimali”.
“Il nostro Natale da prigionieri in Congo”:
Chi ha disegnato insieme ai bambini un Babbo Natale sul cartoncino rosso. Chi intrattiene i bambini cercando nel web video con abeti illuminati e strenne natalizie. Ma pochi, per non dire nessuno, festeggerà la festa più attesa dell’anno intorno a un albero di Natale decorato.
«Al supermercato ce n’è uno piccolino, ma costa troppo caro e sinceramente con tutte le spese che stiamo sostenendo, non ce lo possiamo permettere». C’è Natale e Natale, e quello delle 24 coppie di italiani trattenuti nella Repubblica democratica del Congo insieme ai loro figli adottati non prevede né cenoni, né panettoni e spumanti. «Solo tanta ansia e tanta paura che ci facciano tornare a casa senza i nostri i figli», prosegue Francesca Morandin, 33 anni, ricercatrice «precaria» di Biologia all’Università di Padova, che con una mano tiene il telefonino e con l’altra accarezza il suo bimbo «che ha 14 mesi ma pesa quanto uno di 7 tanto è denutrito. E come non bastasse fatichiamo a fargli scendere la febbre e a farlo guarire dalla scabbia».
Un Natale povero di tradizione e di regali ma ricco di amore. «Cercheremo di organizzarci con le altre famiglie, ma non saremo in tanti perché non viviamo tutti nello stesso posto. Noi che siamo venuti in Congo con l’associazione Aibi siamo sistemati in un residence: 6 coppie in tutto, le altre stanno in altri piccoli appartamenti o in albergo. Incontrarsi non è facile, tanto più che tre giorni dopo l’arrivo ci hanno ritirato il passaporto e il visto è scaduto». Unica cosa positiva è che negli alloggi del residence c’è la cucina e «così possiamo preparare noi, ma non sarà certo un pranzo di Natale sontuoso. Siamo felici lo stesso, anzi per certi versi più dell’anno scorso perché allora io e mio marito Marco eravamo soli, senza nostro figlio. Certo avevamo sperato per lui un Natale diverso e anche i nostri genitori avrebbero tanto desiderato coccolarsi il nipotino a casa nostra, a Treviso».
Il Fatto Quotidiano: “Parla l’affittacamere: Ho dato soldi a tutti”.
Leggi anche: Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “La lettera semovente”
Il Giornale: “Palle di Natale”. L’ossessione dei quarantenni. Editoriale di Alessandro Sallusti:
“Sarà che anche per me gli anni passano veloci, ma questa enfasi sulla «nuova generazione » al comando mi lascia perplesso. A sentire il premier Letta nel suo discorso di ieri, dovremmo tutti noi italiani ringraziarlo per aver portato al governo una generazione di quarantenni che ha scalzato il vecchiume precedente. Non che la cosa mi infastidisca. Mi preoccupa l’idea che la carta di identità sia diventata un lasciapassare in bianco per la gestione della cosa pubblica. Essere giovani è una stagione della vita interessante e invidiabile ma non garantisce capacità e neppure onestà. Luigi Lusi, tesoriere della Margherita, ha svuotato le casse del suo partito a 40 anni. E il suo collega Belsito ha sbancato la Lega più o meno alla stessa età. Franco Fiorito, detto er Batman, divideva allegramente i soldi pubblici coi compagni del consiglio regionale del Lazio già da trentenne. La Minetti è entrata in politica a 25 anni e sappiamo come è andata. I giovani grillini sono sbarcati in Parlamento sotto il comodo e capiente ombrello dell’ultra sessantenne Beppe Grillo. Quando se la sono dovuta giocare da soli in elezioni regionali o locali quasi nessuno ha superato l’esame. Eppure erano giovani”.
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